s e t t e

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Ormai il controllo che avevo del mio corpo stava scendendo sotto la soglia minima; per la prima volta dopo tanto tempo mi ero lasciata andare alla spensieratezza. Troppe cose da voler accantonare in un angolo remoto della mia mente.

"Non so come ringraziarti della meravigliosa serata che mi hai organizzato; è stato tutto perfetto" si avvicinò e prese posto accanto a me.

Staccai lo sguardo dal punto fisso e vuoto che stavo guardando "Sai che per vedere questo farei qualsiasi cosa" posai l'indice sulle sue labbra,mentre il mio tono di voce era identico a quello di un'ubriaca media.

"Quanto hai bevuto da uno a dieci?" prese il mio dito e approfittò per stringere al suo petto la mia mano.

"Undici..forse dodici" mimai un gesto di incertezza con la mano libera dalla sua presa.

Sorrise,intenerito "Dico a Isabella che torniamo a casa, andiamo"

"No no no no no, non rovinerò la tua notte sfrenata con lei per farti fare il babysitter; ho ventiquattro anni e me la posso cavare da sola" cercai di indicare i miei anni sulle dita, mentre la voce si faceva sempre più impastata.

"Almeno lascia che ti accompagni a casa"

"Ci penso io Pipa, non ti preoccupare. Dammi solo le chiavi del tuo appartamento" l'argentino aveva il particolare talento di intromettersi in questioni che non lo riguardavano.

Gonzalo indicò la borsa non lontana da me "Lei ne ha una copia" si avvicinò a lui, ma io riuscii a sentirlo "Non fare cazzate Paulo" e lui sorrise come risposta.

"Posso accompagnarla io Pa, non ci sono problemi" rividi dopo una mezz'ora le sue braccia tatuate.

"Tranquillo amico, ci penso io" e lo salutò,prima che venisse a baciare la mia guancia.

Inspirai il suo profumo non particolarmente dolce "Allora posso contare sulla famosa cena?"

"Quando vuoi" risposi, con sguardo esageratamente provocatorio, senza rendermene minimamente conto.

"Andiamo?" vidi il suo braccio protendersi verso di me, e notai il filo rosso al suo polso, uguale a quello di G "Hai paura?"

Afferrai la sua mano e lui strinse forte la mia "Non ho paura"

"Però ne hai degli ascensori vero?" aspettammo che dal quindicesimo piano arrivasse al ventiduesimo.

"E tu come fai a saperlo?"

"Douglas" sorrise e con fare innocente alzò le spalle.

Alzai gli occhi al cielo "Non riesco più a camminare su questi tacchi, quanto li odio" mi piegai per sfilarli.

"Ora decisamente riconosco la tua altezza"

"Detto dal ragazzo più alto della Serie A" feci la linguaccia, e lui con fatica trattenne la risata.

"Vieni dai, non puoi camminare senza scarpe" mi fece perdere in una frazione di secondo il contatto con il terreno.

Tentai di dimenarmi goffamente "Non sono un sacco di patate, mettimi giù"

"Troppo tardi, non cercare di liberarti perché non ci potresti riuscire"

"Paulo mi si sta alzando il vestito" cercai di allungarlo un po' sulle gambe "Per favore"

"Sei riuscita a chiamarmi per nome, devo urlare al miracolo?" sorrisi prendendolo in giro "E comunque non guardo il tuo corpo, ne ho visti di migliori"

Mi lasciai andare sul sedile del passeggero "Stronzo" lasciai sfuggire dalle mie labbra.

"Non riesco a guidare senza musica, smettila di abbassare il volume" allontanò la mia mano dal suo display.

Pensami anche domani -Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora