Sono ore che Niccolò è seduto in quel corridoio.
Ha seguito Andrea dal carcere fino all'ospedale, venendo bloccato davanti alla sala operatoria.Si è aggrappato con tutte le sue forze alle frasi dei medici, ascoltando solo le parole positive e ignorando con tutto sé stesso le condizioni critiche del biondo.
Tutti gli hanno fatto intendere che ci vorrà un miracolo per far sì che Andrea esca da quel posto sano e salvo, ma lui non vuole nemmeno pensarci.
Sa che Andrea è forte, molto più forte di quanto pensino loro.E poi non ha avuto alcuna esitazione ad offrirsi per la trasfusione, anche se ora si sente completamente distrutto: avrebbe dato anche la vita per quella del biondo, se solo i medici glielo avessero chiesto.
Il fatto di avere lo stesso gruppo sanguigno li aveva sempre fatti sorridere, ed era stato oggetto dei loro mille scherzi.
Quando ridevano per quelle battute fuori luogo, però, non avrebbero mai immaginato che quella stupida lettera che li accomunava sarebbe stata fondamentale per salvare la vita ad uno dei due.
Niccolò non ha più forze in corpo, ma non può e non vuole lasciarsi andare alla stanchezza che sta provando in questo momento.
Si limita a chiudere gli occhi e a prendersi la testa tra le mani, come se così facendo riuscisse a spegnere i pensieri e le paure che lo colpiscono da ore, senza dargli un attimo di tregua.Resta così finché un rumore accanto a lui lo fa sobbalzare, acuito dal mal di testa e dalla paura che tutto possa cambiare, da un momento all'altro.
Alla fine è solo Adriano che si è seduto accanto a lui, con un panino del bar e una bottiglietta d'acqua tra le mani.
"Tieni. Mangia qualcosa."
dice allungandogli entrambe le cose, ma Niccolò scuote la testa."Sei debole Nì, ti hanno levato un litro di sangue."
insiste però Adriano aprendo la bottiglia e passandogliela tra le mani, con un tono che non ammette scuse.Da quando sono entrati li dentro, con Niccolò che correva accanto alla barella del biondo e lui che lo seguiva poco più lontano, non lo ha lasciato solo nemmeno un secondo.
Il moro lo ha subito cacciato via, ma lui non ha la forza di tornare a casa.
Non finché Andrea resterà dietro quella porta, non finché questa storia sarà finita.Niccolò, in tutto questo, è rimasto immobile con la bottiglietta d'acqua tra le mani e lo sguardo perso nel muro di fronte a loro.
Non ce la fa, non ha abbastanza forza per mangiare.Adriano resta a guardarlo per un po', con un vuoto nel petto difficile da mandare via, ma poi molla il colpo: lascia il panino accanto a lui, e se ne va.
Sa che Niccolò non vuole aiuto, sa che non ha bisogno di nessuno, di nessuno all'infuori di Andrea.
Non sa cosa farebbe lui, al suo posto.Forse sarebbe già impazzito, forse cercherebbe di distrarsi, o forse, come Niccolò in questo momento, resterebbe a fissare il nulla per minuti interminabili, fino a che tutti i pensieri che gli vorticano in testa non si trasformano, inevitabilmente, in ennesime lacrime da versare.
Con un lamento tira le ginocchia al petto e nasconde il viso contro di esse, scoppiando nuovamente a piangere.
Piange perché ha paura, piange perché gli passa davanti tutto quello che lui e Andrea hanno affrontato, giorno dopo giorno.
Ogni momento trascorso stretti insieme sotto le coperte, sostituito da quei giorni interminabili l'uno lontano dall'altro, e poi i loro litigi, che finivano sempre con uno dei due che se ne andava di casa, e i loro baci, che invece sapevano di casa.Piange perché non vuole perderlo.
Piange perché si sente in colpa.
Dovrebbe esserci lui in quella sala operatoria, dovrebbe essere lui quello in bilico tra la vita e la morte, e non Andrea.
Andrea non ha colpe, Andrea è solo la vittima delle sue scelte sbagliate.Niccolò continua a ripetersi che il biondo ce la farà, che adesso uscirà un dottore e gli dirà che va tutto bene e che può correre ad abbracciarlo, ma ogni secondo che passa questa speranza si affievolisce sempre di più.
Non cambia niente.
La porta resta sempre chiusa, le luci sempre accese, l'aria sempre più irrespirabile.Ma è proprio quando sta per abbandonarsi ancora una volta alla disperazione che un medico spalanca la porta della sala operatoria e lo cerca con lo sguardo, trovandolo subito dopo.
Niccolò si alza di scatto corre verso di lui, guardandolo con un paio d'occhi che hanno solo bisogno di essere rassicurati.
Anche Adriano, che era rimasto in attesa alla fine del corridoio, lo raggiunge in un attimo."È stabile."
dice il dottore alternando lo sguardo tra i due, e le sue parole hanno l'effetto di un uragano sul corpo del moro.
Ogni suo muscolo si rilassa all'istante, e sente la terra mancare sotto ai piedi.
Lo sapeva, sapeva che Andrea era più forte di tutto e di tutti."...ce la farà?"
è Adriano, però, a parlare per primo, ponendo al medico l'unica domanda sensata da fare in un momento delicato come quello.Quest'ultimo scuote la testa, e si stringe nelle spalle.
"Non si può sapere. Le prossime ore saranno fondamentali, noi...noi non possiamo più fare nulla."
spiega, sinceramente dispiaciuto, mentre quella parvenza di tranquillità che aveva invaso il corpo del moro si trasforma nella paura più totale.E quando si deve accettare una realtà del genere, i modi di farlo sono tanti.
Adriano annuisce e torna a sedersi, incapace di reggersi in piedi ancora per molto.
Sa che dovrà avvisare i genitori del moro, il fratello di Andrea e tutti gli altri, ma deve ancora cercare in se stesso il coraggio di farlo.Niccolò, invece, segue il dottore oltre quella porta che per ore ha segnato il confine tra la vita e il nulla più totale, esternandosi completamente dalle sue emozioni.
Cammina dietro di lui senza mai guardarsi attorno, alzando gli occhi soltanto quando resta da solo, accanto al letto di Andrea.Lo osserva in silenzio, con le lacrime agli occhi e il cuore stretto dai sensi di colpa.
Piano muove qualche passo nella sua direzione, e si siede con tutta la delicatezza del mondo sul bordo del materasso.
Guarda il suo corpo pallido coperto dalla camicia blu, guarda gli aghi che ha nelle vene e i cerotti che gli ricoprono i polsi.Una lacrima gli scende veloce sul viso, e cade sulla mano immobile di Andrea.
Lui la asciuga all'istante, ma poi non riesce più a muovere le dita da quella posizione.In silenzio porta lo sguardo sul suo viso, e si sofferma su ogni singolo dettaglio.
La sua pelle è fredda, pallida, leggermente sudata.
Le sue palpebre chiuse sono contornate da due occhiaie scure, e le sue labbra sono bianche e immobili.Niccolò si sporge e le accarezza dolcemente, mentre si avvicina di qualche centimetro alla sua testa.
"Non lasciarmi..non lasciarmi ti prego.."
sussurra con un filo di voce, abbracciandolo per metà e scoppiando a piangere tra i suoi capelli.Lo stringe contro al suo petto, lo stringe forte come non ha mai fatto in vita sua.
Cerca di trattenere con la sola forza delle braccia quel poco di vita che gli resta dentro, perché sa che se Andrea dovesse mollare la presa, se davvero dovesse decidere di lasciarlo solo, il suo mondo finirebbe con lui.
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|| 𝐀 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐭𝐞 ||
FanfictionL'amore. L'amore non ha formule, l'amore non ha né regole né mezze misure. L'amore succede, e basta. Qualcuno ha detto che chi ama vince sempre, ma quando si ama davvero qualcuno si ha la costante sensazione di perdere. Il desiderio, però, resta sem...