Berna vorrebbe tornare a Firenze nei prossimi giorni,ce ne hanno concessi tre di pausa; recitava il messaggio inviatomi da Paulo. Non capii quale fosse il motivo per il quale mi rese partecipe di un dettaglio come quello: Federico non si era fatto vivo, e intuii che quel silenzio sarebbe durato ancora a lungo.
Ripresi a correre, non curante delle notifiche che continuavano ad arrivarmi; il freddo di Novembre iniziava ad essere notevole, e la brezza contro le mie guance le rendeva rosse e ghiacciate: amavo quella sensazione, tanto quanto solitamente le altre persone la detestano. Ero sempre stata controcorrente, in moltissimi dettagli della mia vita.
Mi rilassai sotto il getto bollente della doccia e pensai a cosa avrei potuto fare per Fede e a quante possibilità avessi di farmi perdonare. Non avevo mai negato a me stessa e agli altri di non essere innamorata, ma durante le due settimane senza di lui mi resi conto di quanto il suo sorriso riempisse le mie giornate. Non lo avrei mai amato, non finché Paulo fosse stato presente, ma avrei potuto imparare a stare con lui.
Potresti andare a trovarlo, una sorpresa come questa non potrebbe far altro che migliorare le cose, riportava il messaggio dell'argentino che ancora non avevo letto.
Non ero sicura che piombare nella sua città fosse l'opzione più adeguata, ma rimasi sorpresa nel notare come Paulo si stesse sforzando di aiutare la nostra storia. Il motivo? Forse, come aveva detto lui, la cosa migliore sarebbe stata rimanere amici: e quali amici non si aiutano nei momenti di difficoltà?Asciugai i capelli e li lasciai cadere lisci sulle spalle; guardai il mio rifletto allo specchio e mi parve di vedere la mamma: quanto avrei voluto che fosse qui a darmi una mano. Chi non ha mai perso un genitore, non sa cosa si provi nell'essere privato di un punto di riferimento. Io quel punto, non lo avevo mai avuto nei momenti di grande bisogno.
Asciugai con il dorso della mano la lacrima che attraversò parte del mio viso e uscii dal bagno.
Infilai un leggings ed una felpa che Federico aveva lasciato a casa mia e, dopo aver infilato il cappotto e afferrato le chiavi necessarie, salii in macchina per andare a Vinovo.
In una serata pensierosa, nulla avrebbe potuto consolare quanto una cena a base di sushi. E quale miglior sushi a Torino, se non quello di Claudio Marchisio e sua moglie?"Beatriz, stiamo iniziando a preparare l'ordine adesso, sono desolato per il ritardo" sorrisi, per non farlo sentire in colpa.
"Non c'è nessun problema, non ho nessuno ad aspettarmi" non seppi quanto risuonò triste quella frase.
Claudio sembrò non farci caso "Come procede? Siamo vicini al mercato invernale"
"Non mi posso lamentare, le cose vanno bene" mentii, la questione Asensio non era ancora risolta.
"Paulo ti da filo da torcere, vero?" erano molto amici.
"Si diverte a non rendermi il lavoro facile, ma è una grande opportunità lavorare con lui" non potevo negare il risalto mediatico che mi aveva portato.
Segnò un paio di notazioni sul blocco di carta accanto al bancone "Il rinnovo? Sto notando con piacere che ha cambiato tenore di vita: Oriana l'ha aiutato parecchio"
"Così sembra" non fui in grado di ignorare quella strana stretta allo stomaco che provai nel sentire quella frase.
"La scorsa sera siamo andati a cena da lui" non era particolarmente di mio interesse, ma la sua voce l'avrei ascoltata per ore.
"Spero non vi abbia avvelenato con la sua cucina"
Rise, probabilmente trovandomi buffa "Sai che invece non è affatto male come cuoco?" rimasi sorpresa.
"Non lo avrei mai detto" ammisi, prima che si dileguasse un paio di minuti.
Sentii la porta aprirsi, e una folata di vento gelido scontrarsi contro le mie gambe "Bea, che coincidenza. Cosa ci fai qui?"
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Pensami anche domani -Paulo Dybala
Romansa«Io voglio svegliarmi e trovarti al mio fianco,nulla di più» [l'intera storia è frutto della mia fantasia,nessun evento è accaduto realmente; non che io sappia]