Now or Never

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"Dove sono?"

Un suono ovattato e ripetitivo aleggiava all'interno di quel buio senza fine.

Provò ad aprire gli occhi, ma questi sembravano essersi fatti così pesanti da non riuscire a controllarli.
Nessun dolore. Nessun intorpidimento. Solo tanto, tantissimo sonno.

C'era un gran senso di pace. Sembrava di galleggiare in un vasto oceano fatto di niente.
Non c'era colore intorno a lui. Non c'era odore.

"E così, è questa la mia fine?"

Pur senza alcun controllo sul suo corpo, sentì che questo stava scendendo sempre di più lungo gli abissi di quel nulla. Provò ad invocare Kurama, ma il suo fidato compagno non rispose al suo richiamo.

Dopo quello che sembrò un tempo infinito, finalmente poté sentire il pavimento sotto i suoi piedi.

"Che posto è questo?" si chiese, sbattendo a fatica le palpebre stanche. Per un istante gli sembrò di essere tornato dentro la densa massa di chakra oscuro creata da Utagai, ma rifletté sull'impossibilità di tale ipotesi, poiché sapeva benissimo di averlo sconfitto una volta per tutte.

Si osservò le mani, poi il busto, arrivando così all'altezza dell'ombelico: quando vide che nessuna ferita sembrava essere comparsa sul suo corpo, si accorse di come fosse possibile riuscire a intravedere la sua sagoma attraverso lo specchio di quella strana superficie sopra cui si trovava.

«Ehi, mi sentite?» gridò, seguendo l'eco delle sue stesse parole.

...

«Qualcuno riesce a sentirmi?» urlò di nuovo, stavolta con più enfasi, ma nulla.

Nessuno rispose al suo grido d'aiuto.

Intimorito da quella strana situazione, senza sapere bene dove andare o come muoversi in quel nulla cosmico, Naruto allungò il primo di numerosi passi, iniziando a camminare senza meta attraverso l'infinito niente.

I minuti sembravano ore, le ore giorni. Camminò ancora e ancora, scoprendo che non vi era suono alcuno, nemmeno quello dei suoi passi; solo un flebile eco ovattato, come di un rintocco ripetitivo e serrato, che Naruto osservò seguire il ritmo del suo respiro.

Aveva una gran fame. Quanto tempo era passato da quando aveva iniziato a vagare nell'oscurità? Dove poteva trovare del cibo?

«Eheheh

Sussultò, voltandosi di scatto: a pochi passi da lui, un bambino di circa tre anni lo stava fissando con sguardo birbante, mentre teneva in mano un grande pennello sporco di vernice.

«Ehi tu,» mormorò, rincuorato dal fatto di non essere l'unico passante in quello strano ed immenso mondo. Il bambino lo fissò per qualche minuto senza proferire parola, per poi voltarsi ed iniziare a correre.

«Aspetta un attimo!» gli urlò dietro, mentre prendeva a seguirlo. Il bambino sembrava molto più veloce di lui, che sentiva la fatica crescere ad ogni passo. «Vuoi fermarti un secondo?» imprecò a denti stretti, ma il bambino non aveva alcuna intenzione di starlo a sentire.

Dal nulla, ecco che apparve il vecchio chiosco di Ichiraku.

"Che fortuna!" pensò, prendendo dalla tasca i ryo necessari per una ciotola di ramen.

Si sedette al bancone pregustandosi il piatto, quando vide con la coda dell'occhio che il bambino di prima lo stava spiando dallo stipite d'entrata con occhi tristi. Combattuto tra i morsi della fame e la stretta al petto per quel bimbo così solo, Naruto sospirò, allungando i ryo verso di lui con un sorriso paterno:

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora