Capitolo 41

41.4K 1.6K 39
                                    

*Lajyla*
Era passato all'incirca un quarto d'ora. Derek ci aveva portate ad un pub ad una decina di chilometri dalla scuola.
Lib si era già scolata tre bicchieri di vodka alla fragola e ballava abbastanza ubriaca con un biondino estremamente bello, mentre io sorseggiavo incerta il mio Jack Daniel's.
Derek ci aveva detto che potevamo divertirci, tanto ci avrebbe riportate lui a casa; e stava rispettando la promessa, infatti aveva preso solo un bicchiere d'acqua ed una Coca-Cola. Però ero restia ad ubriacarmi. Un conto era essere un po' sbronza al ballo della scuola, un conto essere ubriaca fradicia in un pub assieme a degli sconosciuti.
Mentre mi arrovellavo il cervello sentii il gomito di Derek darmi un colpetto sulle costole.
«Divertiti Lajyla, non pensare!» mi urlò in un orecchio per sovrastare la musica.
Mi porse la mano e, dopo un attimo di esitazione, gliela afferrai saltando giù dallo sgabello.
Si allungò verso il bancone e disse qualcosa al barista, poi mi porse un drink. Mi sembrava di aver udito «forte», ma decisi di non pensarci.
Lo afferrai e ne bevvi un lungo sorso, porgendo a Derek il mio Jack Daniel's, che lui gettò nel secchio.
«Una promessa è una promessa» disse. Gli sorrisi riconoscente.
Il liquido mi bruciava in gola, e mi sembrava vagamente tequila, mischiata a qualcosa di dolciastro.
Dopo cinque minuti mi ritrovai a ballare assieme a Lib in mezzo a gente sudata, ma avevo talmente alcol in corpo da non farci caso.
Ridevamo come due idiote e facevamo le cascamorte con chiunque si avvicinasse. Ero talmente ubriaca da non pensare nemmeno che mi stavo comportando come le ragazze che criticavo di continuo: come una perfetta troia.
Derek si insinuò fra la folla e ci trascinò lievemente più in là, intimando con lo sguardo ai ragazzi che il divertimento era finito.
«Che palle, Der!» biascicò Lib aggrappandosi alla camicia di qualcuno nel tentativo di non cadere.
Lui la afferrò per la vita come se non pesasse nulla e la staccò dal tizio.
«Ma che diavolo c'era in quel drink?» chiesi mentre cercavo di mettere in ordine il mondo che mi girava davanti.
Derek sospirò. «Gli ho chiesto di preparare il drink più forte che aveva. Era una specie di miscuglio fra tequila, vodka, rum e succo alle fragole».
«Credo di stare per morire» biascicai e mi sedetti per terra.
Lui si chinò e mi costrinse ad aprire gli occhi. «Lajyla, guardami» la sua faccia era una maschera di preoccupazione. «Non puoi stare qui, dai alzati, andiamo in bagno» mi tese una mano.
Mi sentivo la testa così pesante. Non riuscivo ad aprire gli occhi. La musica mi distruggeva i timpani, e anche attraverso le palpebre chiuse percepivo le luci stroboscopiche che mi mandavano in panne il cervello.
Sentii due braccia forti sollevarmi e depositarmi su una superficie fredda e dura.
La musica era meno forte e non percepivo più le luci, così aprii lentamente gli occhi.
Mi accorsi di essere nel bagno della discoteca. Le pareti bianche quasi mi accecavano, se non fosse stato per le scritte che vi erano incise sopra probabilmente avrei perso la vista.
Derek mi osservava preoccupato e mi passò un bicchiere d'acqua. «Bevi».
La ingollai tutta e mi appoggiai al muro, accorgendomi solo in quel momento di stare seduta su un lavandino.
«Come ti senti?»
«Meglio, grazie Derek».
«Scusami tanto, volevo solo cercare di farti sentire un po' meglio» sospirò lui, e lessi nei suoi occhi il suo dispiacere.
Allungai una mano e presi la sua. «Va tutto bene, grazie per averci provato, hai già fatto tanto per me. Scusa se ti ho giudicato male».
«Scusa se mi sono fatto giudicare male» sorrise.
«Cazzo» sentii la voce disgustata di Lib da dentro uno dei bagni.
Stranamente non c'era nessuno, in genere sentivo che i bagni della disco erano gli ultimi posti consigliati in cui trovarsi.
«Tutto bene, Lib?» chiese Derek avvicinandosi alla porta.
Lib la spalancò e lui si scansò fulmineo per non prendersi una portata in testa. «Ho rigettato tutto ciò che avevo nello stomaco. E quasi quasi anche quello».
Solo in quel momento notai che aveva i capelli tutti scompigliati, gli occhi arrossati e il top storto. Derek le passò una mentina e lei lo guardò grata.
Con un salto scesi dal lavandino e per poco non caddi. La sbronza stava passando, ma ancora non ero molto stabile.
Mi avvicinai a lei e le aggiustai il top. Lib nel frattempo si fece una coda e sospirò, indirizzandomi una zaffata di menta.
«Mi dispiace per chi userà quel bagno» disse impassibile.
«Probabilmente sarà troppo ubriaco per accorgersene» sorrise Derek e ci prese per mano, tornando verso il bar.
Ordinò due bicchieri d'acqua per noi e un'altra coca per lui.
Dopo circa un quarto d'ora iniziavo ad annoiarmi, la sbronza si stava placando e Derek era andato in bagno.
«Ti va di ballare un po'?» urlai a Lib.
Lei annuì, ma prima ordinò un bicchiere di birra. Io sgranai gli occhi.
«Bevi ancora?»
Quando staccò il bicchiere dalle labbra notai che aveva gli occhi lucidi. «Ho solo bisogno di non pensare, ci sono talmente tante cose che mi frullano per la testa, e io...»
«Okay, va bene, ma solo un po' di birra» acconsentii vedendola così triste.
Lei annuì e si sforzò di farmi un sorriso.
Io tentai un po' e ordinai una vodka alla pesca. In fondo nemmeno io ci tenevo a pensare al casino che stava diventando la mia vita.
Ci muovemmo verso la pista e, quando un bel moro si avvicinò e mi abbracciò da dietro muovendosi con me, lo lasciai fare. Finché non metteva le mani in posti intimi non mi importava niente. Ero totalmente insensibile, mentre l'alcol tornava ad annebbiarmi la vista, annullando l'effetto dell'acqua precedentemente ingerita.
Mi girai ed osservai il tizio. Aveva gli occhi di un bell'azzurro chiaro, nulla a che vedere con quelli grigi di Logan, ma comunque belli.
Chiusi gli occhi e mi maledissi per aver pensato nuovamente a lui.
Tornai ad osservare il tizio. Aveva i capelli corti, la barba rasata, e le braccia ricoperte di tatuaggi. Era bello, sembrava di porcellana, le uniche cose che rovinavano il suo essere "bambolotto" erano i tatuaggi e la barba.
«Ehi, bella, come ti chiami?» aveva una bella voce, profonda e seducente.
«Lajyla» risposi. «Tu?»
«Colton» disse sorridendo. Aveva dei denti perfetti.
«Scusami un attimo, Colton» dissi staccandomi da lui e cercando Lib con lo sguardo.
Stava ballando di nuovo col biondino di poco prima, e mi sembrava rilassata.
«Vuoi ballare? La tua amica sta bene, non preoccuparti. Andrew è un bravo ragazzo» mi disse Colton porgendomi la mano.
«Okay, mi fido» dissi facendo spallucce e ballai con lui, ridendo divertita.
Teneva le mani a posto e faceva battute simpatiche, non sembrava volesse rimorchiarmi o violentarmi, così quando mi lanciò uno sguardo interrogativo posando le mani sui miei fianchi annuii.
Ballammo più vicini, mentre le nostre teste si sfioravano.
Ero in pezzi, ma non mi ero mai sentita più viva di così. Più forte, più libera.
Per la prima volta mi sembrava di trovarmi al posto giusto al momento giusto, come se appartenessi davvero a quel Paese. Forse per il fatto che mi comportavo come ogni adolescente - e non - in quella stanza, senza distinzioni di età o provenienza.
E non credevo di poter trovare ciò che cercavo da quando ero sbarcata in America in un pub, ubriaca, mentre ballavo con uno sconosciuto.
Per la prima volta mi sentivo uguale agli altri. Mi sentivo come se facessi parte di un gruppo, non come se fossi sola contro tutti.
Tutto questo non avrebbe mai potuto sostituire Mosca e la mia amata Russia, ma finalmente iniziavo a sentirmi meno estranea.

Il tuo pericoloso sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora