Attraction

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«Prego, mi segua» gli disse la capo infermiera camminando per il corridoio.

L'uomo teneva in mano un mazzo di fiori, di quelli già confezionati che si trovano all'entrata degli ospedali, e un triste sorriso di cortesia accompagnava il suo breve tragitto:

In pochi avrebbero detto che quello fosse l'Hokage.

Naruto si era tolto l'uniforme da Capovillaggio. Voleva essere notato il meno possibile viste le circostanze:

Sakura non si svegliava.

Gli tornarono in mente quei terribili istanti di tre giorni prima, quando Konoha fu attaccata durante il Festival: Aveva dato l'ordine esplicito di raddoppiare i turni di guardia, eppure ciò non era bastato; erano riusciti a eludere le truppe più forti di Konoha senza il minimo sforzo.
La capo infermiera si fermò davanti alla stanza centosei, facendogli segno di aspettare; si sedette su una poltroncina posta davanti alla porta, completamente sfinito.

«Ehi...»

Alzò lo sguardo per incontrare quello di Sasuke, ridotto a uno straccio.

«Ehi,» gli rispose, facendogli cenno di sedersi: l'Uchiha si accasciò pesantemente sulla poltrona accanto; non dormiva da due notti, angosciato all'idea di perdere per sempre la donna che amava. Non l'aveva lasciata sola nemmeno per un secondo, tenendole stretta la mano e sussurrandole parole che solo lei poteva sentirgli dire...
«Si sa qualcosa?» chiese preoccupato Naruto e Sasuke scosse la testa, «Tsunade è riuscita a liberarle il chackra da quella sostanza scura ma, secondo lei, quella specie di veleno deve averla destabilizzata al punto da farla cadere in uno stato comatoso. Potrebbe svegliarsi ora... o mai più.»

Il volto terrorizzato dell'Uchiha scosse Naruto nel profondo; l'idea di perdere la sua amica lo terrorizzava, ma sapeva che Sakura era una combattente.

«Stai tranquillo,» disse portando una mano sulla spalla dell'amico «Ci vuole ben altro per fermarla!»

Il sorriso del biondo non lasciava trasparire alcun segno di preoccupazione, le sue parole erano sincere.

«Spero tu abbia ragione... davvero.»

Quel momento di intesa fraterna fu interrotto dall'arrivo di una giovane ninja dai capelli scuri; Sarada si avvicinò al padre con gli occhi colmi di lacrime, seguita da Mitsuki e da Boruto, in pensiero per la sua compagna. Sasuke abbracciò la figlia che si abbandonò a un pianto sommesso, cullata dal calore del corpo del padre, mentre Naruto fissava intenerito suo figlio: non si vedevano dall'ultima sfuriata avvenuta nel locale di Ichiraku, quando gli aveva tirato quello schiaffo.

Alla vista del padre, Boruto non battè ciglio: si limitò ad ignorarlo come si era promesso di fare da quel momento in poi.

«Andiamo, Mitsuki» disse, facendo un cenno al suo maestro che nel frattempo stringeva la figlia al petto nel tentativo di consolarla. Naruto si alzò dalla poltrona e seguì il figlio che si stava allontanando dal corridoio:

«Aspetta.»

Il biondino si fermò senza voltarsi.

«Io...volevo chiederti scusa per l'altra volta.»

«...»

«Ero preoccupato, per te e Himawari...è un bene che non vi sia successo niente.»

A quelle parole, Boruto si lanciò come una furia verso suo padre, strattonandolo per il collo della maglia:

«E tu che ne sai?!? Non hai fatto nemmeno una telefonata, e sono passati giorni!!!»

Rimase attonito davanti alla rabbia del figlio, che continuava a strattonarlo guardandolo con disprezzo: come poteva dirgli che sapeva della loro incolumità perché le sue copie avevano badato a loro per tutto il tempo? Quella confessione avrebbe fatto infuriare ancora di più il giovane, perciò gli lasciò sfogare tutto il risentimento...in fondo, se lo meritava.

Boruto lanciò un'ultima occhiata furente al padre, per poi girarsi e tornare a camminare verso l'uscita:

«Non è a me che devi chiedere scusa,» disse infine senza guardarlo, «Stai solo perdendo tempo.»

Il giovane shinobi scomparve dietro l'angolo del corridoio, mentre Naruto si portava una mano alla tempia che aveva iniziato a pulzare: si voltò in direzione di Sasuke, facendogli un cenno con la testa. L'uomo rispose al cenno e lo salutò, continuando a stringere la povera Sarada ancora in lacrime.

L'Hokage uscì dall'ospedale con l'intento di recarsi nel suo ufficio, dove Shikamaru lo stava sicuramente attendendo. Camminò per circa un'ora cercando di rallentare il più possibile il passo: non aveva alcuna voglia di lavorare.
Con la coda dell'occhio vide le transenne vicino al luogo dell'attentato; alcuni uomini stavano lavorando per rimuovere le macerie pericolanti, ripristinando al meglio la zona. S'incupì, sentendo tutto il peso di quella responsabilità...

La colpa era solo sua.

C'erano stati dei feriti, alcuni anche gravi, e questo perchè lui non era stato in grado di proteggere il suo Villaggio al meglio.


"Sakura mi ha salvato... e io..."


Strinse i pugni per la vergogna, sentendo una stretta al petto al pensiero della sua amica in lotta tra la vita e la morte.


"QuAlCuNo Ti StA sPiAnDo" ringhiò Kurama dentro di lui con fare annoiato.


Naruto si voltò, tendendo al massimo ogni parte del suo corpo: si accorse così che un gruppo di abitanti lo stavano fissando torvo. Preoccupati di essere stati scoperti, il gruppetto di uomini si sciolse. Non capì il perché di quella reazione finché non vide il giornale lasciato a terra da uno di loro: lo raccolse, cercando di far apparire quell'azione il più ordinaria possibile, e ciò che scoprì in prima pagina lo lasciò senza parole...



Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora