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Minerva

«Fabio...»
Lo guardo bene. Non è cambiato di una virgola, sempre quegli occhi azzurri penetranti e quei riccioli castani...e ovviamente la divisa dell'esercito.
L'ho odiato così tanto per la scelta che ha fatto, che ora lo reputo un estraneo.
Cerco di sembrare il meno disgustata possibile e accenno anche un sorrisetto che probabilmente risulta estremamente falso agli occhi degli altri.
«Come stai? È un po' che non ci vediamo...»
Certo, ora fa anche l'amichevole.
«Bene...che ci fai qui?»
Forse è la prima volta che lo vedo da quando lui aveva diciotto anni e aveva deciso di arruolarsi per la stessa arma di mio padre.
«Sono venuto a rendere omaggio a tuo padre e a salutare voi. Mi sembrava il minimo...»
«Beh, sei arrivato in ritardo.»
Senza lasciargli margine di parola, mi giro e proseguo verso la mia destinazione iniziale.
All'interno della stanza, poso il cesto sopra la lavatrice e ci appoggio anche le mani. Ho bisogno di fermarmi un attimo e respirare perché mi sembra di non averlo fatto per i precedenti cinque minuti.
Torno alla realtà quando mi rendo conto di non essere da sola nella stanza e che Daniel entrando ha chiuso la porta. Immagino che ora voglia delle spiegazioni, più che lecite per di più.
Apro il cestello e meccanicamente inserisco i vestiti all'interno dell'elettrodomestico, uno ad uno, lentamente.
«Sai, è sempre stata una mia fantasia quella di farlo su una lavatrice.»
Daniel mi afferra per i fianchi e cerca di girarmi, per cercare le mie labbra probabilmente, ma in questo momento l'ultima cosa di cui ho bisogno è fare sesso.
«Lasciami.»
Mi divincolo dalla sua presa e mi sposto leggermente per poter continuare a fare il mio lavoro; Daniel aggrotta le sopracciglia e si appoggia nuovamente al muro dietro di me con le braccia conserte.
Ora devo averlo spaventato seriamente.
«Chi è quel ragazzo, Minerva?»
Ecco la domanda che aspettavo mi rivolgesse, ma alla quale non voglio rispondere. Non ho intenzione di girarmi, non voglio vedere il mio fidanzato preoccuparsi per me; inspiro ed espiro rumorosamente e sono pronta a rispondergli.
«È l'amico di cui ti ho parlato qualche tempo fa...»
«Non sei costretta a dirmi nient'altro, piccola, lo sai...»

Fabio è da sempre uno dei miei migliori amici, o meglio lo eravamo quando eravamo piccoli. Le nostre madri erano molto amiche e per noi è stato inevitabile avvicinarci. Giocavamo insieme, ridevamo insieme, piangevamo insieme quando io ero triste perché mi mancava mio padre. Avendo due anni più di me ha sempre agito come un fratello maggiore nei miei confronti, ma io lo vedevo più come un confidente, fino a che il nostro rapporto non è cambiato. Siamo cresciuti e con noi anche i nostri sentimenti fino a renderci conto che tra di noi c'era qualcosa. Per le nostre famiglie era normale che noi ci vedessimo spesso, ma ignoravano completamente ciò che in realtà facevamo. Non sono mai stata fiera di quello strano rapporto che avevamo, ma a me piaceva, eccome. Mi è crollato il mondo addosso quando ho scoperto che per lui era solo sesso e niente di più e per questo ci sono stata male, vernante tanto. Ho cercato di non farlo vedere a chi mi circondava fino a che non ho più resistito. Ci siamo visti, un giorno, abbiamo chiarito le nostre posizioni e sembrava che tutto fosse tornato al suo posto. Noi tornavamo ad essere gli amici di una volta e abbandonavamo il rapporto che avevamo creato, ma ormai le cose non potranno più tornare come prima. La nostra amicizia, se così la si può chiamare, è degenerata definitivamente quando mi ha detto che si sarebbe arruolato nell'esercito. Adorava mio padre e voleva seguire le sue orme: di fatto per me significava perdere un'altra persona cara. L'ho odiato, con tutta me stessa, soprattutto perché prometteva di scrivermi, fino a che oggi non l'ho rivisto...per la prima volta dopo sette anni.

Avrei voluto dirgli queste parole, ma appena tentavo di far vibrare le corde vocali non usciva nessun suono.
«Ti obbligava...a fare quelle cose?»
Oddio no, come poteva anche solo pensare una cosa del genere. Non sono mai stata obbligata a fare niente, non che facessimo chissà cosa.
«Dio no, Daniel, non ero così stupida! Tutto ciò che facevamo lo volevo anche io...»
Queste sono forse le parole più difficili che ho mai dovuto dire a Daniel da quando stiamo insieme.
Infilo anche l'ultimo vestito nel cesto, chiudo l'oblò e innesto il lavaggio. Non sono ancora pronta a guardare Daniel negli occhi, così rimango ancora qualche istante a fissare il ripiano della lavatrice cercando di fare respiri profondi.
Finalmente mi giro e Daniel mi viene incontro stringendomi tra le sue possenti braccia.
Non so cosa io abbia fatto per meritarmi un uomo così al mio fianco.
«Ci sono, piccola, non devi giustificarti con me...»
Dolcemente mi accarezza i capelli e me li bacia. Mi sento sicura tra le sue braccia, come se tutto il resto non esistesse, solo io e lui.
«Aspettami su, porto quelli a mia sorella e ti raggiungo...»
Mi stacco da quell'abbraccio e indico la pila di vestiti puliti e stirati che si trova poco lontano da noi. Daniel osserva la mia richiesta e prima di andarsene mi lascia un bacio a stampo sulle labbra.
Ripongo i vestiti di mia sorella in un cesto e mi dirigo fuori dalla stanza. A metà strada però, mi accorgo di avere una certa sete e così svolto per la cucina, in modo da evitare di scendere una seconda volta.
Appena varco la soglia mi imbatto in una figura girata di spalle, che, seduta ad uno sgabello dell'isola della cucina, sta bevendo qualcosa. Alzo gli occhi al cielo perché vedo che indossa una divisa da militare. Ma cosa ci fa ancora in casa mia?!
Ripongo il cesto sul ripiano della cucina e mi metto alla ricerca di una bottiglia d'acqua, ovviamente senza calcolare colui che una volta era mio amico.
«È il tuo nuovo fidanzato? Quello moro che poco fa ti seguiva come se fosse la tua ombra...»
Faccio un respiro profondo e con tutta la calma che riesco a trovare gli rispondo.
«Non vedo come possa interessarti...»
Non essendo un mio familiare, non vedo come la cosa lo possa interessare.
«Quanti anni ha? 30? 35?»
Perché tutti ce l'hanno con la nostra differenza d'età?!
Non gli rispondo e cerco di calmarmi con un metodo rudimentale, ma efficace il più delle volte.
1...2...
«Avete già fatto sesso?»
3...4...
«Beh, almeno non ha dovuto fare i conti con una verginella...gli ho spianato la strada, dovrebbe ringraziarmi...»
5...6...
«Scommetto che non ti fa godere come facevo io...»
Perdo la pazienza e mi volto. Mi dirigo verso di lui e con tutta la forza che ho in corpo gli stampo un ceffone in pieno viso.
«Vaffanculo!»
Prendo il cesto e corro verso le scale infuriata.
Dopo tutto quello che mi ha fatto passare, mi ha illusa, mi ha fatto stare male, mi ha abbandonata, non mi ha più cercata...ha il coraggio di parlarmi in quel modo. Non ci posso credere, quel ragazzo non ha mai smesso di stupirmi.
Mi dirigo verso la camera di Elettra, apro la porta e faccio scivolare dentro i vestiti puliti, senza lasciare che lei possa vedermi.
Sono talmente incazzata che quando entro in camera sbatto la porta e, rifugiandomi in bagno, sbatto anche quella.
Incredibile come ancora Fabio mi faccia imbestialire nonostante io mi sia ripromessa di non cedere più alle sue provocazioni, di qualunque cosa si tratti.
Apro l'acqua del rubinetto e per rinfrescarmi le idee mi rinfresco anche il viso con l'acqua gelata. Questa situazione mi farà impazzire.
«Minerva, tutto bene?»
Sento le nocche di Daniel battere sul legno della porta chiedendo delle notizie da parte mia.
Che casino. Se avessi saputo che sarebbe successo tutto questo, avrei cacciato Daniel da questa casa il giorno stesso in cui si è presentato alla mia porta.
Mi decido ad uscire dal bagno senza proferire parola e mi sistemo a gambe incrociate sul letto, fissando il vuoto.
Avrei bisogno di rimanere sola, per pensare, ma non posso rimanere indifferente alla presenza di Daniel.
Il materasso si abbassa e Daniel si siede dietro di me prendimi dentro la sua morsa. Fa in modo che mi appoggi al suo petto e mi stringe la vita con le sue braccia.
Vuole consolarmi, ma non sa come fare, non lo biasimo, quasi non sa neanche perché ho questo stato d'animo.
«Ti amo.»
Ancora una volta mi sussurra quelle parole all'orecchio.
No. Basta. Non sono ancora pronta per dirle a mia volta.







Ciao! Ecco il nuovo capitolo e come promesso la storia di Minerva lentamente si sta spiegando

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Ciao! Ecco il nuovo capitolo e come promesso la storia di Minerva lentamente si sta spiegando. Andando avanti capirete diverse altre cose molto importanti. Per ora ci vediamo settimana prossima

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora