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Minerva

Non mi ci è voluto molto per trasferirmi da René, in realtà è passata forse una settimana da quando ha lanciato la proposta.
Tanti fattori mi hanno fatto decidere in fretta di impacchettare le mie cose ed andarmene da quella stanza solitaria nel campus: primo tra tutti il fatto che ero sola. René è così una bella persona e siamo diventati così tanto amici che l'idea di vivere insieme mi entusiasma tantissimo, non sarei più sola e potrei raccontare i miei gossip a qualcuno...o meglio, lui potrebbe raccontarmi tutti i gossip dei quali viene a conoscenza senza dover alzare la cornetta del telefono.
Secondo fattore che mi ha costretto a trasferirmi è stato proprio René. Evidentemente entusiasta quanto me, non ha voluto che aspettassi un giorno di più.
Per quanto riguarda Daniel, invece, ci siamo scritti qua e là qualche messaggio senza troppe pretese, da me perché sapevo che aveva da fare con il lavoro, da lui probabilmente per non disturbarmi troppo.
Appoggio uno scatolone enorme che tenevo tra le braccia nel frattempo che René apre la porta di casa. Il trasloco non è ancora iniziato che già sono esausta!
Abbiamo fatto avanti e indietro dal campus forse cinque volte in modo da avere tutto a portata di mano e non dimenticarci nulla, anche se so perfettamente che qualcosa ci è sfuggito; abbiamo caricato tutto sull'ascensore e l'abbiamo mandata al piano desiderato, dove uno di noi due a turno si trovava per recuperare tutto.
Che inferno! Per ora abbiamo scaricato tutti gli scatoloni davanti alla porta e non ci resta che portarli all'interno.
Da Torino non mi sono portata molte cose, eppure ora mi sembra di essermi portata tutta la casa.
Una volta che René ha fatto scattare la serratura e finalmente aperto la porta, spingo qualche scatolone con i piedi verso l'interno dell'appartamento: le mie braccia chiedono pietà.
«Me li porti su tu? Ti preeego!»
Mi avvicino a René e quasi lo supplico in ginocchio per schiavizzarlo e fargli portare tutte le mie cose al piano di sopra. In fondo, lui è l'uomo, lui ha i muscoli.
«Senti tesoro, sono un uomo, ma non amo la palestra. Questi te li porti su da sola.»
Peccato, ci ho provato. Non insisto oltre perché so che non porterebbe a nulla con una persona come René.
Comunque sia, passandogli accanto per prendere uno scatolone tra le braccia, lo fulmino con lo sguardo. Un aiuto me lo può anche dare.
Salgo ogni singolo gradino lentamente e facendo attenzione a dove metto i piedi: di certo non vorrei trovarmi stesa sul pavimento con un taglio enorme in testa e in attesa di essere portata all'ospedale. Anche se pensandoci bene, con tutta la sfortuna che la vita mi ha regalato, potrebbe benissimo succedere.
Con fatica apro la porta di quella che diventerà la mia camera e appoggio lo scatolone sulla scrivania. Mi guardo un attimo attorno e non posso fare a meno di fantasticare su quanto sarà stupenda una volta sistemata. Ora è tutta così spoglia e insignificante, ma quando inizierò ad appendere qua e là le mie foto avrà tutta un'altra personalità.
Un rumore di scatoloni caduti mi solleva da quel bel sogno a occhi aperti e mi fa voltare verso René, il quale fissa con disappunto tutte le scatole piene di cose molto inutili.
«Se hai rotto qualcosa ti rompo io!»
Gli punto un dito contro e mi accerto che tutte le mie foto incorniciate siano salve.
«Poi mi spiegherai cosa te ne fai di tutte queste cose.»
Mi accovaccio davanti ad una scatola e guardandoci dentro sorrido.
«Sono ricordi.»
Quando René decide finalmente di non indagare oltre su ciò che contengono i miei scatoloni, posso darmi da fare e sistemare il tutto.
Prima di iniziare però scorro velocemente la mia playlist sul cellulare e faccio partire una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato in vita mia: Somebody that I used to know, Gotye.
Non saprei di preciso perché mi piace così tanto, forse per il testo o per quegli accordi speciali che sanno come arrivare al tuo cuore e smuovere le emozioni più profonde. O semplicemente perché mi ricordano la mia vita. Ci sono un paio di persone che potrei definire "qualcuno che conoscevo" e che ora mi sembrano sconosciuti, anche persone che mi hanno segnato profondamente, eppure questa rimane la mia canzone preferita.
Muovendomi a ritmo di musica e andando dietro alla voce del cantante, iniziò ad estrarre varie cose che si trovano nella scatola che ho appoggiato poco prima sulla scrivania.
All'interno di quest'ultima ci sono principalmente libri su libri su libri su quaderni che mi servono per l'università e che prontamente ripongo un po' sulle mensole sopra la scrivania e un po' proprio su di essa.
Passo ad un'altra scatola e nel frattempo anche la canzone è cambiata, ma quasi non me ne accorgo. Sono troppo intenta ad osservare le foto incorniciate che ho trovato.
Sono la mia famiglia, una per ogni membro e una tutti insieme prima che mio padre ci lasciasse. Non potrei mai separarmene e di certo non potevo evitare di portarle qui a Modena.
Prendo tra le mani una foto che ritrae la mia sorellina e la sistemo nel centro della scrivania, appena dietro al mio portatile chiuso. Lei è la vera gioia della mia vita, è una ragazza così forte nonostante abbia praticamente vissuto la sua vita senza un padre e non abbia ricordi nitidi di lui; è cresciuta impeccabilmente e seguendo il mio esempio, che cercavo di dare al meglio per non caricare di responsabilità mia madre e ci sono riuscita perfettamente.
Accanto a quella foto ne posiziono una di mia madre, bella come sempre nonostante l'età che avanza anche per lei. Che donna forte, nella mia vita ho sempre voluto essere come lei, che nonostante le varie sciagure è riuscita a rialzarsi.
Poi...beh come non aggiungere una foto di mio padre, giovane e in uniforme, che tra le braccia sorregge una neonata di poco più di un mese. Esatto, sono io. Ho sempre amato quella foto, perché mi fa costantemente ricordare che mio padre mi ama anche se non è più con me.
Infine, per chiudere in bellezza, una foto di tutti e quattro il giorno in cui mia madre è tornata dall'ospedale dopo che Elettra era nata. Ricordo ancora di aver passato ogni singolo minuto di quella giornata attaccata alla culla per vegliare su di lei.
Viaggiando nei ricordi neanche mi sono accorta di star piangendo e prontamente mi asciugo le lacrime. È inutile rimuginare sul passato, essendo tale non potrà mai cambiare.
Scuoto la testa per riprendermi dalle emozioni e proseguire nella sistemazione della stanza.
Prendo delle lenzuola profumate e mi accingo a sistemare il letto; sistemo qualche altra cosa come vestiti, altri libri e oggetti personali e una volta finito mi metto sulla porta per osservare il risultato della mia opera.
«Ottimo! Quasi sembra quella di casa mia...»
Faccio qualche respiro profondo per non cedere ancora una volta alle emozioni. Vedere quelle foto mi ha fatto pensare a quanto in realtà mi manchi la mia famiglia, nonostante io la tenga sempre molto vicino a me.
«Minni, vieni al piano di sotto per favore!»
Mi volto verso la direzione in cui proviene la voce di René e un po' incuriosita procedo in sua direzione, giù per le scale e verso la cucina.
Una volta nella stanza lo trovo a contemplare una busta come fosse un santino, nonostante sia ancora ben sigillata.
«René...?! Che stai...»
René di scatto si volta e mi porge la busta, tutto sorridente e allegro come sempre.
Si è fatto di qualcosa, come minimo.
«Tieni, aprila. È un regalo per te...»
Un regalo? Per me? Che senso ha? Neanche è il mio compleanno.
«René ma cosa dici! Il mio compleanno è a luglio.»
«Non deve esserci per forza una ricorrenza per farti un regalo...avanti apri...»
Guardo René e la busta con le sopracciglia inarcate e molto sconcertata. Chissà cosa si è inventato ora.
Strappo la busta senza troppo sentimento e finalmente estraggo il contenuto.
Da quello che capisco, quelli che ho in mano sembrano essere due biglietti per un qualche evento che recita Gran Premio Dell'Emilia Romagna 2020 - Domenica 1 novembre.
Ok...o René è impazzito o sto impazzendo io. Cosa significa?! Mi vuole portare ad un gran premio al quale probabilmente non capirò nulla di quello che sta accadendo?! E poi, il primo novembre è questa domenica...poteva dirmelo la mattina stessa già che c'era.
«René...? Ti conviene spigarmi questi due biglietti...»
Vedo il mio amico sorridere ancora e prendere fiato prima di iniziare quello che so già essere un discorso infinito.
«Si da il caso che il tuo amichetto, nonché futuro fidanzato, ti abbia detto una bugia...»
Daniel? Cosa avrebbe dovuto tenermi nascosto?
Guardo René confusa, implorandolo di continuare con la spiegazione, al che lui sbuffa sonoramente.
«Ti aveva detto che avrebbe avuto da fare con il lavoro per un paio di settimane e che non vi sareste potuti vedere fino ad allora, ma si da il caso che ti abbia mentito...perché il suo lavoro lo porterà a correre in Italia, domenica primo novembre. E indovina un po'? La gara si terrà a Imola e noi due andremo a vederla.»
Sbatto per qualche secondo le palpebre nel tentativo di assimilare tutte le informazioni che René mi ha dato.
Imola è davvero molto vicina a Modena e il fatto che Daniel non mi abbia proposto di vederci questo weekend mi manda per un momento in tilt. Lo sa bene che non sono di Montecarlo e questo suo lavoro qui a Imola sarebbe stata un'occasione perfetta per vederci, ma evidentemente lui vuole aspettare, magari pensare bene a cosa dirmi o chiedermi una volta che ci troveremo soli faccia a faccia...o forse è solo quello che farei io.
«No René, non ci andremo.»
Davvero voglio sprecare questa occasione di fare un'improvvisata a Daniel e vederlo prima di quanto stabilito? Sì, ma ho anche il desiderio di rivederlo ancora, senza aspettare.
«Eddai perché? Sarà divertente!»
«No io...non capisco niente di Formula Uno...»
Spero onestamente che questa scusa convinca René.
«Non serve che tu capisca. Basterà solo che io ti dica qual è la monoposto di Daniel e il gioco è fatto.»
Facile per lui. So che tutto questo in realtà è un suo piano per farci incontrare casualmente.
Lascio i biglietti sul ripiano della cucina e mi appoggio anche io ad esso. Ho bisogno di calma per pensare lucidamente al da farsi.
«René...se tu speri che io scriva a Daniel che sono a Imola anche io, scordatelo. Avrà le sue ragioni per non dirmi che è un pilota.»
«Si ma così non c'è divertimento. Andremo a Imola, guarderemo la gara, usciremo dal circuito e tu gli scriverai dicendo che sei a Imola. Lui capirà cosa intendi e vedrai che non avrà nulla da dirti se non vediamoci allora.»
Da quando ho conosciuto René ho capito subito che era uno al quale piacevano le relazioni in stile film romantico e non potrò fare nulla per dissuaderlo dal portarmi a quella gara domenica.







Ciao!! Eccoci il decimo capitolo e spero vi sia piaciuto

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Ciao!! Eccoci il decimo capitolo e spero vi sia piaciuto. Mi scuso per la foto a inizio capitolo, ma ho trovato solo quella che ricordasse almeno vagamente l'idea di tutto questo capitolo e poi i Twenty One Pilots sono una delle mie band preferite quindi ci sta.
Direi che ci vediamo sabato prossimo con un nuovo aggiornamento.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora