Into The Darkness

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Buio.

La piccola e lontana sagoma dai biondi capelli folti stava gridando con tutto il fiato che aveva in corpo, correndo attraverso l'oscurità.
L'eco dei suoi passi si disperdeva nell'infinito, mentre un vapore sottile fluiva dal nero pavimento.

Naruto si era perso.

Non sapeva dove fosse, non riusciva a mettersi in contatto con nessuno; chiamava a gran voce tutti i suoi amici senza ricevere alcuna risposta.
Come ci era finito lì? L'ultima cosa che ricordava era che stava combattendo per salvare Himawari.

"Himawari..."

L'Hokage urlò il nome di sua figlia, continuando a correre spaesato: doveva salvarla.

Vagò senza meta per diverse miglia sperando di uscire in qualche modo da quel buio opprimente, ma non scorse nulla davanti a lui, solo altra oscurità.
Si fermò per riprendere fiato, quando la testa iniziò a pulzargli dolorosamente. In quell'istante si palesarono ai suoi occhi i flashback di quanto stava accadendo fuori: vide Himawari salvata dalla squadra 7; vide suo figlio attaccare uno degli alleati di quello strano individuo; vide Sasuke proteggerlo e tutti gli altri lottare con foga contro i nemici.

«Cosa gli hai fatto?!...»

Ebbe un sussulto, riconoscendo la figura esile e aggraziata come quella di Hinata: stava cercando di avvicinarsi a lui.

«Hinata...» sussurrò, allungando la mano nella sua direzione per toccarla, ma qualcuno la allontanò da lui: l'Hokage riconobbe Kiba, che stava tenendo la sua donna per la vita, cingendola con un braccio. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene. Strinse i pugni, tentando di reprimere la voglia di fare davvero del male all'amico, ma una voce lontana eccheggiò nell'ombra, rompendo il silenzio...


"Lei non ti vuole. Guarda bene."


L'Hokage scorse il sorriso che Hinata stava porgendo a Kiba, e mentre la poca fiducia in se stesso lo abbandonava, vide l'uomo avvicinare il suo viso a quello della sua donna, per poi assaporare con piacere le labbra di lei.


"No."


Naruto si accasciò a terra, impietrito. Volse di nuovo lo sguardo verso quella scena, la quale si stava ripetendo all'infinito: Hinata gemeva soffocata dalla lingua di Kiba, che la teneva stretta a sé.

«Basta,» ansimò matido di sudore, con la testa pronta a scoppiare. «Fermati...non...»


"Sei patetico. Il peggiore ninja sulla faccia della terra. Come potrebbe stare con uno come te?"


Portatosi le mani alle orecchie e piegato in segno di contrazione, Naruto vide Hinata fissarlo con ribrezzo, mentre Kiba passava a leccarle languido l'incavo del collo, volgendo un sorriso beffardo al rivale:


«Hinata ha scelto me, fattene una ragione.»


L'oscurità fu scossa da un tremore sordo.


L'aura di Naruto si disperse lungo quel buio infinito, sollevando delle piccole gocce melmastre dal pavimento: l'Hokage sentì tutta la rabbia repressa in quei lunghi mesi fremergli nelle vene; i tendini dei polsi dolevano dalla stretta dei suoi pugni e uno stridio uscì dai suoi denti serrati.
Ripensò a tutto quel tempo passato senza di lei e alle lunghe notti solitarie in cui avrebbe voluto stringerla a sé e farle sentire quanto la amava, quanto ardentemente la desiderava; rivide i giorni infiniti, fatti di lavoro e impegni, e il volto dei giovani Uzumaki tristi e lontani da lui come padre; Hinata usciva con Kiba mano nella mano insieme ai suoi figli; la immaginò nuda, gemente di piacere sotto Kiba, che la faceva godere come mai era riuscito lui in vita sua...



«NON TOCCARLA!!!»



L'aura si disperse con un forte rimbombo, mentre un turbine gigantesco si generava intorno a un Naruto in preda all'odio.
Calò di nuovo il silenzio. L'uomo si gettò a terra, esausto.


«...La gelosia nasce come un puntino invisibile vicino al petto. Poi, a poco a poco, cresce e impregna tutto il cuore.»


L'ombra di quell'uomo sbucò fuori dal nulla, accompagnato da un sorriso di scherno. «Ma, vedi... è mia opinione credere che sia salutare, di tanto in tanto, mettere un punto interrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato...
Non la pensi anche tu così?»

Naruto tentò di tirargli un rasengan, ma questo finì per passare attraverso il nemico, il quale non venne scalfito in alcun modo dal colpo.

«Dai, mi credi davvero così sprovveduto? Mi offendi» lo rimproverò, svanendo di nuovo nell'ombra.

«Che cosa vuoi?» chiese Naruto, cercando di individuarlo nell'oscurità.

«Quello che ti rende speciale agli occhi di tutti. Il dono che hai ricevuto e che, senza di esso, farebbe di te un semplice uomo come tutti gli altri.»


Eccolo.


«Rasengan!» Naruto provò un altro colpo, inutilmente. Stavolta il nemico non stette fermo e urtò l'Hokage con un calcio in pieno petto, facendolo cadere in avanti.

«Se vuoi Kurama,» ringhiò tossendo per il colpo preso, «dovrai prima uccidermi. Ma non sarà facile.»
L'ombra di quell'individuo lo scrutò in tono beffardo.
«Oh, ma non serve... Kurama sta già uscendo da solo e, in quanto Forza Portante, tu morirai.»

«Che cosa!? Kurama sta...?»

Naruto ebbe un'altra fitta alla tempia, stavolta più forte della prima, e nell'oscurità si aprì di nuovo una fessura temporale: Konoha era in fiamme, logorata dall'attacco dell'organizzazione controllata da quel bastardo. Sasuke tentava di colpirlo al torace, ma una folata gigantesca a forma di zampa lo scaraventò lontano; allora Naruto riconobbe quel chakra come quello di Kurama.

«Sei sorpreso? Infondo non sei altro che un mostro.»

Dal braccio del nemico uscirono lunghe catene melmastre che bloccarono Naruto, in modo da non potergli dare la minima possibilità di fuga, e mentre queste gli si stringevano attorno a gambe polsi e collo, l'uomo misterioso presentò un'ultima scena all'Hokage...

Naruto sentì il sapore del sangue scorrergli in bocca e il profumo di Hinata pungergli le narici.
La stava soffocando con la forza delle sue fauci.

Si dimenò, cerando di fuggire da quella vista straziante: stava uccidendo la donna che amava con le sue stesse mani.

«Cosa mi hai fatto fare!? Lei non c'entra!» urlò disperato. L'uomo rise, divertito dalla stupidità della Forza Portante:

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora