Time to Regrets (Act III)

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Hinata sistemò i fiori freschi nel vaso posto accanto al letto di Kiba: le peonie rosa e bianche abbracciavano i tulipani arancioni, infondendo nella stanza un delicato profumo di prato. Osservò il volto beato dell'uomo che dormiva profondamente, noncurante della sua presenza. Senza far rumore, posò la borsa nell'angolo della sedia e si accomodò accanto a Kiba: la flebo continuava a infondergli il tranquillante, in modo da non dover ripetere l'atroce visione della sera precedente.

Si concentrò sul suo respiro regolare, tirando un sospiro di sollievo: stava bene.

«Mamma.»

Boruto apparve dalla porta d'entrata con il volto cupo. Hinata gli sorrise, abbracciandolo dolcemente. «Hai preso tutto?» gli sussurrò per paura di svegliare Kiba. «Sì,» fece lui rispondendo al suo abbraccio. Lo accarezzò su una guancia, prendendolo per mano:


«Andiamo a casa.»


La prima cosa che Boruto notò fu la placida calma di sua madre. Hinata passeggiava accanto a lui tranquilla, con il volto libero da qualsiasi tensione...

Arrivarono a Villa Hyuga subito dopo aver comperato il gelato per Himawari; Hinata sorrise alla sorella e alla figlia, invitandole a preparare le ciotole e i cucchiaini: Boruto rimase a fissare sua madre ancora un po', il tempo di essere percosso dalle effusioni della zia e della sorellina, preoccupatissime per la sua salute:

«Piantatela, tt'ebasa! Sto bene!»

«Oniichan,» mugolò Hima, «ho avuto tanta paura!»

Ne aveva avuta anche lui, ma non lo avrebbe detto a nessuno. Ricordava benissimo la battaglia contro quella strana creatura dalle sembianze del suo maestro, e-

«Mamma,» disse scostandosi da Himawari e da Hanabi:

«... dov'è Sasuke-sensei?»





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«Vuoi licenziarti?!»

Takehita guardò confuso la donna davanti a sé chinata in segno di scuse. «Perdonami, ma non posso più lavorare per te.»

«Ti ha trattato male qualche cliente, forse?» chiese preoccupato. «Se è così, dimmi il nome e ci penso io.»

«M-ma no, non è per questo,» biascicò imbarazzata lei, «è solo, che...»


Ripensò agli avvenimenti della sera prima, alle battutine malevole scambiate tra le sue due colleghe, irritate dai continui cambi di turno:


"Sta mettendo in difficoltà tutti noi, con i suoi giochetti..."

"Se Takehita continua a darle turni di preferenza, finirà col farmi perdere la pazienza."

"Ma non è stato l'Hokage a obbligarlo?"

"Come lo sai?!"

"Ho visto la lettera sulla scrivania dello spogliatoio: pare che il Sommo Uzumaki gli abbia ordinato di assecondarlo, promettendogli in cambio un anno di affitto del locale pagato di tasca sua..."

"E perché lo avrebbe fatto, scusa?"

"Forse perché la nostra 'casta' collega fa la gatta morta con il tipo strambo che viene sempre a prenderla qui fuori."


Le risatine goffe delle due risuonarono nella testa di Hinata, ancora sconvolta dalla presa di coscienza di quel colpo basso...


«Ti ringrazio per tutto ciò che mi hai insegnato. Sono contenta di aver potuto fare questa esperienza.»

Four Seasons to say AishiteruDove le storie prendono vita. Scoprilo ora