2. Vagando tra i corvi

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Era stanco, il respiro ancora affannato, la schiena appoggiata contro quel grande portone di legno consumato. Si trovò in un breve corridoio che introduceva la sala, con un appendiabiti vuoto e un cestello per gli ombrelli non al suo stato migliore. Alzò lo sguardo verso la facciata nera dell'edificio a guardare di nuovo quell'uccello d'argento poggiato delicatamente sull'architrave, sostenuta a sua volta da due colonne in stile antico, molto elegante, chissà com'è dentro, pensò.

Con gli occhi chiusi, tirò un sospiro, poi li riaprì e vide davanti a sé una folla di giocatori d'azzardo e criminali. Che altro potevano essere, altrimenti? Come cazzo ci sono finito qui?
Gli occhi volteggiavano intorno al suo campo visivo, voleva cogliere ogni dettaglio di quel posto mai visto. Era tutto terrificante e meraviglioso allo stesso tempo. Anche la gente al suo interno era molto diversa da quella a cui era abituato: c'era chiunque, dal politico astuto che si dilettava alla partita settimanale con i suoi compari, al turista perso tra i vicoli e accolto lì dentro, al giovane che impegnava in modo sbagliato i propri soldi forse per la prima volta. Non dovrebbe essere vietato far giocare i ragazzini? Mah, non è un mio problema, concluse.
Superati i partecipanti, Ryk passeggiava tra i tavoli coperti da stoffa cremisi per osservare i giochi che si svolgevano. Tra quelle pareti laccate di nero, il gioco preferito era ovviamente poker.

Presto però si ritrovò a dover chiedere a qualcuno informazioni su come tornare all'accademia anche se quel luogo sembrava chiamarlo. Quei tavoli lo attiravano e le ipnotizzanti pareti senza finestre lo chiudevano in un mondo parallelo dal quale non sarebbe più voluto uscire.
Scelse un ragazzo che sembrava avere la sua età, un tipo abbastanza affidabile, un po' eccentrico nel vestire ma non cattivo. Si avvicinò al bancone dove stava finendo il suo drink e si sedette accanto. Aveva la pelle davvero scura e la camicia bianca sopra dei pantaloni gialli a righe spiccava molto. Il ragazzo stava parlando con la barista come se fosse una sua vecchia amica o forse cercava di invitarla a uscire da qualche parte, senza successo.
Poi la barista lo lasciò perdere per un attimo e chiese a Ryk cosa volesse ordinare.
- Prendo quello che ha preso lui.- rispose senza esporsi troppo questa volta.
Lui rivolse un cenno verso il ragazzo con la camicia che ricambiò salutandolo amichevolmente.
- Prima volta tra i corvi?- chiese lo sconosciuto.
Lui rispose in modo confuso, forse non aveva capito cosa intendeva.
- Mi sa di sì.- concluse l'altro. - Beh, allora benvenuto! Ehm...-
- Ryker. Mi chiamo Ryker.-
- Benvenuto tra i corvi Ryker. Io sono Jesper.- gli sorrise.

Ryker fu preso da una sensazione strana nel vedere quel ragazzo, qualcosa di cui non era sicuro. Si ritrovò a fissare i suoi splendidi occhi grigi per qualche attimo, il suo volto leggermente cesellato, la sua figura magra e flessibile.

- Non ti conviene. - interruppe la barista. Ryk le riferì uno sguardo interrogativo mentre gli serviva il bicchiere.
- Non è un tipo responsabile e fa innervosire parecchio. -
- Grazie Fan, anch'io ti voglio bene. - rispose Jesper.
- È anche il mio compito, avvertire i clienti sugli eventuali pericoli del Barile. -
- Adesso sarei un pericolo del Barile? - scherzò il ragazzo.
- E chi ha parlato di te? Vedi, pensa sempre di essere al centro dell'attenzione. - rivolse a Ryk a cui scappò una risata impacciata.
- Che ore sono, Jes? - domandò la barista.
- L'1:20. Mi dispiace, il turno è lungo ancora. - sospirò lui.
Così tardi? Ma fino a poco fa erano le 23! Ryk si alzò d'impulso. Merda, non posso tornare al campus adesso. Ma chi voglio prendere in giro, non so nemmeno dove sono...
Era l'effetto delle finestre: piccole ma visibili dall'esterno e praticamente inesistenti dall'interno. In quel momento il cielo scuro si mimetizzava con le pareti, facendoti perdere la cognizione del tempo e intrappolandoti lì dentro.
Cosa avrebbe dovuto fare Ryker adesso?

- Bel cappotto, comunque. - disse Jesper ammirandolo meglio in tutta la sua lunghezza. Non era niente di ché per lui, un cappotto tartan color cammello, bianco e nero perfettamente abbinato a una maglia bordeaux scuro con lo stemma dell'accademia dalla quale fuoriuscivano i bordi di una camicia bianca con un paio di pantaloni neri.
Ryker ringraziò, poi gli chiese gentilmente se avesse impegni per la serata. Jesper rispose che probabilmente il suo capo aveva intenzione di affidargli un compito e che era lì proprio per incontrarlo. Allora Ryk annuì, terminò il suo drink e lo salutò.
- Se avessi bisogno, dove posso trovarti? -
- Sempre qui o alla Stecca, basta che fai il mio nome e mi vedrai comparire, forse con un po' di ritardo. - risero entrambi, poi anche Jesper si mise in piedi e si congedò, lasciando Ryker in mezzo alla sala.

Il ragazzo girò ancora per un po' tra i tavoli di baccarat e roulette, esplorando quel locale. Notò che c'erano più piani e che alcune sale era private. Si era avvicinato a un tavolo scelto a caso dove giocavano a blackjack, quando uno dei partecipanti lo invitò a unirsi a loro, ma lui rifiutò dicendo che non sapeva le regole. Poi il mazziere si propose di spiegarle, convincendo il ragazzo a scommettere qualche soldo.

- Sono l'1:30, Jesper. -
- Sono venuto più in fretta che ho potuto. -
- Hai mezz'ora di ritardo. Che hai fatto in mezz'ora? -
L'ufficio al Club dei Corvi era al piano terra per evitare di stancarsi e di impiegarci troppo tempo ogni volta che doveva percorrere le scale. Il suo solito completo nero era impeccabile nonostante lo indossasse ormai da tutta la giornata. Era sempre elegante e perfetto, nella sua posizione composta e il volto imperscrutabile, fronteggiava la piccola stanza dalla finestra laterale. La scrivania era ordinatamente scomposta, con fogli vari, lettere e liste di nomi sparse tra di loro ma messe in un ordine preciso.

- Onestamente, ero di là a bere qualcosa. -
- E ci vuole così tanto a "bere qualcosa"? -
- Avanti, non devi andare da nessuna parte! Ormai non esci praticamente mai da qui se non per andare alla Stecca o per fare uno dei tuoi scambi notturni con altre bande. Puoi aspettare un po'.-
Effettivamente, Jesper aveva ragione. Per Kaz non è mai stato facile relazionarsi con gli altri, ma ora si era quasi completamente isolato, vagando tra i suoi pensieri e i suoi ricordi.

"Hai mai dei rimpianti?" gli chiese una volta Inej.
"A volte."
"Ti penti di quello che hai fatto?"
"No." rispose senza troppi fronzoli.

- Allora, perché mi hai chiamato? -
- Pekka Rollins. - rispose senza completare la spiegazione. Non era necessario aggiungere altro.
Era da qualche giorno che ci rifletteva. Su Rollins, su Van Eck e su Per Haskell. Si erano tolti tutti di torno, aveva campo libero per i suoi affari e le sue missioni, però non era convinto. Troppa pace giù al Barile e questo era strano.
- Oh, non di nuovo. Kaz basta con questa storia, devi togliertelo dalla testa. Si è ritirato! -
- I Centesimi di Leone sono attivi, stanno ampliando ancora i loro affari nel Barile.-
- Ma senza Rollins come...-
- Rollins è tornato, Jes. Roeder mi ha informato che le Punte Nere hanno trovato un infiltrato. - lo informò.
- Una spia che trova un'altra spia? Sembra l'inizio di una battuta! -
- Jesper, è una cosa seria. Potrebbe esserci una spia di Rollins tra di noi. -
- Bene, e io cosa dovrei fare? - chiese impaziente il ragazzo zemeni.
- Il tuo compito per ora è di sorvegliare il comportamento degli altri Scarti, se trovi qualcosa di insolito, fammelo sapere.-
- Tutto qui? Kaz, lo sai che non sono fatto per stare fermo a guardare. -
- Lo so, avrei dovuto chiederlo a... qualcun altro, ma per ora siamo a corto di personale e tra i dipendenti disponibili, tu sei quello di cui mi fido di più. - dichiarò senza troppi giri di parole, il che equivaleva a un complimento affettuoso da parte di Kaz.
- Oh, grazie. Mi hai davvero commosso! - emise Jesper con tono dolce, portandosi la mano sinistra sul petto.
Se Inej riusciva a intenerire Manisporche a distanza, cosa sarebbe successo quando l'avrebbe rivista? Forse Kaz aveva bisogno di un po' di tempo lontano da tutti.

Kaz si sedette sul divanetto dandogli le spalle. Improvvisamente a Jesper venne in mente Ryker, chissà come se la sarebbe cavata tra gli Scarti.
- Sai, prima stavo parlando con un ragazzo in sala. - confessò - Un tipo un po' riservato forse, non conosce molto bene il Barile. Sembrava uno studente, se non mi sbaglio aveva lo stemma della mia accademia sul maglione. Anche se a me non hanno mai dato un maglione con... -
- Va' al punto. - lo interruppe, appoggiando la gamba malata sul basso tavolino di fronte.
- Credo fosse un tipo a posto. Potrei portarlo da te, se vuoi. - ipotizzò.
- Uno studente? Non conosce il Barile? Lascialo lì dov'è. -
- Ma magari posso insegnargli qualcosa, sarà divertente! - esclamò Jesper.
- Come vuoi, basta che non gli racconti dei miei piani. - si arrese alla fine Manisporche evidentemente stanco, lasciandosi avvolgere dalla soffice imbottitura verde bottiglia.

Il tiratore scelto stava per uscire dallo studio, leggermente deluso da quel noioso nuovo impegno. Poi vide il viso di Kaz, riflesso nel vetro della finestra davanti, alleggerirsi e corrugarsi in un'espressione preoccupata.
- Ah, hai notizie di Inej? - chiese infine, - L'ultima volta l'ho vista un mese fa. A quanto ho capito vive ancora qui a Ketterdam. Come sta? Ho saputo che alla fine hai trovato i suoi genitori! È stata una cosa molto dolce, Kaz, non me l'aspettavo. Beh, non se l'aspettava nessuno, in realtà. -
- Vuoi chiudere quella cazzo di bocca! - sbraitò stressato.
- D'accordo, allora io vado. Ti farò sapere. - concluse abbattuto Jesper. Ormai c'era abituato al comportamento freddo e a volte arrogante dell'amico, tuttavia si sentiva ancora offeso quando gli si rivolgeva in quel modo ed era spesso dispiaciuto di non poter contattare gli altri corvi.

Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora