27. Stupidi piani e strane intenzioni

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Quando Kaz poco dopo tornò alla Stecca, lasciò una casa piuttosto silenziosa per trovare una struttura molto rumorosa, come al solito, anzi più del solito.
- Kaz, c'è Anika che ti cerca. - avvisò sprezzante una ragazza, forse una sua amica, - Credo sia salita nel tuo studio. -
- Perché? Chi gliel'ha detto? -
Tutti sapevano che non ci si deve avvicinare all'attico se Kaz non c'è. Lui fece un sospiro irritato e salì alla massima velocità che la sua gamba ferita poteva consentirgli.
La porta era chiusa ma non a chiave, pessimo errore, la finestra era aperta anche se lui ricordava di averla serrata, altro errore, e dovunque vi erano fogli sparsi dal vento. La lucente chioma tinta di biondo risaltava in quella camera poco illuminata, come se risplendesse di luce propria e contrastava con i mobili scuri.
- Ah, bene arrivato, ti aspettavo. - esordì, come se lei fosse il capo dell’organizzazione.
Kaz rispose con un’occhiata seccata, non era dell’umore per attaccar briga. Ultimamente Anika si sentiva particolarmente legata al ragazzo, che a volte le concedeva fin troppe libertà, ma all’inizio, quando aveva appena rinunciato a lavorare con Per Haskell, era un’altra persona: era molto diffidente anche se appoggiava le idee di Brekker, non sempre il suo modo di lavorare le andava bene e, data la mancanza di denaro, nemmeno il suo stile di vita. Poi il vecchio capo fu arrestato e Kaz prese il suo posto, a quel punto lei iniziò a vederlo con occhi diversi, a passare più tempo insieme e a stuzzicarlo con il suo carattere provocante.

- Caro Kaz, c’è qualcosa che devi sapere, niente di grave, solo per precauzione. - gli annunciò avvicinandosi, - Prima però, ti conviene metterti comodo. - e in pochi secondi era alle sue spalle che cercava di togliergli il cappotto.
Lo conosce, sa che non è sicuro ma a me piacciono le cose pericolose. Il ragazzo sentì sfiorarsi leggermente il collo, poi le braccia ma non osa togliersi i guanti. Lei lo invitò a sedersi sul divanetto e gli offrì qualcosa da bere.
- Niente. -
- Facciamo solo un bicchiere d’acqua. -
Lo servì, poggiando il bicchiere delicatamente sul tavolino mentre lui si sistemava sul divanetto attento a non stropicciare il nuovo completo blu scuro. Kaz uscì un’altra sigaretta, nonostante fosse già la sesta, se la mise tra le labbra e intanto cercava invano l’accendino che forse aveva perso.
- Lascia che… - mormorò, poi gli si accostò con il suo accendino finchè una piccola fiamma divampò.
E per un attimo il tempo si fermò. In silenzio, con il mondo in sottofondo. Vicini, troppo vicini, in un modo che una volta era stato intollerabile per lui. I loro sguardi si incrociarono per dei lunghi secondi, una crepa sui loro volti, un sorriso sottile. L’accendino si spense, lei non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, sentiva il battito accellerarsi e la stanza diventare più calda. Lui la fissava con quei glaciali occhi neri e liquidi come il petrolio che brillavano nella fioca luce, la sfidava, ne era stregato. Kaz fece un tiro ed espirò il fumo ma la ragazza era ancora troppo vicina. Lei non osava spostarsi, anzi chiuse gli occhi e inspirò l’odore di quel ragazzo del Barile, acre e pungente ma allo stesso tempo dolce e sensuale. Kaz si appoggiò allo schienale e sollevò la gamba ferita sul tavolino.

- Allora, che devi dirmi di così urgente? - interruppe quel magico momento richiamando la sua attenzione.
Era passata da poco la mezzanotte e Kaz cominciava a sentire la stanchezza. La ragazza accennò a un bizzarro evento raccontandolo mentre gesticolava in modo appariscente e i suoi furbi occhi verde oliva navigavano nella stanza.
- Cosa hai scoperto? - chiese diretto.
- Kaz, ci stanno mentendo tutti. -
- Sai che novità. - commentò giustamente lui.
- No davvero, non possiamo fidarci di lui. -
- Spiegati meglio. -
Improvvisamente il suo volto divenne più serio, l'immancabile eyeliner che le accentuava l'occhio a mandorla, lo rese più sottile e accigliato. Lei era di Kerch anche se mostrava dei tratti vagamente shu, era alta quasi quanto Kaz e aveva il fisico magro e agile di Jesper nonostante in battaglia non fosse tanto audace, invece con le parole era molto più esperta: sapeva convincere e ingannare con successo le persone. Brekker si riteneva immune alla sua lingua ammaliatrice ma lei sa che non era poi così indifferente.

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