Andrea guida senza fretta per le strade di Roma e, per la prima volta in vent'anni, non le riconosce più.
Non sente quella strana sensazione di essere a casa.
Avverte solo il rumore delle gocce che continuano a battere imperterrite sul vetro del finestrino, nonostante quel timido sole che si sta facendo spazio tra le nuvole.Il clima, in questi giorni, lo rispecchia appieno: cambia faccia ogni due per tre, un po' come il suo umore.
Del resto, però, sono passati solo due giorni.
Due giorni da quando ha lasciato perdere ogni certezza per tuffarsi in quelle iridi nocciola che lo hanno accolto senza dire niente, due giorni dal momento in cui ha scoperto cosa significhi sentirsi vivo, anche se solo per pochi istanti.
Due giorni in cui, nella sua testa, si sono affollati dubbi, domande e rimorsi, senza dargli tregua.Cosa ha sbagliato per farlo scappare così?
Forse non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe dovuto resistere.
O forse no.
Forse Niccolò desiderava quel gesto tanto quanto lui, solo che non ha trovato il coraggio di restare, non ancora, almeno.E se non lo trovasse del tutto?
A quel pensiero lo stomaco di Andrea si stringe violentemente, seguito dalle sue mani, che si chiudono a pugno sulla pelle del volante.
Sospira e scuote la testa, tentando di scacciare questa idea e di concentrarsi sull'ennesimo compito che ha da svolgere.Getta uno sguardo sul sedile vuoto accanto a lui, controllando che tutti i fogli richiesti da Francesco siano ancora lì, prima di svoltare a sinistra e cercare un parcheggio.
Una volta trovato afferra quei pezzi di carta e li nasconde sotto la felpa, per poi correre fuori dall'automobile, verso l'appartamento del suo capo.Compie ogni gesto nel più totale silenzio, celando la verità dietro alla solita maschera: nasconde tutto dal mondo, sia quello che sta facendo, sia quei pensieri totalmente diversi, che lo distraggono terribilmente.
Gli stessi pensieri che, anche stavolta, non hanno perso tempo a fargli commettere l'ennesimo errore."Ti sembrano le cose che t'ho chiesto?"
sbotta infatti Francesco non appena ritira i fogli leggermente umidi che gli sono stati portati, per poi alzare lo sguardo ed, attendere una spiegazione che, però nemmeno Andrea è in grado di dargli."Non...cazzo, scusa"
risponde infatti lui, mettendosi sulla difensiva ed ammettendo il suo errore."Ma ci senti quando te parlo?!"
domanda Francesco sempre più innervosito, forse perché non ha mai accettato nemmeno la più lieve distrazione da parte delle persone che lavorano per lui o forse, più probabilmente, perché per Andrea non è la prima volta.Da un po' di settimane commette uno sbaglio dietro l'altro, apparendo sempre distante, assente.
Che non gli sia mai andato a genio quel modo di guadagnarsi da vivere lo sanno benissimo entrambi, ma questo non lo giustifica affatto."Li cambio subito, d.."
ribatte Andrea allungando una mano nella sua direzione, cercando in tutti i modi di andarsene da lì, di chiudere quel discorso il prima possibile."Lascia stare, lo faccio fare a qualcun altro"
lo blocca però Francesco, avvicinandosi prepotentemente a lui."Che cazzo c'hai in testa in sto periodo?!"
sibila a pochi centimetri dal suo viso, strattonandolo con violenza e facendolo ritrarre all'istante, disgustato."Niente."
taglia corto Andrea, costringendosi a fissare negli occhi una delle persone che odia di più al mondo, per non mostrarsi debole.
Ci prova, ma quella situazione scomoda si rivela in poco tempo molto più forte di lui.Senza riuscire ad impedirselo abbassa lo sguardo e perde quel minimo di autorità che aveva conquistato, strappando un sorriso vittorioso a Francesco.
In un attimo Andrea si libera dalla sua presa e se ne va da quell'appartamento, sbattendo la porta e prrcipitandosi fuori il più in fretta possibile.
Mentre corre sotto la pioggia avverte un nodo alla gola e gli occhi bruciare, sempre di più.
Sa quello che sta per succedere, sa già che non riuscirà - forse per la prima volta in vita sua - a resistere alla mancanza di qualcuno.Cerca di reagire, tenta in ogni modo di distrarsi, di pensare ad altro, ma non appena si rifugia in macchina molla la presa.
Appoggia la fronte contro le ginocchia e si lascia andare alle lacrime, dando modo di vedere a chiunque passi da lì solo la sua schiena scossa dai singhiozzi, e nient'altro.Mille pensieri gli attraversano la mente, inarrestabili come un fiume in piena.
Prima di tutto pensa a se stesso.
Pensa all'Andrea di qualche mese prima, quel ragazzo silenzioso, schietto e quasi violento, con il cuore chiuso a qualunque tipo di sentimento, e pensa all'Andrea di oggi, lo stesso che sta piangendo di nascosto, lo stesso che sta piangendo per amore.In tutto il tempo trascorso accanto a Niccolò ha avuto modo di scoprire una nuova versione di sé, migliore, piena di dettagli che non avrebbe mai immaginato di avere.
Ha scoperto cosa si provi a sentirsi indifesi davanti ad un paio d'occhi che ti scrutano attenti, ha scoperto quel casino stupendo che una singola persona può portare all'interno di una vita, ha scoperto che anche lui sa ridere per davvero, piangere per davvero, vivere per davvero.
Che poi, forse, ha semplicemente scoperto di essere capace di amare.A quest'ultimo pensiero sorride debolmente ed appoggia completamente la schiena al sedile, senza però cercare di fermare le lacrime.
Quel pianto indesiderato si sta rivelando una vera e propria liberazione, un modo per alleggerire il peso che ha dentro, e non ha alcuna intenzione di bloccarlo.In silenzio si asciuga una guancia con la manica della felpa e porta lo sguardo a perdersi oltre il cruscotto, mentre i suoi pensieri, inevitabilmente, vanno ad arenarsi sulla causa di ogni suo problema e, paradossalmente, di ogni suo sorriso.
L'immagine del moro si fa spazio con prepotenza tra tutte le altre, regalandogli il ricordo dei suoi capelli gocciolanti di pioggia, delle sue labbra schiuse e mosse da un leggero fiatone, delle sue guance arrossate e dei suoi occhi emozionati che aveva abbassato immediatamente, forse per non farsi leggere dentro.
Solo che poi, senza alcun preavviso, gli si para davanti un altro pensiero: Niccolò non conosce la verità.
Non sa di quel segreto enorme ed insostenibile che si cela dietro la vita di Andrea, non sa che quei racconti frettolosi sono solamente delle scuse per nascondere la realtà delle cose, per non venire giudicato, in alcun modo.
Non lo sa, e non dovrà mai saperlo.Non può far stare bene Niccolò con la sua presenza, non se tradisce la sua fiducia ancor prima di averla guadagnata.
Forse Francesco ha addirittura ragione.
Forse nella sua vita non c'è spazio per certe cose.Il biondo, nel pensare a questo, stringe le dita i pugni talmente forte da farsi male, con il cuore nettamente diviso in due metà.
Una, quella che ha un estremo bisogno di risentire la voce del moro di guardarlo sorridere, gli sta urlando che l'unico modo per sentirsi meglio è scrivergli un messaggio, mentre l'altra, quella fatta di rimorsi e sensi di colpa, sta tentando in ogni modo di frenarlo.Andrea, però, sa che tra di loro c'é qualcosa di grande, qualcosa che li fa sentire minuscoli rispetto all'enormità dei loro sentimenti, qualcosa che non può essere ignorato e che resisterà a tutto.
Anche alle sue bugie.E se Niccolò riesce a passare oltre, a fuggire così, lui non può farlo.
Non permetterà a se stesso di perderlo, per nulla al mondo.
Non senza averci almeno provato.Ed è così che, dopo essere rimasto una decina di minuti buoni a fissare quella linea lampeggiante nell'angolo dello schermo, si fa coraggio mette insieme quelle parole che saranno l'unico modo per rimettere insieme i pezzi, nel bene o nel male.
"Sto andando al cortile. Mi manchi."
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|| 𝐀 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐭𝐞 ||
FanfictionL'amore. L'amore non ha formule, l'amore non ha né regole né mezze misure. L'amore succede, e basta. Qualcuno ha detto che chi ama vince sempre, ma quando si ama davvero qualcuno si ha la costante sensazione di perdere. Il desiderio, però, resta sem...