A Bright Year

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I primi raggi di sole ballavano sulle finestre della camera, accompagnati dal tenue canto dei passeri allegri per l'arrivo della tanto attesa primavera.

La donna scostò le lenzuola, avvicinandosi in punta di piedi alla balaustra della terrazza: Il cielo era sorprendentemente nitido, quella mattina. Hinata respirò a pieni polmoni il turbinio di profumi tenui; l'aria tersa la fece rabbrividire, costringendola a stringersi nella vestaglia leggera.



"...Un anno."






Era la stessa mattina in cui decise di spedire a Naruto la lettera di divorzio.

Come un anno prima, quel giorno Konoha si era svegliata piena di fiori e di luce. Il cielo era di un meraviglioso azzurro acceso, e le poche nuvole bianche si muovevano lievi, dando l'impressione di essere fermi in un momento perfetto del proprio esistere.

Si soffermò a pensare a quante cose erano accadute, a quanti giorni era stata lontana dall'uomo che aveva sempre ammirato, al quale si era legata indissolubilmente anima e corpo, e con il quale era riuscita a costruire, giorno dopo giorno, ciò che c'era di più arduo da mantenere.

Si avviò verso le camere dei suoi figli, svegliandoli dolcemente. Preparò loro la colazione, il pranzo al sacco e li salutò, osservandoli dalla porta d'entrata mentre si avviavano prima dal nonno, poi all'Accademia.

Si tolse di dosso lo strato di sudore e malinconia accumulati nella notte, facendosi una doccia fresca; passò davanti al suo armadio e scelse uno qualsiasi dei suoi completi, non importava quale.

Quando uscì di casa, mille pensieri le inondarono la testa. Camminò lentamente lungo i vicoli stretti della città, passando davanti al parco dove, quasi un anno prima, Kiba le aveva confessato i suoi sentimenti; decise di entrarvi, seguendo la pioggia lieve dei petali di ciliegio che sembravano aver steso un tappeto roseo solo per lei e per quella sua strana malinconia.



Dopo quella notte, nulla fu più come prima.



Non riusciva a ricordare tutti i particolari, tanto era il dolore che le compresse il petto: fiamme alte quanto palazzi; urla; lacrime; facce sconvolte; luci e rumori di sirene... senza sapere come si ritrovò in ospedale, a seguire la barella su cui giaceva un Naruto dallo sguardo sereno.

Non sentiva alcun dolore.

Il suo splendido abito distrutto e macchiato di sangue, le profonde scanalature lungo il suo collo, ora cicatrici di un momento così intenso da averle offuscato i sensi...

C'era tanto rumore.
Eppure, l'unica cosa che non riusciva a sentire era il respiro di Naruto.


«Vi prego!» continuava a urlare, mentre gli infermieri le bloccavano la strada, impedendole di seguirlo oltre la sala operatoria. Ricordò di aver gridato il suo nome, di aver supplicato in ginocchio, di aver allungato la mano verso quella porta, scorgendo il suo viso un'ultima volta...


«Hinata.»

Una voce lontana svegliò i suoi sensi, facendola tornare lungo il viale fiorito.

«Iruka-sensei.»

L'uomo si avvicinò a lei porgendole un sorriso stanco; era invecchiato parecchio, e la tristezza dipinta sul suo volto non aiutava a distendere le rughe ormai spuntate agli angoli dei suoi occhi. Il vecchio maestro concentrò la sua attenzione sulla busta di carta che Hinata stava portando con sé:


«Vai da lui?»

Hinata si strinse nelle spalle senza dire una parola.

«Non credi che sia meglio per te non-»

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora