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Minerva

Tutto sommato la commemorazione per la morte di mio padre non è andata così male.
Sono passate diverse settimane da quell'evento e Daniel sembra aver capito che non deve chiedermi troppo frequentemente scusa o che gli dispiace.
Gli avrò ripetuto non so quante volte che lui non aveva colpa, che mia madre era stata una stronza a fare di testa sua e che lui non poteva saperlo dato che io non gliene avevo mai parlato.
Anche su questo ultimo punto sembra aver capito le mie ragioni. Nonostante inizialmente si sia arrabbiato e non poco, ha capito che mi sentivo in soggezione e che non mi andava di dire questa cosa, anche se lui è il mio ragazzo non è comunque una cosa bella da dire.
Gli ultimi esami che ho dato sono andati una meraviglia e se davvero continuerò così la mia media schizzerà alle stelle e sarò una delle poche del mio corso a laurearmi con il massimo dei voti; ma per questo c'è ancora un anno.
Per quanto riguarda René invece non sono sicura che abbia preso bene il mio stato d'animo precedente alla mia partenza per Torino.
Non gli ho più spiegato il perché del mio essere restia alla parola e comunque neanche lui ha più sollevato la questione.
Mi dispiace un po' per lui, non se lo merita decisamente questo trattamento da parte mia dopo tutto quello che fa per me, ma vorrei anche essere capita delle volte.
Comunque sia, ci ho pensato a fondo, e credo che anche lui si meriti una spiegazione degna di essere chiamata tale.
Quando scendo in cucina per iniziare a preparare il pranzo lo trovo seduto al tavolo che fissa uno dei nostri libri di testo, completamente immerso nella lettura a quanto sembra.
Ah è vero che l'ultimo esame che ho dato io lui non ha neanche iniziato a prepararlo.
È René, che ci vogliamo fare.
«Cosa vorresti per pranzo?»
Solitamente non sono una che da veramente una scelta quando si tratta di cibo, principalmente si mangia ciò di cui ho voglia io, ma questa volta non lo so...mi sento in colpa in un certo senso.
«Mmmh...»
Sento René mugugnare e alzare le spalle. Non sono neanche sicura che mi abbia realmente ascoltata.
«Vada per quello che decido io allora...»
Ammetto che forse un pochino l'atmosfera in casa nostra si è fatta pesante.
Così prendo una padella, la riempio di acqua e la metto sul fornello per farla bollire.
Andata per una semplice pasta al sugo di pomodoro, non mi va di impegnarmi con qualcosa di più elaborato.
«René per favore puoi iniziare ad apparecchiare il tavolo?»
Non ricevo neanche lontanamente risposta, solo René si alza da dove era seduto, sposta i suoi libri e si mette in moto per poter iniziare a sistemare piatti e bicchieri e posate.
Quando ha finito si viene a sistemare accanto a me, appoggiato al ripiano della cucina che si guarda intorno.
Vorrei sapere cosa ha intenzione di dire o fare ora.
«C'è qualcosa che non va, René?»
Evito di guardarlo, semplicemente mi limito a girare la pasta nell'acqua in modo che non si attacchi.
«Potrei farti la stessa domanda...»
Ok la situazione sta diventando eccessiva e incontrollabile.
«Senti René, lo so che non sono stata corretta con te qualche settimana fa, ma non mi sembra il caso di fare...»
«Io non faccio proprio nulla! Faccio come fai tu: non ti parlo, ti rispondo a monosillabi e me ne frego quando qualcuno mi chiede come sto.»
Come è esagerato! Io non ho fatto assolutamente così.
«René devi capire che sono andata a Torino a fare una cosa per nulla piacevole.»
Mi mordo il labbro. Voglio dirglielo, davvero, ma allo stesso tempo non vorrei.
«Sono il tuo migliore amico, Minni. Sono qui apposta per starti accanto anche quando le cose non sono piacevoli.»
Faccio qualche respiro profondo e poi mi volto verso di lui.
«L'altro giorno è stato l'anniversario di morte di mio padre, sono stata a Torino per quello...»
Come già sapevo che avrebbe fatto, tutti fanno così, René mi guarda un po' scosso e con la bocca socchiusa.
Avanti con le scuse, forza!
«Minni io...scusa, non dovevi dirmelo per forza...»
Immediatamente quando sento la parola scusa lo fulmino con lo sguardo; subito lui si zittisce.
«Se ti può consolare neanche Daniel lo sapeva e mia madre ha avuto la brillante idea di invitarlo alla sua commemorazione...»
Sono abbastanza irritata nel ripensare a quell'episodio, ma ormai è andato, non posso più cambiare il passato.
«Davvero? E lui che ha detto?»
«Le solite cose: che gli dispiaceva e che non lo sapeva...abbiamo anche litigato quella sera...»
René non osa parlare.
Effettivamente non c'è nulla da dire.

Quando mi rendo conto che il mio telefono sta squillando, sono appena riemersa dal mondo dei sogni.
È mai possibile che non riesco a fare un pisolino pomeridiano come si deve?
Quando però guardo chi mi sta chiamando sorrido inevitabilmente. Daniel è così carino, in queste settimane mi ha chiamato quasi tutti i giorni per accertarsi che io stessi bene, nonostante non lo abbia mai ammesso apertamente.
Velocemente prendo le cuffie e informo René che esco un momento sul balcone per poter parlare con il mio ragazzo in pace.
«Ciao!»
Ammetto che la mia voce sia un po' assonnata.
«Buongiorno piccola! Ti ho svegliata?»
Ridacchia facendomi questa domanda. È così tenero.
Io annuisco.
«Come stai oggi?»
«Bene...ho detto a René quella cosa...»
Non penso davvero che abbia capito a cosa mi riferisco, anche se mi guarda un po' stupito.
«Ah sì? E come l'ha presa?»
Meglio di te, ma questo non glielo posso dire.
«Bene, credo. Era un po' di tempo che ce l'aveva con me perché ero strana...»
Rimaniamo in silenzio qualche istante, poi Daniel da voce ad un suo pensiero.
«Sei molto bella oggi...»
Lo dice quasi vergognandosi e non guardando direttamente il telefono.
«Grazie...ma come mai mi hai chiamato?»
Effettivamente me lo sto chiedendo. Non che non mi faccia piacere, ovviamente, ma solitamente si inventa delle scuse un po' strane.
«Ecco...ehm...non è che per caso ti è arrivato qualcosa per posta?»
Ok questo è strano. Perché mi deve essere arrivato qualcosa per posta? Chi usa più la posta al giorno d'oggi?
Sono un po' perplessa dalla sua richiesta infatti entro in casa per chiedere a René se sa qualcosa.
«Lì sul tavolo ci sono delle buste che ho ritirato stamattina...non so se c'è quello che cerchi...»
Mi avvicino alle buste ammucchiate e secondo Daniel devo cercarne una con un indirizzo un po' strano.
Comunque sia, mi metto a rovistare tra quelle carte e alla fine ne trovo una un po' ambigua: viene spedita dal principato di Monaco.
Cosa ci fa qui? Probabilmente è di René.
«No prova ad aprirla, mi sa che è quella che intendo io...»
Alquanto confusa apro la busta e ne estraggo un cartoncino tutto pieno di ghirigori strani e un po' barocchi.
Ma quando leggo ciò che c'è scritto non credo ai miei occhi. O meglio, non capisco bene.
«Cioè questo sarebbe un invito...ad un galà...a Montecarlo?»
Daniel sorride energicamente mentre dal divano sul quale sta René si leva un urlo.
«Ti hanno veramente invitato a quel galà?! Oddio ci saranno un sacco di persone famose! Dobbiamo andare a comprare un vestito adatto...»
Qualcuno fermi il gioco, non sto capendo.
«Mi spiegate che sta succedendo?»
Guardo anche René confusa, il quale prima di iniziare a spiegare la situazione si rivolge a Daniel che gli fa un cenno con la testa.
«Ogni anno in concomitanza con il Gran Premio di Montecarlo fanno questo galà in cui sono invitati tutti i piloti e chi vogliono portare con loro e un mucchio di altra gente super famosa...»
«...e io ho chiesto che ti inviassero l'invito...»
Guardo Daniel un po' sorpresa. Ditemi che non sono l'unica che ha colto questo suo tentativo strano di smettere che è un pilota di Formula Uno.
«Io...ehm...grazie, ma sei sicuro che io sia...adatta?»
Entrambi gli uomini mi guardano quasi male.
«Finiscila e non ti azzardare a rifiutare. Domani ci aspetta una giornata di shopping intensivo!»
Proprio quello che volevo evitare.








Ciao! Ecco il nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto

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Ciao! Ecco il nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto. Ecco che Daniel cerca di far capire velatamente il suo lavoro, nel frattempo assisteremo ad una sessione di shopping intensivo. Ci vediamo

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora