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Minerva

«Sei sicura tesoro che te la senti di andare sola?»
Alzo gli occhi al cielo mentre mia madre mi stringe le spalle cercando di non piangere.
«Si, mamma. Per l'ennesima volta: non ti preoccupare.»
Mi scollo di dosso le mani di mia madre.

Ultima chiamata per il treno in direzione stazione di Modena.

Beh allora ci siamo. Mi converrà sbrigarmi o perderò il treno e non sarebbe un modo carino per iniziare questa avventura.
Saluto per l'ultima volta mia madre e mia sorella Elettra e finalmente posso salire sul treno. Una volta a bordo cerco il mio posto e successivamente posso sistemare il mio bagaglio, che comunque decido di tenere tra le gambe essendo troppo pesante da sollevare.
Lentamente ci mettiamo in moto e dal finestrino vedo scorrere le figure di mia madre e mia sorella piano, piano e poi velocemente e ancora più veloce fino a quando le mie due donne spariscono definitivamente.
Ho passato dei momenti davvero difficili, in queste ultime settimane. Ho spremuto le meningi per cercare di capire se fosse la scelta giusta lasciare mia madre e mia sorella e alla fine proprio loro mi hanno quasi costretta a partire.
Questo è il mio sogno? Sì e allora dovrei seguirlo senza preoccuparmi troppo della famiglia. Ma sono sempre stata abituata a farmi carico di tutto da quando mio padre ci ha lasciato e lasciare sopratutto mia sorella è davvero difficile.
Estraggo il computer dallo zaino e lo accendo, in modo da poter guardare qualcosa durante il viaggio. Sarà lungo, davvero tanto, e se non mi terrò impegnata probabilmente impazzirò.

Le sei interminabili ora di viaggio passarono tutto sommato in fretta, tra qualche pennichella e qualche episodio della mia serie tv preferita, sono finalmente arrivata a destinazione.
Scendo dal treno portandomi appresso il mio valigione e sulle spalle il mio zaino.
Mi dirigo lentamente verso quella che ho intuito sia l'uscita e nel frattempo cerco di capire quale sia veramente la mia destinazione.
Dovrei dirigermi al campus della università, ma purtroppo non ho idea di dove si trovi. Spero solo che un taxi lo sappia meglio di me.
Mi avvicino ad una macchina bianca con la scritta taxi enorme e inizio a picchiettare sul finestrino per attirare l'attenzione del conducente, il quale abbassa prontamente il vetro.
«Mi scusi, non sono del posto...potrebbe portarmi all'Università di Modena?»
Spero con tutta me stessa che l'uomo acconsenta e addirittura incrocio le dita della mano senza farmi notare.
«Certo, la aiuto con il bagaglio.»
Sono talmente felice che sorrido all'uomo calorosamente e mentre lui sistema la mia valigia nel bagagliaio, io mi siedo sui sedili posteriori.
Il viaggio dura poco e io e l'uomo addirittura ci scambiamo qualche parola, ma nulla di troppo privato.
Mi scarica letteralmente davanti all'università, ovviamente dopo averlo pagato, e posso mettermi finalmente in cerca di questo dannato campus.
Non so come, dato che non ho parlato con nessuno ovviamente, ma riesco a trovarmi esattamente davanti all'entrata della struttura che mi interessa nonostante mi sia sembrato di girare sempre in tondo.
Mi avvicino alle porte scorrevoli ed esse si aprono quando sono abbastanza vicino al sensore; l'interno è molto carino e devo dire anche molto "tecnologico". Non so come spiegarlo, ma essere qui ora mi sembra di essere in tutt'altro mondo rispetto alla piccola realtà che vivevo a Torino.
«Posso esserti utile, tesoro?»
Mi volto di scatto verso la voce femminile che ha richiamato la mia attenzione e la fisso qualche istante prima di rendermi conto che sta realmente parlando con me.
«Sì, scusi...ho affittato una camera qui da voi...»
«Guardiamo subito...come ti chiami?»
«Colombo Minerva...»
Appoggio le braccia al bancone e picchietto freneticamente le dita su di esso.
Voglio solo andarmene da questo posto affollato...la gente sta iniziando a rendersi conto della mia presenza.
«Seguimi...la tua camera è al quinto piano...»
Prendo per l'ennesima volta il mio bagaglio tra le dita e seguo la donna fino all'ascensore per poi salire al quinto piano.
Quando le porte si aprono, seguo la donna all'interno di un corridoio abbastanza cupo e illuminato solo dalla luce che entra dalla porta per la fuga in caso di incendio o altre necessità; da quello che ho anche capito, mi è stata assegnata l'ultima porta alla fine del corridoio e infatti ci fermiamo proprio davanti a questa.
La donna apre la porta e mi lascia entrare per prima passandomi poi le chiavi.
La prima cosa che noto è sicuramente la presenza di un solo letto. Fantastico, almeno non dovrò socializzare troppo.
«Ecco qui. Mi dispiace solo che tu non abbia una compagna di stanza...»
Faccio un sorriso rassicurante alla donna e le dico tranquillamente che non c'è nessun problema, anzi forse meglio.
Una volta che se ne è andata posso farmi un giro in santa pace della stanza e devo dire che tutto sommato non è male anche se molto piccola. C'è tutto ciò di cui ho bisogno: uno specchio, una scrivania dove poter studiare, una televisione e addirittura un fornetto elettrico.
Direi che mi saprò adattare abbastanza bene.

Nel pomeriggio decido di andare a fare un giro per i negozi che si trovano vicino al campus e soprattutto di andare al supermercato a comprare qualcosa da mangiare per questa sera o potrei anche comprarmi una pizza pensandoci bene.
Non ho ancora chiamato mia madre da quando sono arrivata, principalmente perché sono stata davvero tanto occupata a sistemare le mie cose.
Dopo il giretto veloce al supermercato posso tornare in stanza e chiamare finalmente la mia famiglia.
Non passano molti squilli che subito mi rispondono.
«Ciao tesoro!»
«Ciao mamma.» dico mentre sistemo ancora qualche vestito dalla valigia all'armadio.
«È andato tutto bene il viaggio? E il posto come ti sembra?»
Non sono mai stata una di tante parole e nonostante mia madre lo sappia continua sempre a propinarmi dozzine e dozzine di domande alle quali ovviamente rispondo a monosillabi.
«Tutto bene mamma, davvero. Piuttosto voi come state?»
Questo è quello che mi preoccupa davvero.
«Oh noi stiamo benone qui. È solamente passato un giorno, non ti preoccupare troppo.»
Faccio un sospiro profondo mentre termino di sistemare una maglietta.
«Che c'è Minni?»
«Ho solo paura. Paura di non essere all'altezza di questo corso e di non piacere a nessuno...»
Beh si questo è sempre stato uno dei miei problemi: essere accettata dalle persone.
«Vedrai che farai amicizia con tutti.»
Sì, facile a dirsi.







Ciao! Eccovi il nuovo capitolo e scusate gli errori

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Ciao! Eccovi il nuovo capitolo e scusate gli errori. Ci vediamo sabato, alla prossima.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora