t r e n t a c i n q u e

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Guardare le montagne che in lontananza stringevano come in un tiepido abbraccio la mia città natale, aveva un sapore più amaro del solito. Tornare a casa non aveva suscitato in me quell'emozione che ero solita provare; forse per la consapevolezza di essermi lasciata alle spalle i miei unici giorni di serenità, o forse perché non avevo nessuno che mi aspettasse a braccia aperte. Nessuno tra le persone che avrei voluto lo facesse. Inutile sottolineare a chi stessi pensando: ormai la mia mente si limitava a viaggiare verso quell'unica e folle direzione.

Cercai di ignorare le insistenti chiamate di Juan, che da un paio di giorni mi trovava irreperibile. Con la situazione che stavo vivendo lui non aveva nulla a che vedere, ma non avrei voluto sentire nessuno parlarmi di tematiche su cui mi concentravo fin troppo. Lui non aveva responsabilità, non era interno alle varie vicende, ma sapevo per certo che fosse venuto a conoscenza di molti dettagli; con Paulo erano troppo amici per occultarsi notizie di un certo peso.

Sentii il citofono suonare, e forse per la prima volta in vita mia, aprii chiedendo chi fosse «Non capisco cosa ci faccia vestita così; non sei pronta?»

«Anche io sono contenta di vederti Douglas» sembrò essere passato un secolo dall'ultima volta in cui ci eravamo ritagliati un momento solo per noi.

«Più tardi daremo spazio ai convenevoli» si intrufolò in casa senza neanche un accenno di invito «Perché non vai a sistemarti? Dobbiamo essere al Piper fra mezz'ora, e sai che odio arrivare tardi»

«Piper? Ma di che cosa stai parlando?» non capii e la situazione iniziò ad assumere una parvenza di comico.

Roteò gli occhi, spingendomi in camera da letto «C'è la festa di Juan, alla quale sei stata invitata»

«Non sapevo che avesse deciso di festeggiare»

«Certo che no; ma lo avresti saputo se ti fossi degnata di rispondergli al cellulare in questi giorni. Che cosa ti è preso? Ora vorresti deludere anche i tuoi amici?»

Mi ferì più del dovuto quell'affermazione «Non credo di essere dell'umore giusto per andare in discoteca»

«Non so che cosa stia succedendo in questo periodo ma sarò felice di ascoltarti quando me ne vorrai parlare. Adesso però, è arrivato il momento giusto di uscire dal bozzolo che ti sei creata negli ultimi tempi» cercò qualche capo nella mia cabina armadio.

«Non troverai nulla di adeguato per il Piper» era una delle discoteche più chic del Nord Italia, tanto da richiedere un dress code al di fuori del mio stile.

Mi squadrò per una manciata di secondi «Hai più vestiti di Christian Dior nell'armadio; mentre io cerco qualcosa di appropriato, tu pensa a darti una ripulita»

«Non verrò, Douglas» sorrisi nel notare la sua dedizione a questa causa, sfortunatamente per lui già persa in partenza.

«Invece si che verrai. Potrai anche aver chiuso con Paulo, ma Juan è un tuo amico e non c'è motivo per il quale dovresti evitare il suo compleanno»

«Perché al suo compleanno non potrò evitare Paulo»

Annuì «E nemmeno Federico, ma questo non ti mette nella posizione di declinare l'invito»

«A me sembrano due ragioni sufficienti» scossi il capo e sospirai, stufa di dover insistere.

«Se ti rifiuti di sistemarti, giuro su me stesso che ti porterò con la forza in queste condizioni. E credimi se ti dico che non hai un bell'aspetto»

«Dovrei sentirmi offesa?»

Alzò le spalle «Da quanto non ti dedichi del tempo?»

«Non ne ho idea» ammisi; probabilmente dalla cena della società juventina, tenutasi ad ottobre.

Pensami anche domani -Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora