Rivals

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Hinata seguiva Shikamaru cercando di mantenere il passo: era chiaro che lo shinobi non aveva alcuna intenzione di tardare un minuto di più. L'enorme palazzo degli uffici televisivi sorgeva proprio nella zona più trafficata di Konoha che distava da Villa Hyuga parecchi chilometri. Shino e Kiba chiudevano la fila, taciturni e schivi.

Era una situazione strana che richiedeva la massima attenzione. Shikamaru le aveva spiegato a grandi linee la proposta di Naruto, e come da accordo quello era il momento di sentenziare assieme a suo marito all'incontro indetto dallo stesso per difendersi dal comportamento poco etico di alcune testate nazionali, circa le informazioni trapelate in quei giorni.

«Siamo quasi arrivati, tieniti pronta» le disse, facendo segno a Shino e Kiba di accostarsi a lei; In un attimo, si ritrovò accerchiata da una trentina di giornalisti che si spintonavano tra di loro urlando il suo nome. La ressa era a dir poco soffocante e i tre shinobi facevano da scudo a Hinata, che si muoveva a stento cercando di arrivare alle porte a vetro d'entrata, stordita dai flash accecanti e dalle urla dei giornalisti:


«Lady Hinata! Dica qualcosa alla telecamera!»

«Lady Hinata, può rilasciare una breve intervista?!»

«Levatevi di mezzo, dannati scocciatori!» urlò Shikamaru, stanco di tutto quel vociare chiassoso.


Riuscirono miracolosamente a passare. Hinata si voltò verso la porta a vetri: seppur fuori dall'edificio, i giornalisti non la smettevano di fare foto e spintonarsi, ricordandole tanti pesci chiusi in una rete...


«Hinata, dobbiamo andare.»


L'eco dei passi eccheggiò nell'enorme atrio vuoto. Fecero alcune rampe di scale che misero a dura prova i piedi della Hyuga, non abituata a tenere scarpe con il tacco così a lungo, e finalmente giunsero al sesto piano: il corridoio era lungo e stretto ma ben illuminato dalle enormi vetrate che davano sull'esterno e dalle quali era possibile vedere, seppur con difficoltà, una delle enormi teste di pietra dei precedenti Hokage, quella del Terzo per essere precisi. La moquette rossa ovattava il rumore dei passi, dando quasi l'impressione di essere finiti in un luogo senza suono.
Shikamaru si fermò davanti ad una delle tante porte rosse che caratterizzavano l'intero piano:


«Aspetta qui.»


La donna iniziò a camminare avanti e indietro con fare nervoso, tenendo le braccia strette al petto. Kiba, che intanto si era poggiato allo stipite della vetrata assieme a Shino, si accorse della sua apprensione e si avvicinò dandole una pacca sulla spalla:

«Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene.»

La gentilezza di Kiba riuscì a calmarla un poco, sebbene il pensiero di essere ripresa dalla tv nazionale la metteva in tremenda soggezione.


«Hinata.»


La donna si voltò verso la fine del corridoio, scorgendo il lungo mantello bianco dell'uomo che l'aveva appena chiamata.

Naruto stava raggiungendo la squadra otto con l'eleganza e il portamento di un vero leader: la postura eretta e decisa era incalzata dalla fermezza dei suoi passi, dando l'impressione di essere pronto a qualsiasi sfida. Una fossetta appena visibile spuntò sulla sua guancia destra: poteva sembrare un segno di risolutezza, ma Hinata sapeva bene che quello non era altro che un tic nervoso di Naruto, che spuntava solo quando si sentiva fortemente a disagio.

L'Hokage raggiunse il piccolo gruppo, contento di vedere delle facce amiche. Si concentrò soprattutto sulla figura di lei, così elegante e raffinata: le sorrise dolcemente, sperando che quel gesto le facesse sentire lo scroscio di emozioni che stava provando in quel momento... d'istinto gli venne una gran voglia di baciarla, ma non gli era permesso.

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora