20. "Mi andava di vederti"

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Ci sono tante, forse troppe cose nella vita che ci fanno stare male, troppe emozioni e sensazioni negative, ma poche sono paragonabili al sentirsi in trappola.
Quella terribile impressione di essere bloccati in qualcosa di infinitamente più grande di noi, mista alla consapevolezza di non poter fare nulla per cambiare le cose, ci lascia sempre senza fiato e senza più un briciolo di forza.

Andrea ha avuto modo di sperimentarlo sulla sua pelle più di una volta, e non riesce ad abituarsi.

Si sentiva in trappola da piccolo, quando sua madre lo obbligava a stare chiuso in camera, mentre lei discuteva con suo padre, e prova le stesse sensazioni vent'anni dopo, quando non riesce a scappare da un lavoro che non può nemmeno essere chiamato tale, da una relazione che, in fin dei conti, gli causa solo dolore, e da quei sentimenti bastardi che lo tengono in piedi notti intere, nonostante lui stia cercando in ogni modo di mandarli via.

A questi pensieri sbuffa e scuote la testa, ripetendosi per l'ennesima volta di stare calmo, di smetterla di lasciare alla sua mente la libertà di farlo sentire così.
Stringe i pugni e bussa ripetutamente contro la porta davanti a sé, attendendo con impazienza una risposta dall'altra parte del muro.

Non ha alcuna intenzione di vedere Rebecca, ma è obbligato a farlo: qualche giorno prima ha dimenticato a casa sua una felpa, con in tasca il numero di una persona che Francesco vuole a tutti i costi contattare, e non può permettersi di smarrirlo.

"Ma guarda chi si vede"
lo saluta lei ironica, tirando la maniglia e facendogli cenno di entrare, non senza nascondere un pizzico di amarezza nella voce.

"Non vieni mai.."
aggiunge poi sussurrando, prima di chiudersi la porta alle spalle e portargli le braccia dietro la nuca, cercando un contatto con le sue labbra che, però, le viene immediatamente negato.

"Rebè devo prendere una cosa, s.."
ribatte Andrea quasi disgustato da quei gesti, liberandosi facilmente dalla sua presa e cercando la felpa con lo sguardo.

"Cazzo Andrea, qual è il tuo problema?"
domanda Rebecca dopo aver tentato nuovamente di avvicinarsi a lui, stufa del suo comportamento indifferente.

"Nessuno"
ribatte il biondo spazientito, scansandosi bruscamente non appena nota la manica rossa della sua felpa spuntare da uno dei cassetti della camera da letto, per poi rendersi conto che, così facendo, non andrà da nessuna parte.

"Non mi va di litigare, famme andà"
prosegue abbassando il tono di voce, nel tentativo di rimediare all'ennesimo danno fatto.

"Se fai così tanto vale che ci lasciamo, no?"
domanda però Rebecca, allargando le braccia e stringendo i denti, per nascondere il dolore provocato da quelle parole.
Non riesce a capire perché Andrea faccia così con lei, non dopo tutto il tempo che hanno trascorso insieme.

Non è nemmeno sicura di amarlo, non più, almeno, ma di una cosa è assolutamente certa.
Il biondo è un bravo ragazzo, il primo che la ha accolta in quella città così grande e confusa, e gli vuole un mondo di bene.

Ha imparato ad accettare le mille scuse sbrigative che le propina tutti i giorni, le innumerevoli serate che passa lontano da casa e i suoi continui sbalzi d'umore, convincendosi che facciano semplicemente parte del suo carattere, ma nell'ultimo periodo qualcosa è cambiato.
Non è più lo stesso, in ogni suo singolo dettaglio c'é qualcosa che non va.

"Rebecca io non voglio lasciarti, è che..è un periodo un po' complicato, tutto qua"
ribatte Andrra sospirando, per poi riuscire ad incrociare il suo sguardo, forse per la prima volta da quando ha messo piede in quella casa.

Nell'ascoltare quelle parole, però, si maledice.
Bastava dire di sì, bastava troncare quella relazione una volta per tutte, ma non ne è stato capace.
Ancora una volta ha cercato una giustificazione, piuttosto che affrontare la realtà delle cose.

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