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Minerva

Daniel mi ha scritto poco fa chiedendomi di vederci davanti al circuito; senza neanche pensare che potrebbe essere sospetto il mio secco, ho acconsentito.
Ha visualizzato il messaggio e non ha più scritto, immagino si stia dirigendo qui da me.
Dio se sono in ansia, non faccio altro che battere i piedi per terra, un po' anche per il freddo, guardarmi intorno compulsivamente e tartassarmi le unghie più di quanto abbia fatto prima in tribuna.
Spero che tutto questo non sia un fiasco, che questa idea di sbucare all'improvviso nello stesso posto in cui è Daniel non sia un completo fallimento perché credo che non sarei in grado di risollevarmi.
Che poi, se Daniel mi ha chiesto di vederci ora nonostante la casualità della cosa, è un buon segno, no? Non gli sono sembrata del tutto pazza oppure ossessionata da lui.
E se invece mi volesse vedere per dirmi di non azzardarmi mai più a scrivergli o che mi si è completamente fuso il cervello a pensare che gli avrebbe fatto piacere che io capitassi senza preavviso sul luogo di lavoro? Oddio no, morirei se iniziasse ad urlarmi contro, per un qualsiasi motivo.
Mi guardo costantemente le scarpe facendo respiri profondi e cercando di fare mente locale su ciò che dovrei dirgli una volta che ci saremo incontrati. Un ciao basterà? Lo spero proprio perché altrimenti non saprei cosa dire.
E poi tutta la conversazione...non penso che ci saluteremo e poi ognuno andrà per la sua strada, il problema però è che non saprei proprio che argomenti intraprendere.
Estraggo il cellulare dalla tasca nel tentativo di capire se Daniel mi ha scritto qualche altro messaggio, ma il nulla più totale. Dovrò semplicemente aspettare...io odio aspettare mannaggia.
Mi guardo ancora un po' intorno, non ho proprio idea da dove possa arrivare, da destra, da sinistra...dall'entrata principale del circuito.
Che stupida che sono! Perché non ci ho pensato prima!
Così mi volto verso la via che conduce all'autodromo e proprio in quell'istante vedo un uomo camminare nella mia direzione. Berretto rosso con una scritta irriconoscibile da così lontano, un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia, un giubbotto dal quale spunta una maglietta bianca. È certamente Daniel, non conosco altro uomo che potrebbe vestirsi in quel modo.
Istintivamente sorrido, ma non mi muovo da dove sono, ci pensa lui ad avvicinarsi a me.
Costantemente per giorno nella mia testa ho visto il suo sorriso e il suo bel viso, ma ora man mano che avanza, mi sembra ancora più bello di come lo ricordavo.
«Ciao.»
Si ferma davanti a me, con il suo sorriso splendido e contagioso.
«Ehi!»
Trovo le parole per rispondergli non so con quale fortuna e la mia voce esce davvero molto bassa. Sto già facendo troppe figuracce per avergli parlato da due minuti.
Daniel mi affianca e insieme prendiamo a passeggiare verso non sappiamo neanche noi dove.
«Come stai?»
«Bene, un po' l'università che mi da filo da torcere, ma nulla di serio.»
Daniel ridacchia un pochino e io cerco in tutti i modi di incrociare il suo sguardo: mi dimostrerei incredibilmente rossa sulle guance e non è il caso.
«Ti va se ci prendiamo un caffè in un bar qui vicino che ho intravisto mentre venivo qui?»
Con mio grandissimo stupore ho anche scoperto di essere in grado di proporre qualcosa da fare, incredibile davvero.
Il segreto? Quel bar l'ho cercato tre minuti fa su internet e mi piaceva particolarmente, giusto per sviare un po' l'attenzione dall'essere capitata proprio qui a Imola.
«Ehm...si certo.»
Daniel acconsente e gli faccio strada: me la sono studiata per bene prima che lui arrivasse.
Sono malata, lo so.
Svoltiamo in un vicolo molto carino e molto isolato, da qui non si sentono i rumori assordanti della città.
Fortunatamente la mia memoria e internet non mi ingannano e sulla nostra destra troviamo esattamente il bar che avevo scovato.
Entro prima di Daniel e gentilmente gli tengo aperta la porta in modo che possa entrare anche lui.
Perfetto, è davvero come le foto allegate su internet e forse anche più grazioso e intimo.
Una ragazza subito ci raggiunge domandandoci se preferiamo stare ad un tavolo vicino alle vetrate che danno sul vicolo oppure al piano di sopra, molto più intimo a detta sua; optiamo per il piano di sopra, più che altro non ho intenzione di venir travolta dai fan di Daniel se per un caso fortuito dovessero scoprire che è qui con me e comunque anche a lui sta bene la mia scelta.
Non appena ci accomodiamo, uno davanti all'altro, la ragazza di poco prima ci porta i menù, ma io so già cosa prendere, non ho necessità di consultarlo; mentre Daniel prende a spulciarlo per bene.
Così appoggio un gomito al tavolo e la mia mano sorregge la mia testa e rimango a fissarlo con un sorriso ebete sulle labbra. Cosa mi sta facendo questo ragazzo? Neanche lo conosco e mi sta già mandando in tilt il cervello.
«Cosa prendi tu?»
Mi riprendo quando mi accorgo che Daniel ha smesso di guardare il menù e mi fissa a sua volta. Probabilmente sono anche stata colta con le mani nel sacco, ma ormai non ho più nulla da perdere.
Sto per rispondergli quando sempre la stessa ragazza di avvicina per prendere le nostre ordinazioni.
«Per me un cappuccino...»
Inizio e attendo che Daniel mi dica cosa vuole in modo da poterlo comunicare alla ragazza, ma inaspettatamente prende lui a parlare italiano.
«Per me una cioccolata calda...con panna...»
Socchiudo leggermente la bocca alle sue parole. Non è un italiano perfetto, ma comunque non mi sarei mai immaginata che sapesse anche solo pronunciare una frase di senso compiuto.
«Che c'è da guardarmi così?»
Daniel si toglie la cuffia finalmente e posa il cellulare sul tavolo in modo da non rischiare di farlo cadere.
Quei ricci...cavolo se sono belli.
«Ehm...nulla, solo mi hai stupito.»
Mi appoggio allo schienale della sedia e mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Che imbarazzo.
«Oh perché ho parlato in italiano?»
Annuisco timidamente
«Beh l'ho imparato un po' dai miei genitori, loro sono italiani...»
Oh beh, ora si spiega il tutto anche se mi aspettavo parlasse meglio avendo i genitori italiani.
Le nostre ordinazioni arrivano molto velocemente, probabilmente siamo anche gli unici clienti qui, e così possiamo essere lasciati in pace alle nostre chiacchiere.
«Tu invece di dove sei?»
Aggiungo un po' di zucchero al mio cappuccino e prendo a girarlo con un cucchiaino.
«Sono di Perth, Australia...un vero e proprio Aussie con i fiocchi.»
Ridacchia storpiando qualche parola in modo da farmi sentire bene il suo accento australiano, che per di più è stupendo.
«Tu sei di Imola?»
Beh ottima domanda. Potrei mentire, giustificando la mia presenza qui, oppure semplicemente dire la verità e al diavolo tutto e tutti.
«Ehm...no, sono di Torino, ma studio a Modena.»
Daniel corruccia la fronte nel tentativo di afferrare tutti i passaggi che ho menzionato.
«Carine sia Torino che Modena, ci sono stato giusto un paio di volte forse.»
Sì, tutto sommato non sono male come città. Torino è la mia preferita, dato che è la mia città natale, ma anche Modena è ricca di storia e piena di bellezza.
«Tu vivi a Montecarlo, mi sembra di ricordare...»
Sorseggio il mio cappuccino e Daniel fa altrettanto con la sua cioccolata.
«Sì, il lavoro che faccio mi costringe un po' a vivere in quella città anche se la base operativa si trova in Inghilterra.»
Onestamente, non capisco come essere un pilota di Formula Uno possa costringerti a vivere in una città come Montecarlo, potrebbe benissimo vivere dove ne ha voglia con tutti i soldi che sicuramente guadagna.
«Anche prima hai menzionato l'università: cosa studi?»
«A Torino ho conseguito la laurea triennale in ingegneria meccanica, quindi in teoria sarei un ingegnere, e ora sto facendo la magistrale in high performance car design.»
Daniel mantiene lo sguardo fisso su di me mentre parlo e quasi mi sembra di non sapere neanche cosa sto dicendo tanto mi sto perdendo in quei suoi occhi così profondi.
«Ah quindi auto da corsa oppure più cose come auto da strada?»
Bella domanda...per ora nessuno ha ancora accennato su quale tipo di auto ci concentreremo, ma penso che se davvero avrò la possibilità di scegliere le fortunate saranno le auto da strada.
«Non lo so...penso entrambe anche se pochi giorni fa abbiamo visitato il quartier generale della Ferrari a Maranello.»
Daniel annuisce a tutte queste parole che mi escono dalle labbra come una logorroica in preda ad un attacco d'ansia.
«Beh tosto...sei una donna...e sei ingegnere...mi piaci...»
Di scatto alzo la testa verso di lui. Mi piaci? Non può star dicendo sul serio. Intende che gli piace il mio modo di andare contro corrente, fai un bel respiro Minerva.
Nonostante io sia un po' scossa da quelle sue parole, non posso fare a meno di ridere.
«Perché ridi? Ho qualcosa che non va ai capelli o...»
Prendo dal raccoglitore un fazzolettino e mi sporgo un pochino verso di lui.
«Hai solo un po' di panna sul naso.»
Anche Daniel ride prendendo il fazzolettino che gli ho allungato e sistemandosi.
«L'ho sempre detto che il mio naso è talmente grosso che arriva prima di me!»
A questo punto scoppio davvero in una risata poco elegante. Il naso di Daniel non è poi così grande...o meglio, si nota decisamente, ma è in sintonia con tutto il resto.
Proprio in quel momento però il cellulare di Daniel squilla, interrompendo il momento di ilarità; mi faccio seria e mi appoggio alla sedia in modo da lasciarlo rispondere.
«Oh non ci fare caso...è il mio capo.»
Daniel toglie lo squillo fastidioso e si appoggia anche lui allo schienale della sedia.
«Forse è un po' inopportuno, ma...che lavoro fai?»
Sgancio la mia bomba in modo che Daniel sia costretto a confessarmi la sua vita da vagabondo per il mondo e lo vedo in leggera difficoltà, ma risponde comunque.
«Ehm...è un lavoro un po' stressante, sono costantemente sotto pressione e in giro per il mondo e...»
Ancora una volta il cellulare di Daniel squilla.
Daniel sbuffa ancora e lo silenzia come poco prima.
«È per questo che sono a Imola in questi giorni.»
Ok capisco che non si voglia esporre nel dirmi che è un pilota di Formula Uno e per questo non andrò oltre con le domande, voglio rispettare questa sua decisione di non dirmi nulla.
Per la terza volta quel dannato cellulare squilla e a questo punto Daniel non può più rimandare.
«Scusa, devo rispondere...»
Si alza e velocemente scende le scale per poter uscire dal locale.
Faccio un bel respiro profondo: finalmente ho un attimo di tregua per potermi rilassare.
Tutto sommato non sta andando malissimo, Daniel è davvero un uomo divertente e normale nonostante sia molto famoso...ma io questo non dovrei saperlo.
Mentre Daniel è al di fuori del locale a parlare di lavoro, ne approfitto per controllare il cellulare, dato che avevo deciso di spegnerlo per non essere disturbata.
Senza il minimo stupore noto che René mi ha inviato una quantità improponibile di messaggi riguardanti ovviamente questo mio appuntamento con Daniel...che caso perso che è quel ragazzo.
Comunque sia, rispondo dicendo che avremo tempo più tardi per parlare di tutto e proprio in quel momento Daniel si presenta nuovamente al mio cospetto.
«Minerva...scusami davvero tanto, ma devo andare. Dio quanto odio il mio capo...»
«Non ti preoccupare, è meglio che vada anche io ora altrimenti non ci arrivò più a casa...»
Lo rassicuro alzandomi dalla sedia e mettendo il cappotto.
«Oh...ho già pagato io...»
Questa cosa mi imbarazza un po' in realtà. Nessuno mi aveva mai neanche offerto una cosa così semplice come un cappuccino, ma comunque lo ringrazio e ci dirigiamo all'esterno.
A questo punto non so bene cosa fare, dove andare. René non ho idea di dove si sia cacciato e Daniel non so dove debba andare.
«Vado verso il mio hotel, ti va se mi accompagni? Potremmo continuare il discorso di poco prima...»
Annuisco vigorosamente e lo seguo verso solo lui sa dove.
Camminiamo tranquillamente, essendo inizio novembre le giornate sono diventate molto corte e nonostante non sia eccessivamente tardi, il cielo si è già oscurato quasi completamente.
«La prossima volta potresti venire tu a Montecarlo...mi farebbe molto piacere...»
Bene...ora non so proprio cosa dirgli.
«Ehm...io...»
Come e con che coraggio gli dico che non ho un soldo per permettermi di stare a Montecarlo anche solo una notte?
Fortunatamente però lui vede la mia difficoltà nel ribattere.
«Ehi...non ti ho chiesto di seguirmi a Montecarlo domani e neanche di venire a stare da me...se ti va ci puoi pensare quanto vuoi...»
Tiro un sospiro di sollievo e gli sorrido per ringraziarlo di avere pazienza con me, gliene servirà molta.
Camminiamo ancora un po', fino a che raggiungiamo un palazzo enorme e sofisticato.
«Io sarei arrivato...mi posso fidare a lasciarti gironzolare sola per Imola con questo buio?»
Io mi chiedo: perché tutti gli uomini non possono essere come lui? Neanche mi conosce quasi e si preoccupa così per me, cosa ho fatto per meritarmelo?
«Si non ti preoccupare, ora arriva il mio migliore amico a prendermi...»
«Quello che ballava in modo ridicolo alla festa di Charles?»
Si ricorda? Davvero?
«Proprio lui...»
Ridiamo ancora; in questo pomeriggio non ho fatto altro che ridere ed è ovviamente un bene.
«Allora vado...stai attenta...»
Daniel mi si avvicina e appoggiando una mano dietro la mia schiena mi lascia un bacio sui capelli e dopo averlo salutato a mia volta, sparisce nella hall dell'hotel.
Quando sono certa che non mi possa vedere, faccio una giravolta su me stessa.
Tutto questo mi fa sentire completamente fuori di me. Se inizialmente non pensavo neanche accettasse di vedermi qui a Imola data la mia improvvisata, ora sono al settimo cielo perché mi ha lasciato un bacio amichevole e dolce sui capelli.
Questo uomo mi sta completamente scombussolando, mentalmente e fisicamente.
Ora mi resta solo da passare l'esame racconta tutto a René...







Ciao!! Ecco a voi un nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto

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Ciao!! Ecco a voi un nuovo capitolo e spero vi sia piaciuto. Beh che dire, i nostri amati protagonisti sono usciti per la prima volta e Minerva sembra davvero contenta di come sia andata. Cosa ne pensate voi? Ci vediamo tra una settimana.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora