Blossom and Plot

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Il tepore gentile dei primi raggi di sole si levò su una Konoha ancora addormentata.



Naruto si svegliò con dei forti dolori lungo la schiena... dormire all'aperto non faceva bene alle articolazioni.

Non se l'era sentita di tornare a casa, fredda e spoglia com'era: aveva deciso invece di rimanere ancora un po' seduto sul prato dell'altura a fissare le luci sfavillanti del Villaggio, ma si addormentò senza accorgersene, sopraffatto dalla stanchezza.

Si stiracchiò le braccia, sbadigliando rumorosamente, poi diresse lo sguardo verso le montagne per scorgere il volto di suo padre inciso nella roccia:


"Cosa devo fare?"


Sentendosi uno stupido per aver sperato di ricevere una risposta da un enorme sasso, il biondo si alzò da terra, ancora scosso dagli ultimi eventi: Sperava, infatti, di aver vissuto solo un brutto incubo, ma le nocche gonfie smentirono quel pensiero.



"Voglio vedere i miei figli."



Si accinse a raggiungere l'unico luogo in cui era sicuro di poterli trovare, ma lungo il tragitto s'imbatté in un Jonin che lo stava cercando:

«Mi scusi Lord Hokage, ma è richiesta urgentemente la sua presenza!» ansimò senza fiato il ninja, leggermente scosso.

A quanto pareva, i suoi figli avrebbero dovuto aspettare, come al solito.

Il Jonin scortò Naruto nel quartier generale degli Shinobi, dove ad attenderlo c'erano anche Konohamaru e altri due ninja della Sabbia.

«Cos'è successo?»

«Hokage-sama » inziò uno dei due alquanto agitato, «Sono uno degli uomini che ieri ha presenziato alla riunione. Ebbene, mentre tornavamo dal nostro Kage, siamo stati attaccati da quattro individui il cui scopo era rubare le carte che Shikamaru-san ci aveva affidato...»


«Ve le hanno sottratte?» chiese Konohamaru preoccupato, mentre Naruto rimaneva in silenzio.

«Purtroppo eravamo in minoranza, non siamo riusciti a fermarli...»


Konohamaru sbuffò infastidito in direzione dell'Hokage che ragionava sul fatto:


"Quelle carte non contenevano piani tattici o informazioni segrete; erano perlopiù destinate a scambi commerciali di poco conto, dunque perché sporcarsi le mani per roba simile?"


«Avete qualche idea su chi possa esserci dietro l'agguato?» chiese il biondo, concentrato su un punto lontano, «Un indizio, una prova di qualche genere? »


«A questo posso rispondere io,» disse un'esile figura mentre varcava la soglia del seminterrato:
una splendida donna dai rosei capelli corti si avvicinò al gruppo con passo sicuro. Naruto la salutò con un sorriso.


«Il vostro compagno si sta riprendendo,» disse rivolgendosi agli Shinobi della Sabbia, «Gli abbiamo purificato il chakra e bendato le ferite. Potrete mettervi di nuovo in viaggio questo pomeriggio.»

I ninja furono sollevati dalla notizia del medico, che intervenne di nuovo nella conversazione:

«Ho ragione di credere che gli uomini che vi hanno attaccato siano in grado di usare una genjutsu alquanto potente.»

Prese un'ampolla dalla tasca della sua giacca e la porse a Naruto: all'interno di questa, uno strano liquido melmastro iniziò ad agitarsi come animato da qualcosa di invisibile...


«Che cos'è? »


«Non lo sappiamo,» rispose la donna crucciata, «ma il chakra dello shinobi ne era completamente intriso.» Sakura osservò con attenzione la fiaschetta che, inaspettatamente, stava reagendo più del dovuto in mano all'Hokage.


«Hokage-sama... » incominciarono gli shinobi, ma Naruto li fermò:


«Ragazzi, ciò che è accaduto mi sconvolge. Sono stato troppo impulsivo, scappando via in quel modo e di questo mi scuso» replicò, sentendosi in colpa per l'atto di negligenza del giorno prima, «Rimedierò immediatamente al danno che avete subito. Konohamaru, prendi con te una truppa e scortali fino al Villaggio della Sabbia.»

Il giovane annuì.


«Sakura, tu invece vieni con me,» disse serio.


Così, i due amici si allontanarono congedando i presenti. I loro passi echeggiavano lungo i freddi corridoi della caserma, mentre le luci al neon tremolavano sopra di loro. Naruto si fermò davanti ad una macchinetta, tirò fuori due spiccioli dai pantaloni e prese due lattine di caffè freddo, porgendone una a Sakura:

«Ragazza, sei fortunata,» le disse, sorridendole vispo «sono riuscito ad avere sue notizie.»

La mano di Sakura iniziò a fremere, mentre le sue gote prendevano colore:

«È... è vivo?»

Il biondo le fece l'occhiolino. «Non solo, ma sta anche tornando. In effetti dovrebbe essere a Konoha entro stasera.»

Dopo un attimo di smarrimento, Sakura emise un urletto di gioia, piangendo e saltellando davanti a un Naruto divertito, «Ommioddio, ommioddio! Sta bene! Sta bene!» cominciò ad urlare felice, abbracciando il suo vecchio compagno; era bastata quella richiesta disperata a far muovere subito l'Hokage, che avendola vista così triste e indifesa aveva reclutato quanti più ninja possibili per recuperare informazioni su Sasuke. Non aveva dubbi sul fatto che fosse vivo, ma la sua lunga assenza si stava facendo sentire, e non avendo ricevuto nemmeno un corvo messaggero negli ultimi due mesi, Naruto volle essere sicuro che Sasuke non fosse in grave pericolo come temeva sua moglie.


«Non so davvero cosa dire, grazie!»


L'abbraccio di Sakura sciolse per un breve istante tutta la stanchezza accumulata nelle ultime ore: i suoi splendidi capelli rosa gli solleticarono il naso, dandogli la possibilità di sentire il loro buon odore. La strinse forte, perdendosi ancora in quel contatto così intimo, ma la donna si divincolò, sentendo che quell'abbraccio stava diventando troppo lungo. Naruto le sorrise imbarazzato: aveva davvero bisogno di un'amica con cui sfogarsi...


«Sakura, c'è una cosa di cui vorrei parlarti...»


«Hokage-sama! Kakashi la vuole nel suo ufficio!»

Un cadetto chiamò a gran voce Naruto, che stava iniziando a spazientirsi di tutti quei casini. Sakura ridacchiò alla vista della sua smorfia, ma si bloccò nel momento in cui sentì il cadetto proferire quelle parole:


«L'avvocato di sua moglie la sta aspettando insieme ad altri alti funzionari degli Hyuga.»


Naruto divenne scuro in viso. Sakura si voltò di scatto verso di lui:

«Naruto... che cosa sta-»

Ma l'uomo non le diede spiegazioni. Invece la salutò con un sorriso amaro e si avviò verso il suo ufficio, lasciandola lì, da sola, con una miriade di domande in testa.



Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora