t r e n t a d u e

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Quando mi svegliai la mattina del due dicembre, non seppi definire quali dettagli mi avessero convinto del fatto che fosse arrivato il momento di parlare con Federico. Erano passati molti mesi da quando avevamo iniziato la frequentazione che non aveva mai preso il volo come entrambi avremmo sperato. Lui perché molto innamorato di me, io convinta di portarla avanti perché grazie a lui avevo riscoperto la bellezza di vivere serena in una coppia.

Ma un nome, un volto e due occhi mi avevano impedito di vivermi al cento per cento quello che sarebbe potuto diventare un grande amore da raccontare: Paulo. Perché l'amore va sempre così: quando pensi che la strada giusta sia quella intrapresa, una serie di eventi ti dimostrano che la felicità si trova dalla parte opposta.

E come mi aveva sempre suggerito la nonna: «ti sei innamorata di Paulo dopo aver iniziato ad uscire con Federico. Se ti piacciono due persone allo stesso tempo, scegli sempre la seconda, perché se fossi stata davvero innamorata della prima, la seconda persona non l'avresti mai presa in considerazione».
Ed era vero. Con Paulo non era stato amore al primo sguardo, solo attrazione fisica; poi però, la realtà aveva preso un piega totalmente diversa e le mie convinzioni si erano rivelate errate. Forse non ero del tutto innamorata, ma non avevo più voglia di reprimere quella sensazione che solo lui era in grado di farmi provare.

Proposi al mio quasi ex compagno di vederci quella sera, a soli due giorni da una delle partite più importanti della stagione: Juventus-Barcellona. Come mi fece giustamente notare Gonzalo qualche giorno prima, il momento più giusto non sarebbe mai arrivato; ma un punto lo avremmo dovuto necessariamente porre.

«Sai, ho sperato tutta la giornata che questo momento non arrivasse mai» ammise, invitandomi ad entrare nella casa in cui avevamo passato tanti bei momenti.

«Credimi se ti dico che anche io avrei voluto che le cose si evolvessero diversamente» confessai: lasciarlo non mi avrebbe lasciata a cuor leggero.

Ne era consapevole, e mi invitò ad accomodarmi sul suo divano in pelle bianca «Non saprei da dove iniziare»

«Non c'è nessun problema, posso parlare io»

«Certo» rimase a fissarmi, in attesa di quelle parole che la mia bocca fece fatica a pronunciare.

Accennai un sorriso, che svanì poco dopo «Non dirò che la colpa è di qualcuno dei due, perché credo sia evidente che se una relazione non prende piede è presente un problema di base»

«Non credo di avere responsabilità a riguardo» intervenne immediatamente, con sguardo freddo e una voce estremamente impostata.

«Non è colpa di nessuno» sottolineai nuovamente «La nostra storia è iniziata in un momento sbagliato; un periodo di cambiamenti importanti, che mi ha vista distratta e affaticata»

«Questo non impedisce di amare una persona»

Annuii consapevolmente «Hai ragione, non è questo che influenza un sentimento. Ma ho avuto la testa impegnata in tante cose, e spesso ho perso di vista il nostro rapporto e non sono riuscita a mandarlo avanti»

«Non ci hai neanche provato» mi offese sentir dire parole come quelle.

«Qui ti sbagli Federico. Io ci ho provato, ma non ci sono stata in grado»

«Io non ho mai visto grande impegno da parte tua» alzò le spalle.

Sospirai, cercando di fare appello a tutto il mio auto controllo «Non puoi accusarmi di non aver fatto nulla in questa relazione»

«Non ho detto questo. Una cosa l'hai fatta: terminarla»

«Sai che non è così»

«Invece è proprio così, Beatriz. Quando abbiamo iniziato questa frequentazione tu non eri affatto convinta di volere un rapporto di questo tipo; e quando inizi ad uscire con una persona devi essere sicura, altrimenti sarà tutto in salita»

Pensami anche domani -Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora