4. In quella vecchia casa

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Solitamente l'unico momento tranquillo alla Stecca è il pomeriggio che passa silenzioso e rapido, ma quella giornata c'era molto più movimento del solito. Gli stretti corridoi erano trafficati, le scale, scivolose come non mai, erano piene di gente che saliva e scendeva, si sentivano litigi e urla degli inquilini e Kaz, nonostante fosse nel suo attico al quarto piano, non poteva fare a meno di sentirsi disturbato da quei rumori.
Per una maledettissima volta delle poche che voglio riposarmi, non sanno starsi zitti. Una volta sola!
Imprecò contro gli abitanti della casa e quei sottili muri che facevano più chiasso di Jesper quando vince qualcosa. Era tentato di minacciare tutti di una qualche strana tortura ma era troppo stanco.

La sera prima l'aveva passata come le altre nottate precedenti per una settimana: in piedi a elaborare nuove idee e nuovi colpi per abbattere una volta per tutte Pekka Rollins. In più, come se non ne avesse abbastanza, si aggiunse un sentimento di preoccupazione per lo Spettro, di cui non aveva notizie da troppo tempo. Aveva pensato che avesse lasciato la città ma nell'ultimo mese non passava un attimo in cui lui fosse per le strade che non sentisse i suoi occhi castani puntati e le sue agili gambe che volteggiano tra i tetti. Non voleva ammetterlo, ma gli mancava. Davvero.

Stava sul suo letto, nell'oscurità della sua grande camera che, insieme allo studio, occupava tutto l'attico di quella fatiscente costruzione. Kaz la fece sistemare tempo fa, tuttavia rimase un edificio costruito senza fondamenta su un terreno paludoso e tendente ad inclinarsi. Era una caratteristica comune in quella città trovare edifici leggermente obliqui, adagiati uno sull'altro come le carte del domino.

Kaz chiuse gli occhi e si concentrò su una canzone che qualche volta risuonava nella sua mente, note delicate, tropicali, con un tono dolce, e senza accorgersene si ritrovò a dormire sereno. Sarebbe strano vedere Manisporche in momento del genere, tranquillo e innocuo com'era, l'iconico bastone poggiato sul comodino e i guanti nel cassetto.

- Non capisco, ormai è finita, mio padre è stato arrestato, cos'altro deve ancora succedere? -
Questo è quello che si chiedeva Wylan e non solo lui.
- Puoi rileggermi la parte dove parla del mittente, per favore? - domandò al suo ragazzo.
- Non so se mi hai mai visto ma lavoro per qualcuno che conosci fin troppo bene. E ti assicuro che la prossima volta che ci incontreremo sarà l'ultima. Beh, ti conviene stare attento, Mercantuccio. -
Con quella minaccia, Wylan non era dell'umore di scherzi e battute. Gli piaceva il fatto che Jesper riuscisse sempre a farlo ridere e che lo chiamasse ancora in quel modo, ma questa era una situazione grave, spero che lo capisca. Poi continuò a leggere.
- Per quanto riguarda te, Manisporche, chissà se ti ricordi di me. Oomen di certo non potrebbe mai più dimenticare la tua faccia. E ci credo! - esclamò Jesper, - Con tutti i crimini che ha commesso quel bastardo, chi se lo scorderebbe. -
- Oomen? - non capivano chi fosse l'ennesima vittima a cui la lettera faceva riferimento, forse un altro mercante?
- Il suo occhio non sta per niente bene, se te lo stessi chiedendo. - e improvvisamente Jesper capì di chi parlava il testo. Possibile che fosse stato Pekka a far consegnare la busta?
- Dobbiamo avvertire Kaz. - concluse, - Lui saprà cosa fare, lui sa sempre cosa fare. -
Spero che lo sappia, si disse il ragazzo zemeni.

Si alzò a fatica, fuori il cielo era già scuro, potevano essere le 19:00 o le 23.00. Alla Stecca regnava di nuovo la quiete. Kaz decise di scendere in cucina: non aveva mangiato praticamente nulla a pranzo e per il resto della giornata, per quanto il suo fisico potesse sopportare tutte le sfide a cui lui lo sottoponeva, restava sempre un diciassettenne con un eccellente metabolismo e la fame in quel momento stava vincendo.
Camminò lungo gli angusti corridoi e scese lentamente i gradini. Non era difficile, la gente si spostava al suo passaggio. L'ultima rampa era un po' più affollata e una giovane ragazza, che probabilmente non l'aveva notato, fece un errore. Mentre lei chiacchierava vivacemente con un'altra fanciulla e agitava le braccia, improvvisamente colpì Manisporche facendolo quasi scivolare per il resto dei gradini. Lui si piegò sulla gamba buona, rischiando di farsi male pure in quella, poi la ragazza gli si avvicinò per aiutarlo ad alzarsi prendendolo per le braccia, con buone intenzioni. Kaz restava rigido, aveva il respiro irregolare. Tentò di mettersi in piedi il più velocemente possibile, prima che quelle disgustose dita potessero afferrarlo ancora. Non disse niente, le rivolse uno dei peggiori sguardi che il Bastardo del Barile avesse mai manifestato. I suoi gelidi occhi feroci colpirono la povera sfortunata lasciandole una terribile sensazione di angoscia.

Finalmente raggiunse il tavolo, si sedette al suo posto e chiese che gli venisse servito da mangiare.
- Oggi pomeriggio è arrivato un ragazzo. - gli raccontò la cuoca, - Ha detto che stava cercando Jesper, è andato al Club dei Corvi e poi è venuto qui ma gli ho detto che Jesper non c'era. -
Kaz ripensò a quello che gli aveva detto l'amico, che aveva incontrato un certo studentello.
- Ha detto che sarebbe tornato stanotte, forse vuole parlare con te. - Kaz dubitava che un ragazzino dell'accademia volesse davvero incontrare Manisporche, diffidava da lui, nemmeno lo conosceva e con questa notizia delle spie di Rollins stava in costante allerta.
Cenò tranquillo, cercando di non pensare troppo al disonorevole evento accaduto poco prima. In seguito non ebbe il tempo di alzarsi dalla sedia che vide la porta spalancarsi bruscamente e due figure sconvolte scorazzare verso le scale.
- Sono qui, idioti! - urlò loro, poi Jesper e Wylan giunsero di fronte a lui nervosi.
- Kaz dobbiamo farti vedere una cosa. - annunciò impaziente il rosso stringendo la busta.
Lui annuì, se non fosse stato importante non sarebbero piombati così senza preavviso.
Allora, i ragazzi lo seguirono fino al suo ufficio e gli consegnarono la lettera.

- Cosa dovete dirmi? - disse chiudendo la porta.
- Leggi. - ordinò Jesper.
Kaz si prese qualche minuto per leggerla accuratamente e rifletterci su.
- Chissà se ti ricordi di me, Oomen? - gli uscì un leggero ghigno, - Pensavo di averlo gettato giù dalla Ferolind. -
Poi continuò a leggere, - Ciò che voi dovrete fare è liberare Jan Van Eck dalla prigione nella quale tu, Brekker, l'hai rinchiuso. -
- Cosa gli fa pensare che lo libereremo? Dopo tutto quello che ha fatto a noi e a Inej! Sicuramente è solo un pazzo, un dipendente di Van Eck che ha sentito dei racconti sulle bande del Barile e ha seguito solo la versione sbagliata della storia. - pronunciò Jesper, poi si rivolse verso il viso pensieroso di Kaz, che lo fece dubitare.
- Non lo faremo, vero? - disse in modo incerto, cercando di convincere Wylan che non c'era nessun motivo per preoccuparsi, Kaz starà dalla nostra parte. Il lungo silenzio del ragazzo però non rassicurò affatto i due, stava pensando a una risposta da troppo tempo. Avrebbe immediatamente detto "certo che non lo libereremo, mai", se non avesse letto la fine della lettera.
- Lo Spettro non sarà mai libero. -
A quelle parole seguì un interminabile silenzio carico di tensione.
- Che significa? - sussurrò debolmente Wylan, - Che significa, Kaz? Cosa facciamo? -
- Dove avete trovato questa lettera? - chiese lui e Wylan gli spiegò dettagliatamente tutto.
Che codardo, perché non lasciarla qui direttamente? Pensò.

Jesper incalzò Kaz a dargli una risposta però lui aveva bisogno di rifletterci meglio. Jesper non poteva aspettare una settimana, sarebbe potuto succedere di tutto anche in un solo giorno. Sentiva già l'adrenalina attraversarlo nelle vene, la voglia di prendere le sue pistole e sparare direttamente al mittente di quel messaggio, poi a Van Eck e a Rollins: sarebbe stato il modo più rapido per neutralizzare tutti i loro problemi. Purtroppo erano difficili da trovare e senza la mente geniale di Kaz, non sarebbero riusciti a fare nulla.
Kaz mise la busta in tasca e accompagnò gentilmente, per quanto possibile da lui, i ragazzi fuori dalla Stecca, riferendo loro che li avrebbe contattati se ci fossero state novità e che loro avrebbero fatto lo stesso.
Poi passò dalla cucina, prese una tazza di caffè e ritornò nel suo studio in tranquillità.

Non ci volle molto a percorrere le scale, questa volta, dato che molti erano al Club, in missione o nelle proprie stanze.
Kaz sentiva uno strano presentimento, dopo aver letto quell'ultima frase capì che la posta in gioco era alta. Quelle erano delle vere e proprie minacce di morte a lui e a Wylan, minacciavano di distruggere tutto quello che aveva messo in piedi a fatica, di distruggere la vita dell'innocente figlio di uno dei più spietati mercanti di Ketterdam. Minacciavano lo Spettro.
Un formicolio familiare gli venne lungo le gambe, significava che erano tutti in pericolo e che dipendevano da lui. Gli Scarti e i Corvi soprattutto si affidavano al suo cervello, alle sue idee fuori dal comune, ai suoi complicatissimi piani: nessuna di queste cose aveva mai fatti fallire Kaz Brekker, o almeno non recentemente. Però quando c'era in gioco la vita di Inej, la sua mente si offuscava e nel suo cuore trovava posto la rabbia, quella collera che si portava dietro ormai da troppo tempo.

Giunse alla porta del suo studio con la sua gamba traballante, si fermò prima di aprire la porta e sentì sei rumori come fogli di carta che strisciavano tra di loro e lievi scricchiolii delle assi di legno che formavano il pavimento.
C'è qualcuno. Era ovvio.
Silenziosamente estrasse la pistola e la caricò, poi lentamente toccò la maniglia della porta e la girò di scatto, per avvantaggiarsi con l'effetto sorpresa. Alzò il braccio, puntò l'arma contro quell'ombra e tenne lo sguardo fisso. Per poco non gli cadde la pistola dalle mani.
Dentro di lui sentiva le emozioni prendere il sopravvento, si sforzò di controllarle e rimanere serio come sempre ma un leggero sorriso gli sfuggì per qualche secondo. Non credeva ai suoi occhi, oh che banalità!
Per la prima volta forse dalla morte di Jordie, sentì il desiderio di avvicinarsi a qualcuno. 

Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora