Run

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«Akamaru, fermati!»

Kiba stava rincorrendo il suo fedele compagno per le vie affollate di Konoha. Gli abitanti erano in fermento per il festival imminente, ma il trambusto e la folla non erano comunque riusciti a fermare il cane ninja che, senza motivo apparente, aveva incominciato a correre.

Il giovane uomo tentava di tenere il passo, cercando di dare una spiegazione al suo strano comportamento.

Quella mattina erano usciti per andare ad aiutare Tamaki al negozio di sua nonna, e lungo il tragitto si erano imbattuti in Shino, il loro vecchio compagno di squadra: avevano appena iniziato a scambiarsi le ultime novità quando videro con la coda dell'occhio un'ombra fluttuare a tutta velocità sopra le loro teste. L'uomo che correva sopra i tetti delle vie del centro emanava un chakra spaventosamente potente e non ebbero alcun dubbio su chi potesse essere.


"Questo è l'odore di Naruto."


I due vecchi compagni di squadra si scambiarono un'occhiata d'intesa: l'emanazione del suo chakra era spaventoso e la sua folle corsa non presagiva nulla di buono...che il Villaggio della Foglia fosse sotto attacco?

Una voce familiare li chiamò, scoprendo in essa il maestro Iruka. Anche lui aveva avvertito l'aura del suo vecchio pupillo ed era corso a cercarlo.

«Ragazzi, avete visto Naruto per caso?»

A quanto pareva, anche Shikamaru stava inseguendo il settimo Hokage.

«Shikamaru, si può sapere cosa diavolo sta succedendo!?» sbraitò Kiba agitato. Non che fosse l'unico: il gruppo era in evidente stato di allerta. Il secondo dell'Hokage prese fiato dalla corsa, poi spiegò ai presenti lo strano comportamento di Naruto:

«Ha ricevuto una missiva mentre eravamo in riunione con i ninja della sabbia. Dopo averla letta ha dato in escandescenze ed è fuggito letteralmente dalla finestra.»

«Cosa c'era scritto?» chiese Iruka preoccupato.

«Non lo so, purtroppo non ho avuto modo di leggerne il contenuto» gli rispose deluso.

Era il secondo dell'Hokage e non essere al corrente di informazioni importanti lo rendeva nervoso.

Fu in quel momento che Akamaru corse via dal centro della città. Kiba tentò di richiamarlo ma non ci riuscì.

Ed ecco che si ritrovava a rincorrerlo per le vie del mercato. Se all'inizio gli urlava contro adirato, ora Kiba era calmo e determinato a seguire Akamaru. Sapeva bene che non era un cane come gli altri: lui era un ninja, e benché fosse guidato anche dall'istinto, ogni azione del compagno era sempre stata fondata. Decise quindi di continuare a seguirlo senza interferire troppo nella sua corsa. Dopo circa tre isolati giunsero alle placide sponde del fiume. Akamaru rallentò, iniziando ad annusare l'aria. Kiba fece lo stesso e ciò che percepì fu un odore molto familiare.

«Allora, cos'ha scoperto Akamaru?»

Shino li aveva raggiunti. L'Inuzuka lo guardò senza sapere cosa rispondere, quando sentì Akamaru guaire da lontano...

Vicino a lui, rannicchiata a terra, una figura minuta singhiozzava copiosamente. I due si avvicinarono e lì trovarono la loro vecchia compagna in un mare di lacrime.

Kiba si inginocchiò di fronte a lei, che non aveva ancora alzato lo sguardo.

«Ehi, siamo qui» le sussurrò, mettendole una mano sulla spalla. Hinata alzò lo sguardo, scossa da un leggero fremito.
L'uomo ebbe lo stesso tuffo al cuore provato mesi prima a casa Uzumaki: sul volto della donna era dipinto tutto il dolore e la malinconia provata in quegli anni, e le stava sfogando da sola lungo quel viale isolato.

«Kiba...Shino...Akamaru...»

Hinata li fissò senza smettere di piangere. Kiba le sorrise:

«Finalmente la squadra otto è di nuovo insieme.»



La donna si aggrappò all'amico, lasciandosi andare in un pianto disperato. Il giovane Inuzuka rimase turbato dalla foga di Hinata, ma la lasciò sfogare, mentre Shino si voltava verso Konoha: stava cominciando a comprendere lo strano comportamento del loro Capovillaggio.

Akamaru guaiva ad Hinata, che continuava a sfogare tutto il suo dolore aggrappata a Kiba: l'uomo la sorreggeva, guardandola piangere. Aveva due occhioni color lilla splendidi ma infinitamente tristi; le gote erano rosse per colpa delle lacrime e le colava il naso come una bambina...
Per un attimo, fu pervaso dal forte desiderio di stringerla a sé, così fragile e indifesa, ma si fermò: non ne aveva alcun diritto, e per quanto si sentisse assolutamente inutile davanti a tutto quel dolore, continuò a sorreggerla.

«Hina, cosa è successo?»

«...»

«Hinata,» iniziò Shino prendendo la parola a Kiba che lo guardava da terra, «Si tratta di Naruto, vero?»

Sentendo quel nome la ragazza si bloccò, ma non disse nulla.

«Hai scritto tu quella lettera, non è così?»

La donna alzò velocemente lo sguardo verso Shino, fissandolo spaventata:

«L'ha letta?»

A quel punto i due ragazzi tirarono un sospiro di sollievo, maledicendo il loro Hokage per avergli creato un simile infarto: non era Konoha ad essere sotto attacco.

Era il cuore di Naruto ad esserlo.

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora