q u a t t o r d i c i

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L'alba a Torino era sempre stata incredibile: l'umidità che scompigliava i capelli, un fresco insolitamente estivo, e quella luce che rendeva la città ancora più romantica. Federico insistette per accompagnarmi in aeroporto e non me la sentii di negarglielo dopo la notte che avevamo appena trascorso. Non lo avrei voluto ferire più di quanto sapevo avrei potuto fare in futuro; i suoi occhi erano luminosi e speranzosi che questa storia andasse avanti, e di contraddirlo non me la sarei sentita. Non fu spiacevole quando, all'entrata del terminal 3, mi lasciò un bacio che durò una ventina di secondi.

"Potrebbe averti riconosciuto chiunque Fede" lo ammonii, non perché non mi fosse piaciuto, ma perché avrei voluto evitare di leggere il mio nome sulle pagine di gossip.

"A me non importa dovermi nascondere" parve deciso "A te?" mi porse la mano ed io posai delicatamente la mia sulla sua.

"Ne parleremo tra cinque giorni,ora non c'è tempo"

Lasciò un secondo bacio, a stampo questa volta "Ti chiamerò questa sera, va bene?" non avrei saputo dire quanto mi facesse più o meno piacere, però mi limitai ad annuire.

L'atmosfera all'interno degli aeroporti l'avevo sempre trovata magica: respiravo un'aria di felicità. La gente sorrideva nell'immaginare il viaggio che l'avrebbe attese, il suono delle valigie che correvano perché qualcuno era in estremo ritardo dava un ritmo a tutto e il rumore dell'aereo che decollava faceva pensare ad una sola cosa: qualsiasi fosse la meta o la persona che stavi per raggiungere, mancava davvero poco.

Forse, per la prima volta, non fui così felice di trovarmi in quel posto; il luogo perfetto nel momento sbagliato. Con tutto quello che stava succedendo in quei giorni non avrei voluto allontanarmi, o almeno non così tanto; mi sarei potuta prendere due giorni di pausa per andare in montagna con Mel ed Isa, o avremmo potuto optare per un centro termale un weekend intero. Sicuramente la mia idea di allontanarmi non corrispondeva al viaggiare fino alla calda e caotica capitale spagnola.

Il lato positivo di questo spostamento fu il relax che solo un viaggio in aereo mi avrebbe potuto concedere; mi aveva sempre affascinato vedere tutto dall'alto, ed immaginare quale persona sarei potuta essere e che cosa avrei potuto fare se solo un piccolo dettaglio della mia vita fosse stato diverso. Se solo, invece che nascere a Torino, fossi nata ad Aosta, a Parigi oppure a Londra. Chissà quale versione di Beatriz sarei stata.

Non sentii la necessità di infilare le cuffie per rilassarmi, mi sarebbe bastato osservare fuori dal finestrino e pensare a tutto ciò che per qualche giorno mi stavo lasciando dietro. Sentii che l'unica cosa che mi sarebbe mancata davvero sarebbero state le braccia di Gonzalo, dove non cercavo riparo da più tempo di quanto avrei dovuto. Lui era il posto verso il quale avevo necessità di andare, nessun altro se non quello.

"Niña, ¿como te fue el viaje?" sembrava passata una vita dall'ultima volta che ci eravamo visti.

"È andato bene, ma non sono riuscita a chiudere occhio neanche dieci minuti"

"Yo quería hacer un paseo por el centro, pero si quieres descansar está bien, nos vemos en la noche"

Negai con il capo "No, preferisco fare un giro" l'idea di rimanere sola con i miei pensieri non mi sarebbe piaciuta.

"Sei sicura di voler stare in hotel? Casa es muy grande y la vamos a pasar bien juntos" avevo sempre apprezzato il sul sforzo nel parlare italiano.

"Sicura, ma grazie" non sarei voluta rimanere da lui, non c'era più alcuna intimità "Mi accompagno? Così potrò lasciare le valigie"

Sembrava essere passata una vita dall'ultima volta sulla Gran Via insieme "Esto me trae muchos recuerdos, ¿Sabes?" annuii "Fueron meses lindos"

"Si è vero, siamo stati bene" non ero stata innamorata, ma era la persona che più di tutte mi era stata vicina dopo la rottura forzata con G.

Pensami anche domani -Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora