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Daniel

Sento un bip molto familiare all'interno dell'aereo e subito mi tolgo gli auricolari per ascoltare ciò che hanno da dirci.
Una delle hostess ci informa che il pilota sta iniziando le manovre di atterraggio e non posso fare a meno di sorridere e stiracchiarmi come si deve.
So di essere fortunato a poter viaggiare in prima classe su un volo diretto in Australia, ma trentasei ore di volo pesano anche a me, nonostante sia abbastanza abituati a viaggiare in aereo.
Sono proprio felice di star per rivedere la mia famiglia, con tutto quello che succede nella mia vita non ho praticamente mai l'occasione di passare del tempo con loro e se posso mi devo fare almeno venti ore di viaggio, più gli scali.
Qualcuno può domandarsi perché io abbia deciso di vivere una vita così infima e scomoda, la verità è che quello che faccio è l'unico modo che mi assicura che io stia vivendo appieno ogni giorno e in realtà anche un po' perché farei fatica a mollare tutto dopo ormai quasi dieci anni che sono nel giro della Formula Uno, anche di più se aggiungiamo le categorie minori.
Finalmente sembra proprio che il bestione alato abbia toccato il suolo e stia per sistemarsi in modo da farci scendere senza pericoli, così inizio anche io ad alzarmi, stiracchiarmi ancora un po' le gambe soprattutto e ad estrarre il mio bagaglio dalla cappelliera.
Direi che appena arrivato nella grande tenuta dei miei genitori nessuno mi tratterrà dal farmi una corsa almeno di un'ora.
Quando entro nell'aeroporto vero e proprio mi incolonno per i controlli alla dogana, le solite procedure noiose e inutili alle quali non farò mai l'abitudine.
Ci metto una cosa come un'ora ad uscire da quella fila e a questo punto posso aspettare il mio amico e preparatore atletico Michael. Anche lui è di Perth e come tale ha deciso di fare un salto dalla sua famiglia; d'altro canto siamo nel bel mezzo della pausa invernale e sì ci alleniamo insieme, ma non come faremmo se fossimo in pieno campionato.
Un po' di vacanza farà bene anche a lui e soprattutto se la merita decisamente.
Mentre attendo l'arrivo di Michael guardo un po' il cellulare, le solite cose: messaggi da Instagram, menzioni in storie, altre notifiche.
Ho davvero la tentazione di scrivere a Minerva, in fondo non ci vediamo da un po' ora, dato che ho avuto il mio bel da fare con il lavoro, ma forse anche lei sarà nel bel mezzo di una rimpatriata con la famiglia e direi che non è il caso di disturbare.
Nonostante tutto sta andando molto bene con lei, ci vediamo quando è oggettivamente possibile per me e a lei sembra non pesare troppo la storia.
«Daniel!»
A interrompere i miei pensieri ci pensa proprio Michael, che da lontano mi chiama e agita una mano per farsi notare.
«Ehi!»
Non appena è abbastanza vicino ci scambiamo un saluto rapido e ci dirigiamo verso l'uscita.
«Vieni da me? I miei mi hanno portato la macchina proprio questa mattina.»
Chiedo questo al mio amico soprattutto perché so che anche ai miei genitori farà molto piacere vederlo. Siamo amici da molto tempo e ormai è diventato ampiamente di famiglia.
«Va bene, ma sappi che non avrai neanche il tempo per sistemare i vestiti che andremo ad allenarci.»
Non a caso è il mio preparatore atletico, no? Pensa sempre all'esercizio fisico e in questo momento più che giustamente dopo che entrambi abbiamo affrontato un volo lunghissimo.
«Sì, ho davvero bisogno di sgranchirmi bene le gambe.»

Parcheggio l'auto esattamente davanti alla porta di casa dei miei genitori e mi fermo un secondo a contemplare quello che praticamente è deserto con qualche albero qua e là. L'Australia può anche sembrare un paese inospitale ai più, ma per me rimarrà sempre casa e la amo esattamente così come è.
Sia io che Michael scendiamo dall'auto prendendo le nostre valige e quando stiamo per suonare il campanello della porta, mia madre ci precede aprendo quest'ultima e salutandoci calorosamente.
«Ciao Daniel! Ciao Michael!»
Stringo in un forte abbraccio la donna che mi ha dato la vita e le bacio le guance. Forse è lei la persona che più mi manca quando sono lontano da qui, nonostante ci sentiamo telefonicamente quasi tutti i giorni.
«Tutto bene il volo ragazzi?»
Anche mio padre fa capolino dalla porta della cucina e ci saluta con qualche pacca sulle spalle.
«Il mio è andato benissimo!»
Inizia Michael sorridente e ricambiando i saluti di mio padre.
«Come tuo solito avrai dormito tutto il tempo!»
Sul volto di Michael si crea un'espressione colpevole. Mi chiedo delle volte come faccia a dormire sempre quando siamo in viaggio, io anche costringendomi non ci riuscirei.
«Si dai anche il mio bene. Sempre la solita storia delle troppe ore di aereo, ma d'altronde che ci vuoi fare...»
Molliamo i bagagli nel mezzo della sala e in quell'istante mi rendo conto del buon profumino che proviene dalla cucina.
È quasi ora di pranzo qui a Perth e direi che un certo languirono ce l'ho.
«State a pranzo entrambi vero?»
Annuisco.
«Prima però andiamo ad allenarci un pochino.»
Mia madre alza gli occhi al cielo della serie questi atleti che pensano solo allo sport!
E dopo neanche dieci minuti io e Michael ci troviamo nel grande campo di proprietà dei miei genitori, pronti per farci la nostra corsetta, che per altro è solo il riscaldamento.
Corriamo per una mezz'ora buona, fino ad arrestarci in prossimità di una specie di capannone che i miei usano più come deposito di cose vecchie che altro.
«Allora sei pronto?»
Annuisco a Michael mentre mi sistemo i guantoni, lui alza la difesa con una specie di guantoni piatti alle mani.
Prendo a colpire le mani di Michael freneticamente e con prepotenza. Adoro questo tipo di allenamento, è il mio preferito. Mi aiuta estremamente a liberare la mente e alle volte a scaricare le mie emozioni talvolta troppo impulsive.
In questo caso mi serve per non pensare alla miriade di domande che mio padre mi farà sulla stagione appena conclusasi e a quella che tra qualche mese inizierà.
«E...stop! Bravo Dan, ti vedo in forma.»
Mi lascio andare seduto a terra e con il fiatone.
«Sì, te l'avevo detto che avevo bisogno di sgranchirmi.»
Michael si siede accanto a me e per qualche istante rimaniamo in silenzio.
«Ti vedo un po' perso, Dan.»
«Sto solo cercando di non pensare a quando tra qualche minuto mio papà mi riempirà di domande.»
Michael annuisce, sembra capire.
«Ma sì, sai come è fatto Joe.»
Eccome se lo so, non a caso sono suo figlio.
«Vorrei solo che almeno quando torno a casa non parlassimo sempre di corse automobilistiche...»
Effettivamente mi piacerebbe parlare anche d'altro quando sono con la mia famiglia, ma a quanto pare questo mi è precluso.
«Sei preoccupato per la prossima stagione?»
Forse l'unico che può azzardarsi a parlare sempre di corse è proprio Michael, da lui lo accetto abbastanza.
«In realtà non troppo. Voglio dire, confido molto nelle mie capacità e nel nuovo team...sono sempre arrivato quarto in campionato quest'anno.»
«Dai Daniel, sono sicuro che andrà tutto bene.»
Michael si volta verso di me e poggia una mano sulla mia spalla, confortandomi.
«Chi arriva ultimo doppio allenamento!»
Mi alzo e a tradimento inizio a correre verso casa, seguito subito dal mio amico.

Fortunatamente è arrivato il momento di andare a dormire. Dopo la mia classica doccia e dopo essermi infilato la tuta che uso come pigiama, mi sistemo su una delle poltroncine che ho sistemato al di fuori della porta finestra di camera mia che da sul grande prato della tenuta.
Devo dire che il tramonto nella periferia della città è molto bello, soprattutto i colori, ma la sensazione che provo in questo momento non è delle migliori.
È malinconia mista a nostalgia, non ho ben in mente di cosa.
In realtà credo che stare qui in Australia mi renda un po' nostalgico di casa mia a Montecarlo, il che è un paradosso. Qui sono con la mia famiglia, circondato costantemente di persone, a Montecarlo sono sempre solo, ma sempre vicino a persone molto importanti per me.
D'istinto prendo il cellulare e entrando nella chat con Minerva avvio una videochiamata. Non so perché e neanche mi pongo il problema, spero solo di non disturbarla dato che non ho ben presente che ora sia in Italia.
È un po' che non ci vediamo e mi farebbe molto piacere vedere il suo sorriso e sentire la sua voce.
Attendo un po' prima che mi risponda, ma proprio quando penso di riattaccare, il suo volto mi si presenta sullo scherma.
Sorrido istintivamente.
È davvero bella.
«Ehm...ciao Daniel...è successo qualcosa?»
Ammetto che forse chiamarla senza preavviso sia stato abbastanza avventato, ma non mi importa.
«No tranquilla non è successo nulla...volevo solo...sentire la tua voce...»
Abbasso un po' lo sguardo, ammetto di essere leggermente imbarazzo, ma mai quanto Minerva. Lei è diventata completamente rossa in viso.
«Oh...ehm...sei già dai tuoi genitori in Australia?»
Capisco che quella domanda è puramente per spostare l'attenzione su qualcosa che non sia i nostri sentimenti o la nostra "relazione"; così annuisco.
«Qui è quasi notte...guarda che colori...»
Giro la telecamera del cellulare e le mostro il tramonto in quel di Perth.
«Tu, invece? Sei dalla tua famiglia?»
Lei annuisce e proprio in quel momento dietro la sua figura spunta quella di una ragazza visibilmente più giovane di Minerva, la quale agita una mano per salutarmi.
«Oh...ciao!»
Ricambio un po' sorpreso il saluto e Minerva mi guarda un po' confusa.
«Ma che cazzo...?»
Si volta e quando vede probabilmente sua sorella alza la voce e cambia lingua, parla italiano ma la capisco bene.
«Elettra vattene subito!»
Rido un po', Minerva povera è molto imbarazzata dalla situazione.
«Scusa, mia sorella è una cretina...»
Se è possibile, diventa ancora più rossa sulle guance e devo dire che è molto tenera così.
«Non ti preoccupare, mi sembra simpatica.»
«Sì...perché non ci vivi insieme...»
Ride un po' alla sua affermazione, so bene cosa vuol dire avere una sorella e un po' la capisco.
Passiamo altri minuti a parlare del più e del meno, assolutamente senza pretese e quando decidiamo di chiudere ormai è il buio qui a Perth è calato da un pezzo.
Posso dire che ora andrò a letto con il sorriso.







Ciao!! Ecco il capitolo nuovo e nulla spero vi sia piaciuto

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Ciao!! Ecco il capitolo nuovo e nulla spero vi sia piaciuto. Ci vediamo la settimana prossima.

Ulysses&Diomedes || Daniel Ricciardo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora