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Minerva

«Oh mio Dio! Come siete carini!»
Alzo gli occhi al cielo all'affermazione di mia madre. È il 28 dicembre e io e Daniel stiamo per partire per il nostro weekend molto lungo in montagna e sono rifugiata sotto i mille strati di maglioni e del piumino aspettando che Daniel carichi in auto le nostre valigie.
Mia madre e mia sorella mi guardano con occhi lucidi abbracciate in attesa che io salga sull'auto costosa del mio ragazzo e prenda il largo verso la nostra destinazione.
«Mamma...non sto partendo per il giro del mondo! E poi saremo solo a un'ora e mezza da qui.»
Effettivamente la destinazione è anche abbastanza vicina: Daniel infatti ha scelto Courmayeur come meta per la nostra fuga romantica.
In realtà a Courmayeur non ci sono mai stata, non che sia stata in tanti altri posti oltre qualche città di qualche regione italiana, e il fatto che Daniel mi porti in questa località mi rende elettrizzata. Anche perché è una località molto costosa e di certo, nonostante si trovi in Italia, io e la mia famiglia non avremmo mai potuto permettercelo, non dopo il decesso di mio padre. E ovviamente con questo non sto dicendo che sto con Daniel per i suoi soldi, anzi tutto il contrario. Lo amo e basta e fuggire con me per qualche giorno indisturbati è una cosa carina e romantica allo stesso tempo.
«Ho fatto. Possiamo andare.»
Daniel mi affianca cingendomi la vita con un braccio e io alzo lo sguardo per osservarlo.
È bello da morire con il piumino chiuso fino a sopra la bocca e le orecchie nascoste dal pelo del cappuccio. Mi spunta un sorriso inevitabile, dato che ormai dovrei averlo capito: lui mi fa questo effetto.
A riportare tutti alla realtà ci pensa mia sorella, stranamente, che tossisce per avere la nostra attenzione.
La fulmino con lo sguardo, ma nonostante questo mi avvicino per abbracciarla. Dovrei essere abituata anche al fatto di vivere lontana da lei, ma aver passato insieme a lei e a mia madre il Natale mi ha fatto venir voglia di non lasciarle più.
È poi il turno di mia madre che mi abbraccia come solo una madre può fare.
«Sei diventata grande, amore...»
Ora si mette anche a piangere, sicuro. E come le ho già detto prima: tornerò tra qualche giorno, non c'è bisogno di disperarsi così tanto.
Quando anche Daniel ha salutato la mia famiglia, saliamo entrambi in auto seguiti dalle solite raccomandazioni.
«Fate i bravi, mi raccomando!»
Ho il finestrino abbassato e saluto mia madre riflessa nello specchietto retrovisore.
«Anche se un nipote me lo puoi portare al tuo ritorno!»
Non posso credere che Elettra l'abbia detto seriamente. Ovviamente loro non sanno del discorso che io e Daniel abbiamo fatto qualche mese fa sull'argomento figli e matrimonio che è quasi sfociato in un'altra lite fuori di testa.
Sistemo il finestrino e sbuffo mentre Daniel mette in moto l'auto. Ride anche. Idiota.
«Dai, ridi un po'! Elettra scherzava, sicuramente!»
Guardo il mio uomo con le braccia conserte e le sopracciglia alzate.
«Scherzava?! Non direi proprio. Tu non la conosci.»
Torno a sistemarmi sul sedile del passeggero, ma noto che Daniel sta per dire altro.
«No, Daniel. Niente figli prima della mia laurea!»
Incredibile.
Ho azzeccato ciò che voleva dire, dato che alza una mano dal volante in segno di resa.
Alzo nuovamente gli occhi al cielo e mi sistemo per il viaggio relativamente lungo che dobbiamo affrontare, anche se so che con Daniel al volante ci metteremo molto meno di quanto è indicato.
Non a caso è un pilota di Formula Uno...

Infatti in poco più di un'ora siamo arrivati a destinazione e l'hotel davanti al quale parcheggiamo è inconcepibile per la mia mente da plebea.
Sono talmente rimasta a bocca aperta che neanche io sono in grado di descriverlo. Appena scendo dall'auto vengo subito colpita dal freddo pungente della Valle d'Aosta invernale e l'unica cosa che riesco a intravedere del mastodontico hotel è la piscina esterna, che ad osservarla bene esala del fumo. Deve essere sicuramente riscaldata e non vedo anche l'ora di buttarmici dentro.
Improvvisamente sento una mano che con delicatezza mi sfiora la vita e come mi giro noto Daniel con accanto a sé le valige che mi fa segno di seguirlo dentro.
Afferro la maniglia del mio bagaglio e lo seguo all'interno. Inutile dire che l'interno mi stupisce ancora di più dell'esterno. Tutto in legno, dettaglio che io amo particolarmente, tutto ben decorato e accogliente.
Sono sicura che sarà una vacanza fantastica.
Data la fila abbastanza ridotta, Daniel impiega veramente poco tempo a fare il check-in e in meno di dieci minuti mi trovo all'interno di una suite matrimoniale estremamente spaziosa e chissà quanto costosa.
Entrando si nota subito che il legno va per la maggiore. A pensarci bene, effettivamente, il legno è largamente usato nelle baite di montagna o nelle semplici case dei paesini arroccati sulle pendici dei monti, quindi questo particolare non mi stupisce più di tanto, però mi piace.
La prima stanza nella quale si è catapultati è la zona giorno, con un fantastico divano blu e una enorme televisione agganciata al muro. Essendo un open space, al lato del divano si trova un tavolo e delle sedie, sul quale non esito ad appoggiare la mia borsa che come al solito è pesantissima e piena di oggetti inutili.
Noto anche la presenza di qualche mobile qua e là a completare l'arredamento.
Guardandomi bene intorno, accanto al divano noto una porta, in legno rigorosamente, e la apro. La scena che mi si presenta davanti è delle migliori: il letto matrimoniale al centro della stanza è talmente grande che potremmo dormici in tre e nel complesso ogni singolo arredo si trova nel posto giusto per poter rendere l'atmosfera molto accogliente.
La cosa che mi colpisce di più, però, è lo specchio enorme che corre per la parete alla destra del letto, che di fatto in realtà, ricopre le ante di quello che sembra essere un armadio adatto a contenere tutti i miei vestiti, essendo questi veramente tanti; poi ovviamente non manca la televisione anche in questa stanza.
Sono ancora presa dall'entusiasmo di trovarmi in quel luogo quando Daniel si affaccia a quella che per pochi giorni sarà la nostra camera da letto.
«Piccola, ho dimenticato una cosa in macchina. Torno subito.»
Mi volto verso di lui e gli annuisco con un sorriso.
Appena sento la porta chiudersi mi dirigo nuovamente nella zona giorno per prendere la mia valigia e cominciare a sistemare qualche vestito nell'armadio.
Prendo con fatica la valigia, nonostante tutta la forza che ci ho messo, e la porto ai piedi del letto. La apro e solo in quel momento mi accorgo che ci sono veramente tantissime cose superflue, partendo dalla quantità industriale di lingerie sexy che sia René che mia sorella mi hanno obbligato a portare, come se non sapessero che soffro tremendamente il freddo e non andrò mai in giro per la camera mezza nuda.
Mi affretto a prenderle e spostarle in un cassetto il più lontano possibile dalla vista di Daniel. So che non dovrei, ma mi vergogno terribilmente ad indossare certi vestiti e non voglio che Daniel lo veda perché poi mi costringerebbe a metterli, anche se li ho portati proprio per farli vedere a lui.
Successivamente il mio occhio viene attirato da un capo luccicante, lo afferro e lo alzo in aria per osservarlo.
Principalmente Daniel mi ha portato qui per passare il capodanno insieme e per questa occasione mi sono preparata, infatti questo capo tutto luminoso lo indosserò tra qualche giorno proprio per la festa che verrà data in questo hotel per abbandonare il vecchio anno e salutare quello nuovo.
La cosa carina, però, dal mio punto di vista, è il significato che questo abito porta con sé: è la stessa tutina che ho indossato la sera della festa di Charles, la stessa sera del mio incontro con Daniel. Lui non ha assolutamente idea del fatto che mi sono portata questo abito ed era infatti un mio intento, voglio fargli una sorpresa. L'unica variante che ho fatto è stata portare décolleté nere con il tacco piuttosto alto, al posto degli stivali alti che avevo alla festa, dato che questi ultimi li ho lasciati a Modena.
Nascondo anche questo abito nell'armadio e continuo con la sistemazione del resto del mio guardaroba.

Daniel ci ha messo una vita ad andare a recuperare "quella cosa" che aveva dimenticato in macchina e nel frattempo io mi sono spostata dalla camera al balcone.
Appoggio i gomiti al legno della ringhiera e mi stringo nelle spalle. Si sta facendo tardo pomeriggio e con il quasi calare del sole calano anche le temperature.
A scaldarmi però ci pensano due braccia che mi avvolgono la vita e mi sollevano dalla magnifica vista che offre la nostra camera.
Rimaniamo in silenzio, abbracciati per qualche istante e la cosa non posso fare a meno di adorarla: non mi sono infilata il piumino per prendere quella boccata d'aria e il calore che Daniel emana mi scalda forse di più del maglione di lana che indosso.
Per infiammare ancora di più l'atmosfera, Daniel prende a baciarmi il collo scoperto dalla mia chioma di capelli.
So benissimo dove vuole arrivare. Come la chiama lui spesso: inaugurare il letto.
«Non riesci proprio ad aspettare fino a stasera?»
Mi volto a guardarlo con un'espressione di rimprovero. Lui mi fa un sorrisetto colpevole e scuote la testa.
Uomini.
Posa le sue labbra sulle mie, ma termino il bacio prima che possa diventare ciò che vuole lui.
Mi dispiace, ma se proprio vuole questo dovrà aspettare ancora un po', prima ho intenzione di visitare la cittadina.
«Vieni, ti porto a fare un giro.»








Ciao! Ecco il nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto

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Ciao! Ecco il nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto. Ci vediamo al prossimo per sapere dove vanno questi due

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