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Daniel

1ª settimana
Quindi se ne è andata veramente.
Mi ha veramente lasciato qui come un deficiente a piangere su questa panchina.
Ha davvero preso quel taxi per andarsene.
Sono proprio un idiota.
Io e la mia lingua lunga.
Ma perché le ho detto che è piccola.
Lo so anche io che non lo è affatto.
È matura, intelligente, geniale.
Però no, io dovevo dirlo.
Ma poi potevo anche inventarmi una scusa migliore sul perché non la porto mai con me o sul perché non gliel'ho mai chiesto.
Ok si in realtà è vero che non voglio che si mischi con tutto quello schifo di mondo, ma perché è troppo innocente per essere contaminata. Non perché è piccola, cristo.
E poi è vero che ho paura che i miei colleghi più giovani si innamorino di lei, primo tra tutti Lando.
Penso che non mi perdonerò mai per averla apostrofata in quel modo e la capirò se non vorrà più vedermi o parlarmi.
Sono un idiota. Punto.
Mi asciugo quelle lacrime che mente la vedevo andare via mi sono scese e con rabbia afferro il telefono.
No, non lo accetto.
Non accetto che mi abbia lasciato in questo modo.
Squilla a vuoto per un paio di secondi, poi sento la segreteria telefonica.
Con ancora più rabbia di prima spengo il cellulare e lo ripongo in tasca.
Al diavolo tutto e tutti!
Giuro che mi odio più di ogni altra cosa.
Passo su quella panchina davvero tanto tempo e quando finalmente mi decido ad alzarmi e tornare a casa il sole sta per tramontare.
Cammino come se non avessi una meta reale e come se fossi uno spirito incorporeo.
Non avrei mai pensato che una ragazza potesse ridurmi così. Mai.
Apro la porta di casa e mi rendo anche conto di non averla sigillata prima di uscire. Al diavolo, potrebbero anche essere entrati a rubare qualcosa che non mi importerebbe nulla.
La cosa più preziosa della mia vita l'ho già persa qualche ora fa.
Gli occhi mi bruciano per le lacrime, così deciso di andare in bagno a darmi una rinfrescata. Ma quando entro e vedo la pila di vestiti asciutti e profumati mi metto a piangere ancora come un bambino.
La prima maglietta della pila è quella che Minerva questa mattina ha messo a lavare con i miei vestiti.
Cavolo, profuma ancora di lei.
La prendo e me la stringo al petto maledicendomi ancora una volta per averla lasciata andare.
Le sarei dovuto correre dietro invece di accettare la sua partenza.

2ª settimana
È passata una settimana da quando io e Minerva ci siamo lasciati e ora sto per salire in auto per andare in circuito. Siamo in Francia e qui si svolgerà questa tappa del campionato.
È la prima volta che esco di casa e vedo qualcuno da quando Minerva se è andata e dover mettere la maschera del ragazzo simpatico che tutti conoscono mi scoccia parecchio.
Vorrei solo evitare di parlare e di incontrare gente, ma è impossibile.
Arrivo al circuito presto e per fortuna non c'è molta gente, così posso rifugiarmi nella mia hospitality e farmi gli affari miei fino a che non sarà arrivato il momento di fare briefing e cose varie.
Ma la mia tranquillità e solitudine dura poco, a quanto pare qui in Francia sono tutti attivi già di prima mattina, dato che mi è arrivato un messaggio che mi chiede di recarmi al mio box nel giro di dieci minuti.
Sbuffando e anche un po' goffamente mi alzo dal divano sul quale sono seduto e mi avvicino alle porte scorrevoli in modo che mi diano la possibilità di uscire.
Quando scendo quei tre gradini che separano l'hospitaity dall'asfalto vorrei solamente tirare dritto per entrare nel box, ma mio malgrado incontro alcune persone, le quali mi avvicinano per parlare.
D'altro canto, quando mai Daniel Ricciardo non ha voglia di parlare.
Beh in questo momento per esempio vorrei essere invisibile, ma dato che non si può fare dovrò accettare la chiacchierata con quello che dovrebbe essere uno dei miei migliori amici e la sua nuova fidanzata.
«Oh ciao Daniel! È da un po' che non ci vediamo!»
Sì e onestamente ultimamente avrei preferito continuare a non vederti, ma questo non lo posso dire.
«Ciao Max. Si ho avuto delle cose da fare.»
Più che avere qualcosa da fare ho passato una settimana a piangermi addosso, letteralmente e non, ma non fa nessuna importanza ora.
«Volevo presentarti Kelly e Penelope.»
Max mi indica la donna accanto a lui, la quale tiene tra le braccia una bambina molto tenera.
Conosco già Kelly, è ovvio che so chi è, ma non ci eravamo mai presentati ufficialmente.
La saluto velocemente e nel vederla coccolare ma sua bimba inevitabilmente perso a come sarebbe bello se anche io e Minerva avessimo un pargolo da coccolare, se solo stessimo ancora insieme.
Mi devo forzare per trattenere le lacrime, altrimenti finirei per non finire più, sì gioco di parole orribile, ma efficace.
«Minerva invece? Quando ce la fai conoscere? Credevo che la avresti portata ad uno dei Gran Premi...»
Decisamente Max non poteva toccare argomento peggiore, ma lo perdono, come può lui sapere cosa sta succedendo tra noi.
«Possiamo...cambiare argomento per favore?»
Max e Kelly si guardano velocemente.
«È successo qualcosa tra di voi?»
Mi guardo intorno imbarazzato e sistemandomi anche gli occhiali da sole.
«Sì, ci siamo lasciati...cioè ci siamo presi una pausa, credo...parliamo d'altro però ti prego.»
Max sembra afferrare al volo quello che intendo e infatti inizia un discorso a dir poco noioso e banale, ma che per un po' mi aiuta a dimenticare la donna che ho perso.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora