•12•

645 39 2
                                    

A Daniel Ricciardo, che oggi 12/09/21, come ieri ci ha fatti sognare, piangere e urlare
A Daniel Ricciardo, che soprattutto oggi che è andata nel migliore dei modi rimarrà per sempre nei nostri cuori, o almeno nel mio.
A Daniel Ricciardo, non permettere mai a nessuno di spegnere quel tuo sorriso che avrebbe illuminato tutta Monza oggi se ci fosse stato buio.
A Daniel Ricciardo, ricordati sempre che i tuoi fan saranno al tuo fianco sempre e comunque qualunque cosa accada.
A Daniel Ricciardo, non saprai mai di quello che ho scritto fino ad ora, ma sappi che cercherò di esserci sempre perché sì, mi considero il tuo portafortuna.
A Daniel Ricciardo, questo è per te e per ricordare ciò che hai fatto e che puoi fare ancora e ancora e ancora, basta crederci.



Daniel

Percorro il rettilineo principale con il mio solito mood pre-gara, accanto a me il mio amico e preparatore atletico Michael.
La tuta lasciata aperta e ripiegata lungo i fianchi e le gambe, il cappellino calcato in testa e le cuffie alle orecchie: questo è il mio rituale.
Passo accanto a vari miei colleghi e per coloro che si accorgono di me, offro il mio più bel sorriso della giornata. Sono fatto così, un sorriso per tutti, estremamente sincero e spontaneo.
Arrivato finalmente alla quinta piazza, mi accovaccio sullo strato di erba accanto all'asfalto e ondeggio a destra e sinistra a tempo di musica.
La musica, la seconda mia passione più grande dopo la Formula Uno; mi aiuta sempre a concentrarmi e allo stesso tempo a liberare la mente.
Costantemente penso al weekend precedente. Sono arrivato terzo. Ma ogni weekend è diverso e anche questo potrebbe esserlo, in meglio, ma anche in peggio.
«Daniel, mancano dieci minuti.»
Michael mi si avvicina e scostandomi la cuffia sinistra mi informa che forse è il caso di entrare nella monoposto.
Mi alzo e mi infilo la tuta, chiudo la zip e lo strap e sono pronto; balaclava, casco e guanti e posso entrare in auto.
Una volta che mi sono sistemato, alcuni dei miei meccanici mi agganciano le cinture di sicurezza e nel frattempo metto gli auricolari per comunicare con il mio ingegnere di pista.
«Radio check, radio check.»
«Tutto perfetto, ti sento benissimo.»
Rassicuro il mio ingegnere di pista, la comunicazione tra di noi è perfetta e senza interferenze.
Non dovrebbe mancare molto ormai allo spegnimento dei semafori e non riesco a smettere di pensare allo scorso weekend e a come potrebbe finire questo.
In fondo, parti quinto, qualche giro per superare Gasly, poi ci sarebbe Max e mi troverei allo stesso punto di una settimana fa.
Semplice come bere un bicchier d'acqua...sì, in teoria. Perché in pratica sarà il delirio, ognuno di noi vuole prevalere sugli altri, è un dato di fatto.
«Trenta secondi, Daniel. Trenta secondi.»
Perfetto. Ho il tempo di fare forse tre respiri profondi e poi il semaforo si spegnerà.
Spero che tutto questo non sia un fiasco.

Passo per il rettilineo principale e i meccanici addetti mi segnalano che sono terzo e che mancano pochi giri alla fine della gara.
Mio Dio non ci posso credere, sta succedendo esattamente come il weekend scorso.
Ma Daniel, mantieni la concentrazione. Non è ancora finita.
«Daniel, continua così, sei perfetto. Kvyat è a più di un secondo da te.»
«Capito.»
Rispondo brevemente al mio ingegnere per potermi concentrare al massimo sulla fine della gara.
Ce la devo fare. Me lo sono ripromesso all'inizio del campionato. Non mi importa se già sono salito sul podio una settimana fa, ho fame di podi, non ne sono mai sazio.
Passo ancora e ancora e ancora per quel rettilineo principale e finalmente la vedo, la bandiera a scacchi.
Il mio ingegnere mi urla nelle orecchie, i miei meccanici si sporgono dalle protezioni a bordo pista per festeggiare e complimentarsi con me.
Ma io non connetto, non sento e non vedo più nulla.
Sono arrivato terzo, ancora una volta.
Vengo informato che prima di me hanno tagliato il traguardo le due Mercedes e non potrei chiedere altro dalla vita.
Tutto ciò sta contribuendo a farmi sentire un uomo più completo, un pilota più competente e inarrestabile.
Completo il giro del circuito che ho intrapreso una volta tagliato il traguardo e una volta rientrato in pit lane mi faccio strada tra le persone e le monoposto per posizionarmi davanti al cartello gigante che riporta il numero tre.
Scendo tranquillamente dalla monoposto, Lewis e Valtteri si avvicinano a me per complimentarsi e successivamente posso buttarmi letteralmente a peso morto sul mio team: è anche merito loro se sono qui ora.
Ricevo parecchie pacche sul casco e sulle spalle, sono felici quanto me di essere tornati ad essere un team da podio.
Quando finalmente gli animi si sono calmati, posso appartarmi per togliermi il casco e la balaclava e sistemarmi prima di salire sul podio. Sono stato premiato talmente tante volte, ma nonostante questo è un'emozione sempre diversa e nuova per me.
Finalmente il mio nome viene pronunciato e esultando ancora un po' posso prendere il mio posto sul terzo gradino del podio. Saluto qua e là ancora qualche membro bel team e quando mi passano il trofeo non posso fare a meno di sorridere. Penserete che non è strano che Daniel Ricciardo sorrida, ma questo è un sorriso completamente diverso. Quando sono passato alla Renault l'anno scorso non mi sarei mai immaginato di poter fare podio per due weekend consecutivi e invece eccomi qui, che affianco le due potenti frecce nere.
Anche Lewis e Valtteri mi raggiungono sul podio e dopo che anche a loro sono stati consegnati i trofei, gli inni nazionali possono essere intonati.
Guardo ancora nella folla, il mio team, i miei tifosi. Non so per quale strana associazione, ma solo una persona mi viene in mente in questo momento. Quella ragazza, quella bellissima ragazza che ho incontrato alla festa di Charles: Minerva, con la quale ho chattato per un po' in questa i giorni e che dovrei vedere finalmente ancora una volta non appena sarò tornato a casa dopo questa gara.
Non posso fare a meno di immaginarmela lì sotto con tutto il team, che si sbraccia e urla e piange per me, che sono stato bravo, che l'ho resa orgogliosa. Voglio che questo un giorno accada, non con una ragazza qualunque, solo e soltanto con lei. Un giorno riuscirò a portarla ad un gran premio e a farla vedere a tutti, fiero di poter dire lei è la mia ragazza. Sono uno che fantastica molto, ne sono consapevole, ma ho deciso di fare le cose d'istinto, di lasciar perdere i convenevoli e di buttarmi. Provo qualcosa per lei, palese, e voglio lasciarmi trasportare da questo sentimento magnifico.
Gli inni finiscono e possiamo passare alla parte davvero divertente: i festeggiamenti con lo champagne e ovviamente la mia famosissima shoey, che come uno stupido ho dimenticato settimana scorsa.
Mi levo una scarpa, sotto le risa di tutti che hanno capito ormai cosa sto per fare, ci verso dentro lo champagne e bevo. È il momento che più amo dei festeggiamenti. Non ha un bel sapore, no decisamente, ma è una tradizione e voglio portarla avanti.
Propongo anche ai miei colleghi di provare l'ebrezza di bere dalla scarpa, ma Valtteri si rifiuta categoricamente, mentre Lewis decide di provare. Così mi levo anche l'altra di scarpa e, piena di champagne, gliela porgo; dovrà avere sicuramente uno stomaco forte perché per qualcuno poco abituato è una vera sfida e infatti Lewis fa una faccia strana non appena sente il sapore orribile dello champagne.
Rido ancora, perché ora sono finalmente davvero felice.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora