v e n t i q u a t t r o

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"Mi sei mancato" ammisi, non appena gli aprii la porta di casa, invitandolo ad entrare "Siamo arrivati al punto in cui ti rifiuti persino di baciarmi?"

"Credimi se ti dico che è uno sforzo anche per me; sono qui solo perché dobbiamo parlare" non lo avevo mai visto così rigido.

"Lo so" ammisi, ferita dalla sufficienza nel suo sguardo "Non vorrei litigare però; possiamo confrontarci, ma non sono pronta ed una discussione"

Passò nervosamente la mano tra i suoi capelli lisci e bagnati "Beatriz ti chiedo solo di darmi spiegazioni, credo di meritarmelo"

"Io non saprei da dove in" mi interruppe con un gesto della mano, mentre si lasciò cadere sul divano bianco in salone.

"Potresti dirmi il motivo per cui mi hai mentito; ti ho mai dato anche solo una ragione per non fidarti di me?"

"Mai; non è colpa tua, tu sei perfetto"

Roteò gli occhi, e sperai non si fosse innervosito ancora di più "Così perfetto che pensi che mentirmi sia la cosa giusta"

"Avevo solo paura di vederti ferito o arrabbiato; non è una giustificazione, ma l'ho fatto in buona fede"

"No Bea, non è così"

"Perché non mi credi?" mi ferì: sapevo di dire una mezza verità, ma ero convinta mi credesse.

"Sei stata tu a darmi un motivo per non fidarmi"

Cercai il contatto fisico, che lui prontamente evitò "Non ti ho mai mentito,se non su quella sciocchezza"

"Beatriz" indurì la mascella e i lineamenti risultarono ancora meno rilassati "Non sono un idiota, e lo sai"

"Non ho mai detto una cosa simile"

"Comportandoti così è come se lo facessi. Mi tratti come un ragazzino, quando sono tutto fuorché questo"

Si alzò di scatto, per la tensione "Mi spieghi cosa ti ha reso così nervoso? Non posso credere che sia stata una bugia bianca come quella dell'altro giorno"

"Posso andare a prendere un bicchiere d'acqua?" annuii, e lo seguii in cucina.

"Tieni" gli porsi il bicchiere di vetro "Mi dici che cosa succede?"

"Ho fatto una cazzata a venir qui da te; forse è meglio che me ne vada"

Sapevo che il sangue stesse ribollendo nelle vene, e mi sentii terribilmente in colpa "Nessuna cavolata, hai fatto la cosa giusta. Abbiamo una bella relazione, se qualcosa non va ne possiamo parlare"

"Abbiamo?" imitó una voce stridula, e sorrise ironicamente.

"Cosa vorresti dire?" non cercai neanche più di avvicinarmi, lui si impegnò a mantenere sempre una debita distanza.

"Nulla,assolutamente niente. Non importa"

Incrociai le braccia, sotto al seno "Invece a me importa; per quale motivo lo hai detto con tanta ironia?"

"Nessun motivo" iniziai a sentire una certa tensione propagarsi dentro di me.

"Non essere immaturo"

"Tra i due sono io quello poco maturo?" sorrise nuovamente e mi sentii ancora più in difficoltà; la freddezza nei suoi occhi non prometteva nulla di buono.

Negai con il capo "Sto solo dicendo che non è un atteggiamento da uomo adulto; parlami, avanti"

"No" si guardó i piedi, pur di non scambiare uno sguardo.

"Federico, non risolveremo nulla in questo modo" provai ad insistere, non avrei lasciato che la conversazione terminasse così.

"Cazzo Beatriz" esclamò, facendo cadere per errore il bicchiere, che si ruppe in mille pezzi; l'eco del vetro mi risuonò nelle orecchie per una decina di secondi "Scusa non volevo"

Pensami anche domani -Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora