22. "Non voglio che te ne vai"

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E dopo quella sera, dire che la vita di Niccolò e Andrea si è trasformata in un grande ed enorme casino, è dire poco.
Entrambi non riescono più a scrollarsi di dosso la sensazione delle loro mani strette l'una all'altra, o la percezione dei brividi che si spargono per ogni angolo dei loro corpi, e tutto questo, inevitabilmente, si ripercuote sulle loro vite.

Hanno trascorso ore intere sdraiati sui rispettivi materassi a fissare il soffitto, ad immaginare cose che non ci sono e a maledirsi per quella parola mancata, per quella frase non detta, per quel respiro trattenuto.
Si sono sentiti impotenti davanti a tutto questo e, fino ad oggi, non hanno trovato il coraggio di parlarne, di vedersi, di capirsi.

Alla fine Andrea, però, non è più riuscito a resistere.
Ha mandato un messaggio al moro, lo stesso messaggio che quest'ultimo ha ignorato per ore, ripromettendosi di non rispondere ma perfettamente consapevole che, alla fine, non ne sarebbe stato capace.
E infatti ora si ritrovano lì, a casa del biondo, a ridere e a scherzare come forse non hanno mai fatto, dimentichi di tutto.

"Ma te come fai a sopravvivere?"
domanda Niccolò ironico, appoggiandosi con la schiena al frigorifero e continuando ad osservare Andrea alle prese con i fornelli, mentre tenta di cucinare una carbonara che, purtroppo per loro, ha tutte le carte in regola per non poter essere chiamata tale.

Il diretto interessato scuote la testa ed osserva di sbieco la pentola, con la lingua tra i denti ed uno sguardo estremamente concentrato, senza avere la minima idea di come procedere con la ricetta.

"Lascia sta"
sbuffa passandosi una mano tra i capelli e voltandosi verso il moro, che si avvicina con un sorriso sulle labbra e gli fa cenno di spostarsi.

"Lascia, faccio io..sei un caso disperato Andrè"
commenta trattenendo l'ennesimo sorriso ed ignorando, come ormai sta imparando a fare, quel brivido che gli scende lungo la schiena non appena si sente troppo vicino al biondo.

"Se sei venuto a farmi la predica quella è la porta"
ribatte Andrea tentando in ogni modo di non scoppiare a ridere, un po' per la pura verità di quelle parole e un po' perché si sente leggero, perché ha solo voglia di ridere, di staccare i pensieri.

Negli ultimi giorni ha pensato fin troppo, torturandosi con domande che non hanno una risposta ed idee alle quali non aveva mai prestato attenzione, che lo hanno estremamente scombussolato.

Pur non avendo mai provato quelle sensazioni sa perfettamente che non è normale quello che prova per Niccolò e che, qualunque cosa sia, non è definibile con la parola amicizia.
Giorno dopo giorno si rende conto di quanto la semplice presenza dell'uno nella vita dell'altro li abbia cambiati radicalmente, sia nel bene che nel male.

In pochi mesi sono cresciuti e, contemporaneamente, è cresciuto anche quel sentimento che si ingigantisce ogni giorno di più nei loro cuori, rendendoli piccoli e scoperti da qualsiasi scudo, da qualsiasi muro creato apposta per proteggersi.

"No, no, che non sia mai"
dice Niccolò ridendo ed alzando le mani in segno di resa, per poi afferrare un mestolo e cominciare a girare la pasta, con un'espressione poco convinta in viso.

"Na frittata è diventata sta roba"
commenta piegando la testa di lato e facendo scoppiare a ridere Andrea, che si sente abbastanza colpevole di quel piatto disastroso.

Con un cenno del capo indica il tavolo da pranzo al moro, che non perde un istante ad eseguire l'ordine, rendendo tutto pronto per il pranzo.

"Magari è buona..no?"
azzarda il biondo sedendosi di fronte all'amico e gettando un'ennesima occhiata all'interno della pentola, perdendo così anche l'ultima, piccola speranza rimasta.

"Io avrei qualche dubbio"
osserva a ragione Niccolò, togliendosi la felpa e seguendo immediatamente Andrea nella sua risata, dovuta alla totale assurdità di quel pranzo.

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