No. Non ce la faccio da solo. Perché se n'è andata, perché mi ha lasciato qui? Che bisogno c'era di andarsene? Poi ci riflettè meglio perché, in effetti, non c'è motivo di restare sé non vuole.
C'erano tanti motivi per andarsene, sarebbe stata una scelta migliore se l'avesse fatta tempo prima.Camminava piano, lentamente zoppicava verso il bastone rimasto a terra.
In silenzio, da solo.
Stanco. Distrutto.
L'animo a pezzi.
Ancora in piedi.
Continuava.
Inspirava.
Urlò.
Cadde.
Fa male.
In trappola.
La gamba ferita.
Non riusciva a reggersi.
Sentì il suo ruggito, forte, tutto intorno a sé.
E dentro di sé. Ma non riuscì a farlo uscire. Sussurrò soltanto una parola.
- Aiuto. -Manisporche era lì in ginocchio in mezzo alla strada, nascondeva il volto segnato da lacrime nere e ferite rosso vivo, troppo umiliato per continuare a fingere.
Intorno a lui si creò come una bolla, un'area in cui la gente non guardava e non camminava, c'era solo lui lì in quel momento. E non gli interessava che fosse in pubblico, dignità, l'orgoglio? Ho già perso tutto, che altro mi resta? Gli restava ancora più di quanto immaginasse.Una voce lo riportò alla realtà, lo chiamava urlando e sembrava un tono preoccupato.
- Ehi Kaz, ma che ci fai qui? Che è successo? Hai bisogno di qualcosa? -
- Ti stavamo cercando per darti degli aggiornamenti ma vedo che qui la situazione è grave. - affermò rattristato Jesper che raramente aveva visto l'amico in tali condizioni, forse mai.
Kaz non rispose, nemmeno con una battuta ironica e severa come suo solito, questa volta rimase in silenzio fissando davanti a sè. Per Manisporche era tutto così strano e complicato, non sapeva come esprimere ciò che pensava. Lentamente Jesper si mise di fronte a lui e si inginocchiò, sporcando i suoi pregiati pantaloni viola e lo guardò in volto, sfidando i suoi occhi neri.
Poi inaspettatamente lo abbracciò.
Kaz sussultò per quell'azione, sgranò gli occhi lucidi e si immobilizzò, Wylan era sconvolto nel vedere quella scena ma poi sorrise dolcemente. Non capitava certo tutti i giorni che qualcuno abbracciasse Manisporche.
Decisero che era meglio riportarlo alla Stecca per sistemargli le ferite e quel volto stralunato.Ryker era veramente intenzionato a seguire la lezione, ma Chris non la smetteva di lanciargli bigliettini e di chiamarlo per ricordargli quanto fosse importante la taglia del reggiseno della sua futura fidanzata. Ad un certo punto, Ryker si pentì di non aver scelto lo stesso corso di Morguen, con lui avrebbe potuto fare qualsiasi cosa come un normale studente, che poi, qual è il senso di far studiare economia a uno come Chris? si domandava spesso. Poi la campanella annunciò la fine di quell'ora e tutti gli studenti si fiondarono nel cortile per decidere dove andare a pranzo.
Ryker non riusciva tuttavia a stare ben sveglio dopo essere tornato stanco e in ritardissimo la notta prima, oltre ad aver dovuto risolvere un problema, se così possiamo chiamarlo, che si era presentato quella mattina presto.
- Ehi Ryk! Vieni! - lo chiamò Morguen all'entrata della mensa.
- Ciao ronny, oggi pomeriggio non abbiamo lezioni vero? - si accertò di ricordarsi bene.
- No, perchè? Sei stanco per ieri notte? Ti capisco, anch'io non vedevo l'ora di tornare a dormire durante l'ora di storia. È così stressante! Come fa Chris, ha forse un superpotere? -
- No lo so, credo ci sia abituato a dormire poco. - rispose vagamente. - Senti amico, ti dispiace se prendo il pranzo e vado in camera? Non ho voglia di andare con i ragazzi... ovunque siano. -
L'amico acconsentì empatico e comprensivo, come suo solito, e Ryker lo ringraziò, prese due porzioni di quello che sembrava più decente alla mensa e tornò nella sua stanza. Quella mattina Chris si era alzato presto come suo solito, liberando il materasso superiore del comodo letto a castello nella sua stanza così lui si aspettava di trovarla lì. E invece, oltre alla porta socchiusa, trovò il letto a castello vuoto e le finestre chiuse a oscurare il resto della stanza: l'ansia e la tachicardia lo investirono per alcuni interminabili secondi. Spalancò la porta con il piede e poggiò attentamente i vassoi con il pranzo su una parte delle scrivania leggermente illuminata, poi aprì le finestre così che finalmente poté vederci meglio. La sua ansia si placò per un attimo per farsi più potente subito dopo aver capito cosa c'era davanti a lui.
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Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]
FanfictionPekka Rollins deve morire. C'è uno straniero nel Barile. Un ricco ragazzino che ha sentito storielle e leggende di vecchi criminali. Uno studente che si è perso e che per caso, o per fortuna, incontrerà Manisporche. Vi consiglio anche di dare un'o...