Days of Regrets

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Il calendario della cucina venne scarabocchiato da un altro segno: Hinata stava tenendo il conto dei giorni che la dividevano dalla Cerimonia di fine settembre. Sbarrò con una X quel 14 giugno ormai passato, mentre la piccola Himawari posizionava le bacchette sul tavolo della cucina:

«Non dimenticare i tovaglioli.»

«Si mamma!»

Nel frattempo, Boruto entrò nella stanza ricoperto di fango dalla testa ai piedi. «Ho una fame da lupi!» bofonchiò avvicinandosi alle prime pietanze poggiate sul tavolo, ma Hinata bloccò le sue intenzioni:

«Signorino, hai proprio bisogno di fare un bagno.»

«Ma mamma!»

«Niente mamma e niente muso! Vai a lavarti e dopo mangeremo.»

Il piccolo ninja sbraitò capricciosamente dirigendosi verso il bagno mentre Hinata continuava a preparare la cena, quando il campanello di quella zona divisa della Villa iniziò a suonare. La Hyuga si asciugò in fretta le mani e, sotto l'insistenza del campanello, andò ad aprire.

«... Naruto-kun?»

L'uomo le sorrise porgendole un mazzo di tulipani. «Ciao Hina, posso entrare?»

La donna asserì paonazza, facendo accomodare il marito che venne salutato da Himawari a braccia aperte. «Ehilà, ciao volpetta,» rispose Naruto accarezzandole la testa. La bimba arrossì abbracciando l'adorato padre che non vedeva da tanto tempo mentre Hinata, scioccata dalla visita inaspettata, si avvicinò a Naruto con fare guardingo:

«S-stavo finendo di cucinare» disse con un filo di voce. Il marito si alzò, avvicinandosi a lei per darle un dolce bacio sulle labbra.



"Cosa?!"


«Lascia che ti aiuti, sarai stanca!» cantilenò alzandosi le maniche all'altezza del gomito per poi dirigersi verso la padella che sfrigolava sopra al gas. Hinata rimase esterrefatta dalla reazione spontanea di Naruto, con cui non aveva alcun tipo di rapporto da molto, troppo tempo... guardò in direzione della figlia che non sembrò affato turbata da quel modo di fare, e così fu anche per Boruto, che rientrò in cucina salutando il padre battendogli il cinque.



"Che sta succedendo qui?!"



Sempre più sconcertata, Hinata si sedette al suo posto seguita dai suoi figli, e insieme aspettarono che Naruto portasse le pietanze a tavola.

«Dai pà, manca ancora molto?» bofonchiò Boruto in preda ai morsi della fame.

«Un attimo di pazienza, aggiungo un po' di sale e... voilà

Himawari iniziò a battere le mani felicissima, ma la sua gioia bambinesca fu smorzata bruscamente da Hinata che, alla vista del contenuto della pentola, lanciò un grido di terrore, spaventando i presenti.


«Hina, ti senti bene?»


Dentro la pentola, una poltiglia verdognola si gonfiava emanando volti sconosciuti degli abitanti del villaggio che imploravano pietà al loro Hokage; urla strazianti di donne e bambini furono serviti nel piatto di Himawari e Boruto che, senza pietà alcuna, iniziarono a tagliare la poltiglia, schizzando fiotti di sangue sul loro viso e sulle pareti.

«Fermatevi!!!» iniziò a urlare la donna in preda al panico. Himawari abbracciò il fratello, impaurita dalla reazione turbolenta della mamma.



"Sto per impazzire!"


«Hinata, cos'hai?» le fece Naruto, che non sembrava minimamente terrorizzato da quelle incessanti urla che provenivano dal suo piatto. La Hyuga fissò per un breve istante i suoi figli ricoperti di sangue e poi balzò in avanti, nel disperato tentativo di allontanarsi da quella visione agghiacciante. Provò a scappare in corridoio, ma fu raggiunta e bloccata con forza da Naruto che, nella penombra di quel cunicolo buio e stretto, le porse il più maligno dei sorrisi.

«Dove credi di andare

Qualcosa gorgogliò all'interno del corpo di suo marito, che si stava ispessendo. Sentì le unghie delle mani di Naruto entrargli nella carne, e ciò gli procurò un forte dolore. Tentò in tutti i modi di liberarsi da quella morsa infernale, ma nel farlo si ritrovò sulla stessa scrivania in cui, mesi prima, Naruto provò a baciarla, imprecando contro di lei e dandole della stupida. Le vene le si gelarono dalla paura, impietrita dallo sguardo del suo amato che ora la fissava con le pupille intrise di sangue.

«Naruto, lasciami andare...» lo implorò, ma l'uomo non la ascoltò: si avvicinò invece all'incavo del suo collo, annusando con estremo gusto la paura di lei. Un brivido di piacere misto a terrore percorse il corpo inerme di Hinata che, per quanto si sforzasse, non riusciva a dominarlo, bloccato sotto il controllo di quella figura sconosciuta. La bestia dai biondi capelli sorrise divertita, e con un gesto secco le strappò via il vestito, lasciando così i suoi seni turgidi in bella mostra. Hinata urlò in preda alla vergogna, per poi gemere al tocco scabroso di Naruto...



«Brucia



Il dolore fu insopportabile. Con un morso, Naruto strappò via il capezzolo sinistro di Hinata, che strillò senza voce tutto il male provato; sentì Naruto succhiarle il sangue dalla ferita aperta, e ciò le provocò un pizzicore infetto, per poi staccarsi da lei schioccando le dita. Con le ultime forze rimaste, vide Konoha bruciare dall'enorme vetrata dell'ufficio.

«Che cosa hai fatto?» rantolò tra i singhiozzi, guardando quella figura che sogghignava compiaciuta. Naruto la baciò sulla fronte, porgendole tra le mani qualcosa. Sul suo palmo era stata posata quella che riconobbe essere una foglia...
Una foglia che si deteriorò, come polvere.


«Sakura... resta con me, stanotte.»


                                                                              ---


Il cuore pulzava furente di dolore.

Hinata si aggrappò alla sottile camicia da notte cercando di calmarlo, ma il fiato corto le impedì di rilassarsi. Si voltò verso il comodino, dove la sveglia segnava le quattro e venti, per poi chiudere gli occhi matida di sudore.

Quello era stato il peggiore incubo avuto negli ultimi mesi.

Si alzò per andare a controllare i suoi figli, ancora scossa per le immagini violente. "E' stato solo un terribile incubo" si ripeteva per infondersi coraggio, mentre entrava silenziosamente nelle rispettive camere dei ragazzi che dormivano beatamente sotto le morbide lenzuola di cotone. Sospirò sollevata, dirigendosi in cucina dove si preparò una tazza di thé. Si voltò verso la finestra scorrevole che dava sul giardino, scoprendo così i tenui colori del cielo ancora assonnato... le luci rosee dell'alba erano stupende. Trascinò la porta della veranda sedendosi sul bordo del tatami pregiato: il canto dei primi passeri del mattino accompagnò i sorsi della bevanda, mentre con la mente si perdeva in quelle nuvole libere e colorate. Si strinse leggermente nella vestaglia inumidita dalla brina del mattino, e pensò a quante volte suo marito le aveva coperto le spalle con una coperta, vedendola infreddolita sulla veranda della loro piccola dimora.


"Hina, che fai così? Ti prenderai un raffreddore."


Cercò di ricordarsi le mani calde di Naruto sulle sue spalle, così come il suo bellissimo sorriso birbante...

Gli mancava.

Quasi tre mesi senza di lui, e già non sopportava più la sua assenza. Come avrebbe fatto di lì in avanti? Non era mai stata così tanto lontana da Naruto, perfino quando erano giovani cercava sempre un pretesto per stargli vicino; ora che aveva deciso di dividersi da lui per sempre, avrebbe dovuto combattere contro la voglia di vederlo, di parlargli, facendosi una nuova vita.

Sembrava così facile, all'inizio.

La rabbia e il dolore per il suo tradimento l'avevano convinta che, sì, allontanarsi era la cosa giusta per entrambi: Naruto aveva la possibilità di liberarsi di un peso, e lei di dimenticarlo...


"Ma come si fa a dimenticarti?"


Si alzò dal tatami posando la tazza vuota sul lavello della cucina; si spogliò mettendo a lavare la camicia da notte zuppa e si immerse nella vasca da bagno. Il contatto con l'acqua calda le sciolse i nervi, già meno tesi rispetto a un'ora prima. Chiuse gli occhi, giocando ogni tanto con la schiuma del sapone, con in mente un'unica, malinconica domanda...
«Come si fa a dimenticarti?»

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora