What would you answer me?

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«Ecco a lei!»

Hinata posò la tazza di the bollente su uno dei tavolini del bar, supervisionata dal suo nuovo capo che da lontano le stava facendo segno di avvicinarsi al bancone. Hinata fece un inchino formale ai due consumatori, scusandosi per l'attesa.

«Così non ci siamo Hina,» le disse Takehita in disparte, «sei troppo tesa, rilassati! O finirai per far innervosire i clienti!»

La Hyuga abbassò lo sguardo, leggermente in colpa per la ramanzina; non aveva idea che lavorare in un locale potesse essere così faticoso!

Aveva iniziato da quasi quindici giorni e sebbene all'inizio fu quasi traumatico per lei imparare le basi, come ad esempio il prezzo di ogni bevanda, ora le sembrava quasi di saperlo fare da sempre. Il suo lavoro consisteva nel pulire ed asciugare i calici e le tazzine, rassettare il bancone e i tavolini, servire le bevande ai clienti e, soprattutto, interagire con loro.

Ecco, quello per lei era davvero arduo.

La sua timidezza, benché diminuita nel corso della vita, era comunque rimasta il suo tallone d'Achille, e riuscire a sostenere gli sguardi enigmatici che talvolta le lanciavano i clienti era molto pesante.

«Perdonami Takehita-kun, cercherò di essere meno apprensiva» rispose, facendo un inchino in segno di scuse. L'uomo sbuffò rassegnato, mettendole le mani sulle spalle:

«Ascolta, stai già sbagliando... non devi essere sempre così formale! E smettila di chiamarmi Takehita-kun, chiamami semplicemente per nome, ok?»

«Ok... Takehita.»

Finalmente la vide allegra e determinata e le rivolse un grande sorriso. Il pomeriggio passò in fretta, e quando anche l'ultimo cliente lasciò il locale, i due fecero un respiro di sollievo girando il cartello sulla porta e incominciando a pulire.

«Oh, credo che qualcuno ti stia aspettando» pronunciò con una punta di divertimento il suo titolare mentre asciugava le ultime stoviglie. Hinata si voltò verso la porta a vetri del bar e vide Kiba dall'altra parte della strada, poggiato al muro dell'edificio adiacente a braccia conserte.

«Lo sai? E' stato lui a chiedermi di farti lavorare qui» sentenziò allegro verso la donna. «Era molto preoccupato per te, non so per quale motivo... l'unica cosa che mi ha detto è stata di prenderti come apprendista. Desiderava che tu potessi avere un posto dove non poter pensare per qualche ora.»


"Kiba-kun..."


Le sue gote cambiarono colore, di nuovo senza capirne il motivo. Dopo aver finito di mettere in ordine il bar, Hinata prese la giacca e uscì, salutando Takehita e attraversando la strada.



«Ciao Hina!» la salutò Kiba staccandosi dal muretto e andandole incontro con aria allegra; Hinata lo salutò felice.

«Come mai da queste parti?»

«Che crudeltà,» scherzò lui portandosi una mano sul cuore. «Vengo per vedere come te la passi, e ovviamente per riaccompagnarti a casa.»

Hinata sorrise, incamminandosi verso casa con il suo 'protettore' al seguito.

«Allora, come ti trovi? Ti sei ambientata un pò?»

«Faccio progressi» rispose sincera lei, «è dura, ma lavorare mi piace molto.»

L'uomo osservò il suo viso di nascosto e fu felice di vedere la sua espressione allegra e decisa; sembrava aver preso di nuovo tono e colore, gli occhi erano meno gonfi e il suo viso trasmetteva il solito senso di pace e serenità di quando erano bambini.

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora