33. "Tuffarsi nel suo cuore"

94 10 17
                                    

Un mese, trentuno giorni.
Quante cose possono succedere in un mese?
Si può decidere di cambiare vita, e cominciare ad inseguire i propri sogni.
Si può perdere una persona cara, e scoprire quanto dura sappia essere la vita.
Si può venire a conoscenza di stare aspettando un bambino, e stravolgere la propria quotidianità.
Oppure, come Andrea, si può tornare indietro.

Tutti i progressi fatti al fianco di Niccolò, quella nuova esistenza che gli si addiceva di più, i sorrisi ingiustificati ad ogni ora del giorno e della notte, lo svegliarsi tardi e felice: tutto sparito.
Al loro posto, però, sono tornate le sbronze, l'insonnia e gli occhi fissi sul soffitto, i mille incontri con Francesco che portano ulteriore rabbia e insoddisfazione nella sua vita, il bisogno di avere qualcuno al proprio fianco.
Stavolta, però, non una persona qualunque.

Chiama Niccolò ogni giorno, restando appeso al telefono come se da quel suono ripetuto dipendesse la sua vita, ma non ottiene mai risposta.
Sa benissimo che c'è il moro dall'altra parte, che fissa lo schermo e legge il suo nome, senza però trovare il coraggio di rispondergli.

Odia vivere senza di lui.
Ogni giorno tenta di cucinare qualcosa, ritrovandosi puntualmente ad ordinare del cibo qualunque dalla pizzeria di sotto, con le viscere attanagliate al pensiero che, a quell'ora, potrebbe essere sul divano di Niccolò, stretto tra le sue braccia a guardare un film, o a riempirlo di baci ed attenzioni.

Anche il suo "lavoro", quando era con Niccolò, gli pesava meno.
Lo faceva, si, perché non aveva altra scelta, ma la semplice idea di tornare a casa e trascorrere il resto della giornata accanto al moro gli dava l'idea che le ore scorressero molto più velocemente.

E adesso, sdraiato sul pavimento con un mal di testa atroce e le lacrime agli occhi, di ritorno da una sudata per stare dietro al volere di Francesco, si domanda perché.

Perché? Una parola, una semplice domanda, infinite risposte.
Perché non ha ragionato un secondo prima di ubriacarsi?
Perché non ha mandato via Rebecca, quando era ancora in tempo?
Perché non ha ammesso tutto subito a Niccolò?
Perché lui gli ha detto di amarlo proprio nella sera peggiore di tutte?
Perché lui non ha risposto?

Tutti questi interrogativi gli girano attorno, e non sa più cosa fare per afferrarne uno e trovargli una risposta.
Per fermare tutto, e poi, forse, provare a rimediare.

In questi ultimi giorni, oltre a tutto il disastro che lo circonda, c'è un altro dettaglio che non riesce a togliersi dalla testa, nonostante ci provi con tutto sé stesso: un anno prima - giorno più giorno meno, non è mai stato bravo con le date - incontrava per la prima volta Niccolò.
Seguiva di nascosto quel ragazzo che aveva intravisto un pomeriggio d'estate, e se pensa al loro primo discorso - se così si può chiamare -, non può fare altro che sorridere.
È incredibile come la vita sappia essere strana, a volte.

Un pomeriggio esci di casa, intenzionato a smetterla di pensare, ed incontri la persona che ti stravolgerà la vita per sempre.
Quella persona che ti spunta tra i pensieri ogni volta che ascolti una canzone d'amore, o quando vedi una coppia passeggiare per strada.
Quella persona che imparerai ad amare, istante dopo istante.

Perché sì, lui Niccolò lo ama.
Il suo è amore, amore puro, e lo ha sempre saputo: non ha mai trovato il coraggio di pronunciare quelle due parole davanti a lui, cinque lettere che forse li avrebbero cambiati, ma avrebbe dovuto farlo.

Lo ama, lo ama dal primo giorno in cui l'ha visto, anche se non se ne rendeva conto.
Ama ogni cosa di lui, persino tutti quei dettagli che gli danno terribilmente fastidio, ma non gliel'ha mai confessato.
Tante volte è stato sul punto di farlo, ma non ha mai superato quel confine: dava per scontato di avere tutte le occasioni del mondo davanti a sé, e non avrebbe mai e poi mai pensato di ritrovarsi in una situazione del genere.

D'altronde, però, la colpa è solo sua.
È questa la risposta a tutti i suoi perché.
Bastava pensare prima di agire, pensare ai propri sentimenti e a quelli del moro, prima di far crollare tutto quanto.

Stremato dal mal di testa e da quel pensiero che, inevitabilmente, lo ha colpito poi forte degli altri, si alza a fatica dal pavimento e si sorregge al muro per non finire di nuovo a terra, per poi cominciare ad aprire tutti i cassetti del comodino e gettare sul letto gli oggetti presenti al loro interno, alla disperata ricerca di una pastiglia che plachi per un po' il suo dolore.

Fazzoletti, fogli con scarabocchiati sopra mille indirizzi diversi, monetine da un centesimo abbandonate da chissà quanto, e poi, quando le sue speranze di evitarsi una corsa in farmacia si erano ridotte a un lumicino, ecco che si ritrova tra le mani un mazzo di chiavi, che ottiene su di lui lo stesso effetto di una secchiata di acqua gelida.

Dimenticandosi del tutto delle pastiglie si siede sul materasso e soppesa per un po' quei pezzi di metallo, folgorato da un'idea che non lo aveva mai sfiorato, almeno fino a quel momento: la casa dei suoi nonni, in riva al lago di Bracciano, in mezzo al verde.

Ai ricordi dei mille pomeriggi trascorsi in quel posto si sovrappongono le immagini che Niccolò gli aveva descritto un pomeriggio di qualche mese prima, riguardo alla casa dei suoi sogni: non corrispondono esattamente, questo è ovvio, ma di sicuro il biondo si trova ad un ottimo punto di partenza.

Forse, a mente lucida e a corpo sano, pensare di riconquistare la fiducia di una persona in questo modo può apparire leggermente fuori luogo, ma agli occhi di Andrea, che sa benissimo come fare colpo su Niccolò, non sembra un'idea poi tanto assurda.

In fondo al cuore è consapevole che nessuno dei due voleva che finisse così, e ne ha ottenuto la debole conferma dagli occhi del moro che, prima di chiudere definitivamente la porta, lo pregavano di fermarlo, di non farlo andare via.

Ed è così che, senza stare a pensare all'orario, al fatto di non avere nulla da mangiare o a tutte quelle questioni logistiche decisamente superficiali, decide di saltare in macchina e guidare fino a lì.

Sbaglia strada un paio di volte, perdendosi tra gli alberi e decine di stradine deserte - tutte maledettamente uguali -, fino a che non raggiunge lo spiazzo sterrato sul retro del giardino, dal quale si intravede già la vista mozzafiato che farà da padrona in tutta la casa.

È rimasto tutto identico a come se lo ricordava.

Stranamente euforico, con le mani che tremano vistosamente, Andrea fa scattare la serratura e spalanca la porta, notando con un pizzico di sconforto che i segni dell'abbandono sono più evidenti di quanto pensasse: resta a contemplare per un po' le stanze vuote e polverose, leggermente indeciso sul da farsi, ma poi, rendendosi conto che questa è forse l'ultima carta che gli resta da giocare, si rimbocca le maniche e si appresta ad affrontare quel lavoro titanico.

L'unica cosa che lo tiene in piedi tutta la notte, con uno straccio in mano e mille superfici da pulire, è il pensiero dello sguardo di Niccolò che si illuminerà alla vista di un sogno realizzato, o almeno, la speranza che questo accada.
Occhi lucidi, un accenno di sorriso incredulo sulle labbra.

Sa di non aver ragionato abbastanza su quello che avrà da fare, ma non gli importa nulla.
Tra un tavolo da tirare a lucido e una cucina da rimettere in sesto gli verrà in mente come convincere il moro a venire lì, pensa.

Perché, tante volte, sono proprio le scelte compiute seguendo solamente il proprio istinto che si rivelano essere le migliori, le più giuste.

Ed è questo quello che spera Andrea, mentre da vita all'ultimo, disperato tentativo di riconquistare Niccolò.
Di tuffarsi nel suo cuore, e non uscirne mai più.

|| 𝐀 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐭𝐞 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora