35. Pace infranta

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Trascorsero alcune settimane, Inej passava il tempo all'accademia fingendosi una studentessa e facendo amicizia con le altre ragazze, era così contenta di poter vivere normalmente e senza doversi preoccupare di possibili assassini. In effetti, quei giorni erano passati in modo abbastanza sereno, non notava più quell'inquietante ombra che la seguiva e i suoi unici doveri erano leggere, studiare e tenere in ordine la camera di Eve, dove stava anche lei. Eve era una ragazza veramente solare e gentile, molto altruista, andavano d'accordo anche se talvolta sembrava pensierosa e indifferente, ma capita a tutti, non siamo tutti perfetti. Anche gli altri amici di Ryker erano simpatici e allegri, Chris in particolare ricordava molto Jesper tranne per l'altezza, per la quale a volte lo prendevano in giro scherzosamente. Inej sarebbe voluta restare lì ancora qualche giorno ma sentiva di non appartenere del tutto a quel mondo e spesso di notte pensava se restare lì fosse la cosa giusta, se non sarebbe dovuta tornare dai corvi. Si sentiva un po' in colpa per aver lasciato tutti senza dire niente, chissà cosa stanno facendo adesso.
Quella sera era più silenziosa del solito, anche gli studenti sembravano aver perso tutte le energie per colpa degli esami ma con la consapevolezza che tra una settimana soltanto le lezioni sarebbero terminate del tutto e finalmente sarebbero stati tutti in vacanza. Inej aveva capito che studiare era abbastanza complicato, non era così divertente come immaginava e necessitava di molta energia. Gli unici rumori fastidiosi provenivano dalla camera di Dwenn vicino a quella di Ryker e lui non riusciva a dormire. Probabilmente stava dando una festa, come faceva troppo spesso ultimamente, senza preoccuparsi di disturbare le persone che avevano voglia di dormire in pace. Morguen si era arreso e dopo qualche minuto il sonno aveva avuto la meglio, mentre Chris non faceva nemmeno caso alla musica e alle urla di "giù giù giù" di non si sa quale schifezza alcolica.
Ryker stava per andare a chiedere di fare meno rumore ma nemmeno il tempo di alzarsi dal letto che avevano alzato la musica. Ma cos'è, uno scherzo? Non ne poteva più di quel Dwenn e dei suoi discutibili amici, soprattutto dopo quello che avevano fatto a Eve, ma non sapeva come affrontarli o non ne aveva il coraggio. Devo fare qualcosa, non posso stare qui a sopportarlo. Il ragazzo si alzò, si mise le ciabatte e uscì dalla stanza verso quella di Dwenn, poi si avvicinò alla porta e sul momento di bussare udì il frastuono di vetri che si infrangono. La mano iniziò a tremare, forse dopotutto non facevano troppo rumore. Decise di uscire un attimo in cortile per prendere aria e rilassarsi.

- Finalmente un po' di silenzio! - disse uscendo dal dormitorio. Fece due passi e si sedette sul prato ammirando quelle poche stelle ancora visibili.
Sentiva solo il verso di una civetta e alcune macchine che passavano in lontananza, Ryker si sentiva tranquillo circondato da flebili rumori di sottofondo e una delicata brezza fresca. Chiuse gli occhi e si distese.
- Anche tu non riesci a dormire? -
riconobbe quella voce e aprì gli occhi di scatto ma non vide nessuno, quindi pensò che fosse solo nella sua mente.
- Qui si sta meglio. -
Notò dietro di sé una ragazza seduta che ammirava il cielo, la lunga treccia inconfondibile e gli occhi lucenti che riflettevano la luna. Il ragazzo sentì il cuore battere troppo velocemente e cercò di calmarsi.
- Non ti avevo vista, o sentita. Da quando sei qui? -
Era una sensazione quella di percepire la presenza di qualcuno ma non vederla, ma Inej fa spesso così. Forse era contento di non essere riuscito a bussare a quella porta.
- Da me c'era troppo casino, e tu? Perchè sei qui? -
- Diciamo che avevo bisogno di schiarirmi le idee. - rispose lei.
- Pensieri negativi? -
Lei non disse nulla, non era necessario.
- Sai, mi trovo bene qui, Eve è molto simpatica. - lui annuì e il suo bellissimo visino gli comparve in mente. - Lei è davvero gentile e ci tiene molto agli amici. -
- E ha un bellissimo sorriso. - sospirò lui.
- Stareste bene insieme. - esordì lei facendolo arrossire di colpo. - So che anche tu ci tieni a lei. -
Come mai me ne sta parlando? Beh, in effetti ha ragione, penso sia abbastanza evidente che le piaccio.
- Mi ha raccontato di cosa è successo una sera al club dei corvi. - lui non fu troppo sorpreso dell'argomento. - Ma non ho capito ancora perché eravate lì, non è un posto per voi. Vi ci ha portato qualcuno? -
- Veramente ci era stata consigliata un'altra taverna ma credo fosse chiusa e gli amici di Dwenn ci hanno condotto lì. - Il ragazzo ripensò a quella strana serata, non voleva raccontare i dettagli ma probabilmente Inej ne sapeva più di lui.
- E volevo farti una domanda, riguardo a quella sera. - Non ne era molto convinta ma doveva saperlo. - Hai incontrato Kaz, non è vero? -
Era ovvio che me l'avrebbe chiesto, solo che non voleva ripensarci. Attese qualche secondo, poi rispose.
- Si, era lì. La sua presenza era palpabile come se avesse investito tutto il club con uno strano odore di oscurità. -
Lei abbassò lo sguardo e immaginò Kaz con il suo classico cappotto nero seduto come al solito al bancone, combattuto tra il bere un altro bicchere di vino o whisky e il suo prossimo piano per guadagnare ancora più denaro. Immaginò che avesse i suoi guanti di pelle e gli occhi stanchi, bisognosi di pace mentale. Era inutile, qualunque cosa lei facesse per toglierselo dalla testa, lo rendeva ancora più presente nei suoi pensieri.
- Eve mi ha raccontato... - non era necessario che finisse la frase, entrambi sapevano bene di cosa stessero parlando, certo, scontrarsi con il Bastardo del Barile non è una cosa da tutti i giorni. E quella sera era già complicata anche senza Kaz Brekker.
- E mi ha detto anche di quel tuo amico e degli altri ragazzi. - si riferiva a Dwenn e a quello che avevano fatto a Eve.
- Beh Dwenn in realtà non è davvero una minaccia, gli piace far festa ma spesso con le persone sbagliate, sono solo di solito il problema. - a quel punto le scappò una risatina, ripensando che anche Jesper si comportava in quel modo.
Lui la guardò, la ammirò mettere la mano delicatamente davanti alla bocca e sistemarsi una ciocca di capelli con lo sguardo verso la luna e sospirò.
- Sai che dovrò andarmene prima o poi, vero? - disse lei.
- Finché vorrai restare qui, noi ti accoglieremo. - sorrise il ragazzo e lei ringraziò.
- Tu hai la tua vita qui, i tuoi amici, Eve, la scuola e tutto il resto. Io a volte mi sento fuori posto, anche se mi sto abituando ad alcune cose è sempre difficile. -
- Non sforzarti di vivere come non vorresti, devi essere tu a scegliere il tuo destino. - la incoraggiò e le rivolse un altro dei suoi sorrisi brillanti al quale lei rispose.
Poi tornò di nuovo il silenzio per il quale erano andati in quel posto, anche se interrotto lievemente da un sottofondo di musica techno che Ryker non sopportava.

Improvvisamente lui cambiò espressione, avvolto da un'aria malinconica, forse pensava alla sua famiglia o all'irrimediabile fuga di Inej.
In lontananza nel cielo si vedevano delle luci muoversi, forse dei fuochi artificiali o qualche spettacolo all'aperto, non si capiva bene, ma la loro distanza rese il ragazzo ancora più triste. Quella città nascondeva molti oscuri segreti, alcuni intuibili e altri fin troppo radicati, ma una cosa era in superficie quasi sempre visibile, come la nebbia: l'indifferenza. La tendenza omertosa e talvolta egoista dei suoi abitanti, coscienti di star peggiorando sempre di più ma pronti a negarlo.
Negare l'esistenza di tali problemi ma anche di qualsiasi evento che potrebbe compromettere la reputazione della città o di sé stessi, perchè questo comportamento riguardava molti ambiti della vita degli abitanti. E a volte colpiva anche gli stranieri.
Quello che stava provando Ryker era una sensazione strana di tristezza ma non per sè, bensì per gli altri, consapevole che certe cose non possono essere cambiate né certe persone possono farlo. Lo avvolse l'oscurità della notte, il cielo tanto immenso lo fece sentire piccolo. Si alzò e si voltò verso la ragazza seduta con gli occhi chiusi.
E la abbracciò. Inej rimase inizialmente immobile per la sorpresa, poi si sciolse nel suo abbraccio che, per quanto minuta lei fosse, accoglieva dolcemente le braccia del ragazzo. Entrambi avevano davvero bisogno di quel momento, tuttavia non durò molto, lui si staccò e per un attimo i loro sguardi si incrociarono. Furono pochi secondi o una breve eternità, lui poi si alzò imbarazzato e si allontanò di qualche passo, sentendosi distratto da rumori e voci provenienti dal dormitorio.
- Io, ecco, forse è meglio che... insomma, che vada a dormire, o almeno ci provo. - balbettò lui.
Lei sarebbe rimasta fuori ancora per un po', incurante dell'orario, ma qualcosa glielo impedì, o meglio qualcuno.
E tra tutti i possibili studenti, fu proprio Dwenn a spalancare la porta con una bottiglia quasi vuota in mano, seguito da altri festaioli. Da sobrio non era certo il tipo che si curava tanto delle persone e da ubriaco ancora meno, sicuramente nemmeno i suoi amici.
- Ciao ragazzi! - uscì sorridendo, - Che fate qui? I piccioncini eh? - e mimò fastidiosamente con la bocca dei baci mentre gli altri ridevano a loro volta.
Poi uno di loro si avvicinò ai due e iniziò a osservare Inej.
- E questa chi è? La tua ragazza? Ma non era quella rossa la tua tipa? - rise rumorosamente, - Allora te la fai anche tu con tutte, eh riccio. - ipotizzò scompigliandogli i capelli.
Ryker non lo riconobbe subito ma gli sembrava familiare, quella voce disgraziatamente insopportabile e quell'attitudine da re potevano essere solo di uno degli amici di Dwenn.
- Che vuoi tu, Baatoh. Non ti è bastata l'altra sera al club? - si, è proprio lui. Il ragazzo in fondo sperava che fosse un altro ma i lampioni illumimavano troppo bene il suo terrificante viso.
Inej fu infastidita dalla strana puzza che quel tale emanava, assurda, rendeva l'aria irrespirabile. Poi lui si rivolse alla ragazza.
- Certo che te ne potevi scegliere una migliore, questa zemeni è troppo bassa e non ha nemmeno una terza! - rise di nuovo avvicinandosi troppo al corpo di Inej e tentando di toccarle il seno. Lei indietreggiò subito ma Dwenn era proprio dietro di lei e cercò di immobilizzarla, ma lei prontamente si liberò dalla presa leggera e gli diede un calcio dietro al ginocchio. Dwenn cadde a terra e faticava a rialzarsi, non penso sia così pericoloso, ma lui forse si, pensò riferendosi a Baatoh. Lui era evidentemente più alto e forzuto di Dwenn e sembrava piuttosto violento.
- In realtà ha proprio un bel visino Baatoh, potrei anche farci un pensierino, sai? - esordì un altro del gruppo ma fu zittito da Baatoh, mentre beveva un altro sorso di vodka.
Inej voleva solo andarsene ma il suo amico sembrava in difficoltà e si vide costretta a valutare l'utilizzo dell'unico coltello che aveva con sé. Due ragazzi avevano circondato Ryker mentre Baatoh avanzava per prendersi la rivincita.
- Sai riccio, da quella sera mi fa male la gamba destra, non vorrei dire che sei stato tu, vero? -
Ryker negava anche se più che altro non si ricordava perfettamente cosa avesse fatto quella serata, sapeva che in ogni caso le avrebbe prese. Dette un'occhiata a sinistra ma non vide Inej, nemmeno a destra, spero se ne sia andata.
- L'altra sera sembravi molto coraggioso a difendere la tua fidanzatina, eri con i tuoi amici e ti aveva aiutato l'alcol, ma stasera non ci saranno. E nemmeno quel tizio vestito di nero potrà fermarmi. - sogghignò avvicinandosi Baatoh.
Ryker stava pensando a una soluzione, possibilmente una via di fuga, ma sembrava solo un cagnolino finito preda di tre grossi cani randagi.
Inej era dietro di loro, nascosta nell'ombra, inginocchiata e pronta a scattare in avanti. Stava per prendere il pugnale nascosto nel pantalone e correre ad aiutare l'amico ma Dwenn torreggiava alle sue spalle, dopotutto cosa potrebbe fare proprio Dwenn contro lo Spettro?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 11 ⏰

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