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Minerva

«René...? Sono a casa!»
Cerco di capire dove si sia cacciato il mio migliore amico e coinquilino mentre alle spalle mi chiudo la porta.
Per questa volta eccezionalmente sono dovuta tornare a casa da sola dall'aeroporto. Non la perdono molto a René questa richiesta, ho dovuto prendere la corriera ed è stato veramente un parto.
Tutti ammassati uno sopra l'altro, non si respirava, la maggior parte delle persone aveva con sé una valigia. Un vero incubo.
Mi aggiro per le stanze dell'appartamento per cercare René. Ma dove cavolo si è cacciato?!
«In camera!»
Finalmente René si fa sentire, così lo raggiungo nella sua camera.
Lo trovo in piedi al centro della camera che fissa il muro dietro al letto.
Ma cosa sta facendo?
«Secondo te...il quadro è meglio sopra il letto al centro o a destra o a sinistra?»
Sta seriamente cercando di sistemare un quadro. Non ci posso credere. Davvero era questo il motivo per cui non poteva venire in aeroporto? Me la paga, sicuro.
«Non lo so, René. Mettilo dove ti pare...»
Rispondo indifferente alla domanda di René, mi sembra assolutamente inutile anche chiedere. Un quadro può metterlo dove gli pare.
«Sbaglio o sei più seccata del solito?»
Alzo subito la testa a quella domanda.
Ovvio che sono seccata! Doveva esserci lui su quella corriera.
«Senti, ho fatto mezz'ora di viaggio su una corriera stracolma di gente. Ovvio che sono seccata!»
Mi stropiccio gli occhi mentre rispondo. Sono anche molto assonnata nonostante sia il primo pomeriggio.
Alle mie parole René mi avvicina, aprendo leggermente le braccia e guardandomi con cautela.
«Mi perdoni?»
Ci penso un momento e poi annuisco. Non sono veramente arrabbiata con lui, sono solo stanca.
Così René mi stringe tra le braccia e mi lascia diversi baci sulle guance, al che rido. Non posso davvero tenere il broncio ad una bella persona come lui.
«Dai, andiamo in camera mia che sistemo i vestiti.»
René acconsente e mi lascia andare, in modo da poterci dirigere su per le scale fino alla mia camera.
Quando entriamo René si accomoda sulla sedia sistemata vicino alla scrivania, mentre io appoggio la valigia a terra e mi ci accovaccio vicino per iniziare a sistemare i vestiti.
Come mio solito, mi sono portata un sacco di indumenti che neanche ho guardato; magliette ancora ben piegate e pantaloni che neanche ricordavo di aver messo nella valigia.
Divido il tutto in due pile: una per i vestiti mai usati, una per tutto ciò che dovrà essere buttato in lavatrice.
Estraggo con cautela le magliette ben piegate e le sistemo sul letto; quando passo poi alle cose definibili usate, René mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite quando estraggo il mio costume fucsia.
Evito di guardare troppo il mio amico, so già a cosa sta pensando e direi non mi piace.
O perlomeno, non amo parlare di queste cose apertamente con qualcuno.
«Allora, mia cara Minni...che è successo da Daniel?»
Il più grande sbaglio che potessi fare è alzare lo sguardo verso René, il quale mi sta fissando intensamente chiaramente per mettermi sotto pressione e per farmi vuotare il sacco subito.
«Abbiamo parlato...ed è tutto ok tra di noi...»
Continuo ad estrarre gli indumenti dalla valigia e quando ho finito la chiudo e la spingo in un angolino.
«Solo...parlato...
So benissimo cosa vuole farmi dire René, ma non lo sentirà uscire dalla mia bocca. Anche perché quello che pensa lui non è successo, forse non succederà per un bel po'.
«Sì ascolta René...non è successo nulla di tutto quello che credi...o quasi...»
Credo di aver definitivamente firmato la mia condanna con quelle ultime due parole.
Mannaggia a me che non so tenere cucita la bocca.
«Minerva, fermati! Posa tutto e racconta.»
Ecco, lo sapevo.
Cerco di continuare con il mio lavoro, ma René sembra insistere; così lascio perdere tutto e mi sistemo a gambe incrociate sul letto.
Non so perché, è successo istintivamente, ho preso il pupazzetto di Daniel che René mi ha regalato e me lo stringo al petto, quasi a cercare conforto in quell'oggetto inanimato.
«Allora...ribadisco che non è successo nulla di tutto quello che credi...»
René sbuffa.
«Ho capito! Mi vuoi dire che è successo o no?»
Se solo non sapessi già di mio che è una domanda retorica non gli racconterei nulla.
Così mi fermo un momento per pensare bene a come raccontare tutto. Sarà difficile trattenere la mente di René dal fantasticare.
«Sono successe un po' di cose in realtà...siamo andati a fare una passeggiata, abbiamo parlato di noi...»
Stringo ancora il pupazzo tra le mie braccia. Vorrei che ci fosse il vero Daniel al posto suo.
«Oh e quindi hai detto che è tutto ok?»
Annuisco.
Dovrebbe essere tutto ok ora, me ne sto convincendo davvero. Anche perché altrimenti non riuscirei a godermi la nostra relazione se pensassi continuamente che il tutto sta degenerando.
«Poi abbiamo deciso di farci un bagno in piscina...sai ha anche quella a casa...»
Quasi mi sento male a dire quella frase. Più che altro mi sento estremamente umiliata. Mi rendo davvero conto di non avere un soldo neanche per mangiare a confronto con René e Daniel.
«Oh...quindi diciamo che lo hai visto con pochi stracci indosso...»
René ha assunto uno sguardo malizioso e mi sta guardando; dire che sono arrossita è un eufemismo.
«Pensa che poi abbiamo fatto la doccia...insieme...»
René spalanca la bocca completamente sorpreso.
Ecco la reazione molto imbarazzante che volevo evitare.
«Non dirmi che avete anche...»
René gesticola, ma capisco perfettamente ciò che intende.
«No allora non abbiamo fatto nulla. Ammetto che ad un certo punto eravamo entrambi completamente nudi, ma non è successo nulla.»
René mi guarda con ovvietà, come per dire ovvio che la doccia la fai nudo! Beh lui non sa che abbiamo avuto dei problemi tecnici legati al mio convincimento a spogliarmi.
«Vabbè dai ora siete praticamente pronti per il passo successivo. Anche se farlo in doccia è sicuramente più eccitante.»
Mi passo una mano sul viso per mascherare tutto il mio imbarazzo che cresce ogni volta di più che René apre bocca.
Non lo so se sono pronta al prossimo passo, può essere dato che in quella circostanza le emozioni e le sensazioni erano praticamente incontrollabili.
«Ora voglio sapere come è Daniel come mamma l'ha fatto.»
Oddio per favore fare smettere questo ragazzo di parlare!
«Direi che...ehm...è bello e affascinante.»
René rotea gli occhi.
«Si ma io voglio sapere se hai visto...»
Alzo una mano in direzione del mio amico. Ho capito perfettamente cosa intende e non ho intenzione di addentrarmi in questo altro argomento.
«Zitto! Non ti azzardare a dirlo! Neanche ci ho fatto caso comunque...»
Certo, e René è il principe di Montecarlo!
Immediatamente mi torna alla mente quella strana sensazione di quando ho sentito qualcosa spingere contro il mio ventre.
Oddio non ci posso credere di starci veramente ripensando!
«Va bene, va bene. Anche se non ci credo, cambiamo discorso...come ti sei sentita?»
Come ho già detto, le sensazioni e le emozioni erano pressoché incontrollabili. Erano davvero forti e ogni volta che le sue dita sfioravano anche solo la mia pelle, mi sentivo come se stessi volando, avevo la pelle d'oca e avrei voluto solo stare lì per sempre.
«Bene...»
Come mio solito, tendo a banalizzare le cose, ma non credo che comunque sia il caso di riferire tutto a René, vorrei anche tenere certe cose private.
«Sei impossibile! Vado a prendere qualcosa da mangiare!»
René sbuffa e si alza dalla sedia per andarsene.
Io mi stendo sul letto ancora con il pupazzo tra le braccia e ripenso per l'ennesima volta a quella doccia stupenda con il mio ragazzo che quasi è diventata una epiphany per me.
Forse René ha ragione, forse sono davvero pronta a fare il prossimo passo. Voglio provare ancora quelle emozioni, fino in fondo e solo ed esclusivamente con Daniel. È quello giusto, quello che mi farà dimenticare lo schifo che è stata la mia vita fino ad ora e la ricostruirà piano con me.







Ciao! Ecco il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto

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Ciao! Ecco il nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto. Finalmente la nostra Minerva sembra essersi decisa. Vedremo che succederà nel prossimo capitolo settimana prossima. A presto

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora