16. "Tutto il tempo che ha perso"

103 11 2
                                    

Ricevere una chiamata del genere, nel bel mezzo di un momento in cui il cuore è inevitabilmente più leggero, non è una cosa da niente, e Andrea lo sa bene.

Subito dopo aver appreso la motivazione di quella telefonata ha riattaccato all'istante, senza chiedere a suo fratello qualche informazione in più.

Se l'avesse fatto, ora non si starebbe torturando in attesa di raggiungere l'ospedale, cercare il reparto giusto e scoprire la gravità delle condizioni di sua madre, sempre che riesca ad arrivare in tempo.

Ha lasciato tutti al campetto senza alcuna spiegazione, probabilmente meritandosi qualche commento acido da parte degli amici di Niccolò, ma non gli importa.
Sa che il moro ha capito che, almeno stavolta, c'è davvero qualcosa che non va, e che non era solo l'ennesima scusa per scappare da loro.

Guida di fretta, superando le macchine davanti a lui e violando qualsiasi regola del codice della strada, preoccupato ed estremamente stordito dalle parole di suo fratello.
Ignora con tutto se stesso quella vocina fastidiosa che gli suggerisce di lasciare perdere, perché tanto sua madre, dopo tutto quello che ha fatto, non lo vorrà nemmeno vedere, e in men che non si dica si ritrova nel parcheggio sotterraneo dell'ospedale.

Allunga un braccio in direzione della maniglia della portiera, ma c'é qualcosa che gli impedisce di uscire dall'auto.
Si sente quasi incollato al sedile, avverte l'aria farsi sempre più pesante e poi un'immagine, forse fin troppo nitida, arriva a farsi spazio tra i suoi pensieri.

"Ti sembra l'ora di tornare?"
la voce di Leonardo lo fa sobbalzare, concentrato com'era a chiudere la porta il più silenziosamente possibile, per non farsi beccare.

"E levate dal cazzo"
sbotta a bassa voce, spingendo suo fratello di lato, ma tutta questa cautela si rivela completamente inutile.

Sua mamma - che dalla cucina ha visto ogni cosa -sospira e lo chiama, cercando di mascherare il disappunto per i suoi modi di fare.

"Andrea, vieni un attimo."
dice invitandolo con lo sguardo, con un tono che non ammette repliche.
Il biondo resta un'attimo immobile ma, per non peggiorare ulteriormente la situazione, si costringe ad ascoltarla.

Dopo essere uscito da scuola, invece che tornare a casa per pranzo, ha deciso di restare a camminare per le strade del suo quartiere, per poi sedersi in un parco con la musica nelle orecchie e uno strano peso sul petto, che non aveva alcuna intenzione di andarsene via.
Ha osservato le ombre farsi sempre strette e una leggera brezza alzarsi dopo il tramonto, ma non è rientrato: non ne aveva il coraggio.

"Si è tardi. Sì, la prossima volta torno prima, scusa. Bene, posso andare?"
si giustifica Andrea sbrigativo, senza riuscire a nascondere il nervoso e la fretta che ha di terminare quel discorso.

"No, ascoltami"
ordina però sua mamma sedendosi su una delle sedie attorno al tavolo, troppo stanca e debole per rimanere in piedi.

"So che hai bisogno di stare per i fatti tuoi, e lo capisco. Alla tua età è più che normale"
comincia a dire, mettendo le mani avanti nel tentativo di far capire ad Andrea che quello che fa non è un problema, o meglio, non lo sarebbe in una condizione normale.

Il biondo, però, è già decisamente spazientito da tutti quei giri di parole e la incalza, obbligandola ad andare dritta al punto.

"E allora?"
insiste incrociando le braccia al petto, alzando lo sguardo in quello di sua madre.

"Andrea, tuo fratello non può ancora badare a se stesso, io non riesco più a fare da madre come prima e tuo padre non c'è...abbiamo bisogno di te"
cede alla fine lei, ammettendo il reale motivo delle sue preoccupazioni.

|| 𝐀 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐭𝐞 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora