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Minerva

Mi guardo allo specchio appena uscita dalla doccia, con ancora l'asciugamano avvolta intorno al corpo. Osservo attentamente le occhiaie che si sono formate sotto gli occhi e sbuffo.
Questa notte non ho dormito per niente: ero arrabbiata con Daniel per essere piombato in casa mia e continuavo a pensare a oggi. Oggi è uno dei giorni che più odio dell'anno. Odio dovermi alzare e vestire di nero e salire in macchina e andare al cimitero. Odio dover ricordare il giorno in cui mio padre è morto.
Infilo l'intimo ed esco dal bagno con indosso solo quello, dato che ciò che indosserò è appeso in bella vista su una anta dell'armadio.
Cerco di evitare in ogni modo lo sguardo di Daniel, che da davanti l'armadio cerca di parlarmi.
Rovisto all'interno di un cassetto per cercare delle calzamaglie da potermi mettere sotto il vestitino nero.
Quando le trovo mi siedo sul letto per poterle infilare senza fatica.
«Metterai questo?»
Daniel si pronuncia e mi fa sussultare. Sono talmente assorta nel mio mondo che non mi sarei mai aspettata che lui mi rivolgesse la parola.
Annuisco debolmente, ma cerco di non aprire la bocca. Daniel si sistema sulla sedia della mia scrivania e attende che io sia pronta.
Lui è così bello oggi, mi piace così tanto quando si veste in modo casual, con un paio di jeans semplici e un maglioncino che copre la maglietta, eppure la sua espressione sembra sconsolata. Mi dispiace vederlo così, so che è dovuto al fatto che non ho ancora aperto bocca e lo sto evitando, ma non ho voglia di parlare con nessuno.
Quando mi sono sistemata e ho indossato anche il cappotto, Daniel mi segue fino al piano di sotto dove mia madre e mia sorella ci aspettano. Sono entrambe stupende, nonostante siano vestite completamente di nero. Mia madre in questi giorni è sempre perfetta, segno di quando abbia amato mio padre e di quanto gli manchi.
«Voi andate pure. Noi dobbiamo fare una cosa.»
Guardo di sfuggita Daniel, il quale mi guarda perplesso. Prima di andare al cimitero dobbiamo sbrigare un affare molto importante.
Usciamo da casa e le nostre strade si dividono: mia madre e mia sorella salgono su una macchina, mentre io e Daniel saliamo sul suo SUV.
Apro la portiera e aggancio la cintura di sicurezza dopo essermi sistemata sul sedile accanto al guidatore.
«Allora? Dove dobbiamo andare?»
Daniel appoggia una mano al volante e si volta a guardarmi.
«Dal fiorista...»
Abbasso lo sguardo sull'orlo del vestito e mi rendo conto di star martoriando il vestito.
In questo giorno, ogni singolo anno, sono nervosa, ma oggi è diverso. Oggi c'è Daniel ed è un problema. Non ero pronta a questo, ad aprirmi in questo modo con lui, ma mia madre ha voluto fare di testa sua invitandolo qui e quindi ho dovuto fare i conti con la realtà. A dire la verità, tutto ciò mi ha anche aiutato, perché altrimenti credo che avrei confidato a Daniel il mio segreto più grande il più tardi possibile.
Improvvisamente l'auto rallenta e mi rendo conto che siamo parcheggiati davanti al negozio nel quale dovrei entrare. Faccio un sospiro ed esco dall'auto.
Torno con un bouquet di fiori tra le mani e mi sistemo nuovamente sul sedile. Appoggio i fiori tra le mie ginocchia e osservo i tulipani colorati. Sono sempre stati i fiori preferiti di mio padre e puntualmente ogni anno deposito un bouquet di questi sulla sua tomba.
Silenziosamente e delicatamente sento la mano di Daniel scivolare sulla mia coscia coperta dal velo leggero delle calze e arrivare fino alla mia mano tremolante.
Immediatamente la stringo tra le mie dita. Adoro come la mia mano sia così piccola rispetto alla sua, che la avvolge e la protegge, sempre.
Volto la testa e la appoggio al poggiatesta e lo osservo apparentemente rilassato guidare.
Nonostante l'essermi chiusa a riccio il giorno in cui si è presentato alla porta di casa mia, sono contenta che sia qui con me, perché lui è una delle poche persone che sa consolarmi senza proferire parola.
Fortunatamente il cimitero non è troppo distante da dove ci troviamo e in dieci minuti ci ricongiungiamo con mia madre e mia sorella.
Stringo ancora la mano di Daniel affondando le unghie nella sua carne mentre varchiamo l'entrata cupa del cimitero.
La tomba di mio padre campeggia al centro di un cerchio di erba sola, molto distante da tante altre tombe. Accanto alla lapide è stata piantata una piccola bandiera tricolore in ricordo della sua donazione per la nostra nazione, la vita.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora