34. Una nuova vita

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Inej stava guardando dei volumi quando ad un certo punto si immobilizzò. La biblioteca non era piena di ragazzi ma sentiva mille occhi su di sé, come dentro a un reality show. Iniziava a percepire una sottile ombra che seguiva ogni suo movimento tra gli scaffali, silenziosa e quasi impercettibile. La ragazza cominciò ad andare più rapidamente ma l’ombra sembrava non staccarle gli occhi di dosso, allora corse a cercare Ryker che, tranquillo in una scrivania, stava ripassando per gli ultimi esami. Lei arrivò con così tanta agitazione che scombussolò anche il ragazzo che preoccupato le domandò se stesse bene.
Forse si era sbagliata, forse era solo un capogiro o aveva scambiato l'ombra per un qualsiasi studente.
- Tranquilla, rilassati. Sei qui, chi verrebbe a cercarti? -
La ragazza non sembrava molto più rilassata ma almeno ci provò, la presenza tanto sicura di Ryker la calmò anche se solo per poco: forse era diventata paranoica a lavorare nel Barile, tra criminali si deve stare sempre in guardia senza mai un attimo di riposo. In effetti era proprio quello da cui stava scappando a metterle ancora ulteriore ansia.
No, ne sono certa, mi stanno seguendo.
Forse era vero, la stavano seguendo.
Basta, devo andarmene da qui. Incoraggiò vivacemente il ragazzo a trovare un posto meno affollato e lui fu costretto ad alzarsi e interrompere lo studio per poterla accontentare.
- La sala comune va bene? -  chiese.
- Stai scherzando, spero. -
Inej non pensava che una "sala comune" potesse essere vuota e infatti non era così, anzi era fin troppo piena per quell'orario. Come se non ci fossero altri posti in cui riunirsi. Allora optarono per il dormitorio dei ragazzi senza avere altra scelta al momento, nonostante chiunque li vedesse pensasse già a qualcos'altro, vedendo un ragazzo e una ragazza tanto frettolosi a raggiungere una stanza in un bel pomeriggio soleggiato.
La situazione era strana per Ryker, non sapeva molto bene come comportarsi ma in qualche modo doveva risolvere quel problema, per quanto fosse possibile.

Dopo aver raggiunto rapidamente la stanza dei ragazzi, Inej chiuse subito la porta e controllò alla finestra se ci fossero figure sui tetti, poi chiuse anche la finestra in modo che non si potesse vedere all’interno e dette un’occhiata alla camera per verificare che non ci fossero microfoni nascosti.
- Inej, non ti sembra di esagerare? - domandò il ragazzo.
Ma lei non gli rispose, continuava solo a girare per la stanza ripetendo tra sé chi potrebbe essere? E le risposte erano fin troppe. Lei non riusciva a stare ferma e il ragazzo era sempre più confuso, così si avvicinò a lei e vigorosamente le afferrò le braccia e la immobilizzò ma Inej rapidamente prese un pugnale da dentro lo stivaletto e d'istinto ferì Ryker. Lui non si aspettava questa reazione e fece un salto indietro andando a sbattere con la scrivania. Lei realizzò solo dopo cosa fosse successo, spiegando che non l’aveva fatto volontariamente.
- Tranquilla, respira, - le disse Ryker, mimando i movimenti con le mani, - respira con calma e fammi capire qualcosa. -
Finalmente Inej trovò di nuovo l’autocontrollo e si sedette nel letto del ragazzo, intenta a raccontargli di più su Kaz e sul perché lei fosse lì. Gli descrisse il vero Kaz Brekker, non quello tranquillo e misterioso che aveva conosciuto sotto l’apparente gentilezza e d’un tratto, tutto sembrava crudelmente acquistare senso. Pareva solo una lista di difetti e brutti ricordi, addolciti poi con qualche complimento sottile. Lei accennò anche alla Corte di Ghiaccio, al rapimento di Van Eck e a quei rari momenti in qui l’aveva aiutata esplicitamente e senza secondi fini. Per Ryker era difficile credere a quelle parole, Kaz era stato dipinto proprio come un criminale senza scrupoli, ciò che era veramente nonostante la giovane età.
- Questo spiega la sua insensibilità e la difficoltà nel vivere come una persona comune, ma non giustifica il suo comportamento con gli altri. - disse lui, o con te.
Molte cose restavano ancora irrisolte, soprattutto non capiva se Kaz fosse innamorato di Inej o no, sembra non considerarla assolutamente, anzi a volte la fa soffrire, poi a un certo punto si sveglia e decide che è il momento di fare una piccola buona azione pensando di risolvere tutto.
- Lui è un po’ particolare, bisogna capirlo. - disse lei.
Si, te lo dico io che è particolare, anche troppo. Di capirlo, non credo che riuscirò mai a comprendere un criminale.
- Visto che in fondo lo vedi così, perché te ne sei andata? Dimmi la verità, da chi o cosa stai scappando? - Lei non si aspettava una domanda tanto diretta e inizialmente si prese qualche secondo per capire come rispondere.
- Inej, - disse affettuosamente Ryker accarezzandole la spalla, - spiegami, che è successo veramente? Non devi farti condizionare da lui o dagli altri, tu devi solo seguire te stessa, sapere cosa vuoi per te e cosa ti rende felice. -
Lei non sapeva se parlare liberamente avesse risolto qualche problema o se avesse solo peggiorato le cose, e in quel momento non stava andando tanto bene. Non voleva raccontargli tutto ma allo stesso tempo aveva bisogno di parlare e di far calmare il volto tanto preoccupato dell’amico. Con la testa così pesante che faticava a tenerla su e le mani tremolanti che stringevano forte le lenzuola, prese un bel respiro e confessò le sue preoccupazioni a Ryker, rischiando di eliminare ogni vaga traccia rimanente della loro breve amicizia. 

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