28. Meglio non bere

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- 12:30 di notte, ancora nessuno. -
- Forse tornano tra un po'. -
Le lancette giravano.
- Sono le 12:50, torneranno? -
- Si, penso. Fammi dormire. -
Le lancette giravano.
- Ok, è l'1:15, io vado a cercarli. Tu vieni con me Ronny? -
L'amico mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mise a sedere.
- Sei ancora sveglio? - chiese strizzandosi gli occhi, - Che vuoi fare? Andare in tutti i locali che si chiamano club? Sai che non li troveresti prima di domani. -
- In realtà ho un'idea di dove potrebbero essere ma non ne sono sicuro. -
Ryker era davvero intenzionato ad andarci, ci teneva alla sicurezza dei suoi amici e se erano dove pensava lui, non erano al sicuro. Prese la giacca, indossò le scarpe e si mise un po' di soldi in tasca.
- Tu che fai? Vieni? -
Morguen non era del tutto convinto che fosse la cosa migliore ma dopo qualche parola incoraggiante dell'amico, riflettè sul fatto che sarebbero potuti essere in pericolo e che solo loro due potevano aiutarli.
- Non dire niente a nessuno, ok? -
- Va bene, promesso, ma ora fai silenzio. - lo ammonì Ryker mentre sgattaiolavano fuori dall'uscita secondaria, un cancello più facile da oltrepassare e non controllato spesso.
- Ricordami che appena ritorniamo devo ammazzarli e poi devo farmi una dormita di dieci ore. - disse Morguen.
L'amico rise, se non altro, aveva ragione. Propose di prendere un taxi per attraversare la città più velocemente ma ne trovarono uno solo dopo quindici minuti di camminata. L'autista non era molto sicuro di voler arrivare fin nel Barile, un ristorante sulla costa a ovest sembrava più sicuro e più piacevole come luogo ma dovette accettare la richiesta.

Kaz si stava dimenticando di tutto. Doveva avvertire i suoi dipendenti di quello che aveva scoperto e della sua ipotesi ma il negroni sembrava cogliere maggiormente la sua attenzione, o per meglio dire, annullava la sua razionalità. Doveva mangiare qualcosa per bilanciare l'alcool ma non aveva molta fame. Un ragazzo che lavorava per lui notò il suo stato e lo aiutò a salire i pochi gradini portandolo in cucina. Lui avvisò le cuoche che prepararono qualcosa per farlo ristabilire, poi lo posò piano su una sedia anche se Kaz continuava a mostrarsi indistruttibile e autosufficiente, tutte cose che in quel momento non era.
Della carne, un bicchiere d'acqua e una tazzina di caffè erano stati sistemati su un tavolino nell'area ristorante ma Kaz si ostinava a ripetere che non ne aveva bisogno mentre iniziava a tagliare la carne. Non ne mangiò molta e bevve solo il caffè.

Ci vollero quasi venti minuti dato che di notte alcune strade erano bloccate per zona pedonale. I ragazzi pagarono la corsa e si fecero dare il numero così da poterlo richiamare, poi l'auto si dileguò rapidamente.
Ryker guardò l'entrata del Club dei Corvi: era sempre la stessa eppure gli scaturiva un'emozione diversa e un senso di nausea.
- Forza andiamo, prima facciamo, prima torniamo e meno guai ci saranno. - disse Morguen e Ryker non poteva che essere d'accordo.
Spisero la grande porta di legno e la sensazione di essere in una trappola aumentava, le luci, i rumori, la gente, tutto era lì per un motivo. Tranne i suoi amici, loro non erano lì.
- Ronny, tu li vedi? - chiese senza ottenere risposta per poi notare che l'amico era stato accerchiato da delle ragazze e non riusciva a togliersele di dosso. Fortunatamente Ryker accorse in modo furbo, cioè facendo finta che fosse il suo fidanzato, scatenando però un certo imbarazzo in Morguen.
- Allora, direi che separarsi non è un'opzione, beh allora cerchiamoli insieme, tesoro. - concluse scherzando, ma l'amico prese quella finta un po' troppo sul serio.
Trovarli sarebbe dovuto essere più semplice ma se al piano terra si aggiungeva il soppalco che sembrava un altro piano, non era più tanto veloce. Provarono a domandare a dei clienti ma nessuno faceva caso ad altro se non ai soldi, perfetto... Non si vedeva nemmeno Jesper, lui avrebbe potuto aiutarli. Iniziarono a sentire un odore di bruciato mentre le loro gole diventavano secche.
- Chi cazzo sta fumando qui? - sbottò Morguen trovando proprio dietro di lui un tizio con un cappotto nero e i guanti altrettanto neri che chiedeva un altro bicchiere. Il ragazzo decise che era meglio non disturbarlo ed evitare scontri in quel posto, poi si voltò e non vide più il suo amico. Per un attimo si fece prendere dal panico, finchè la sua voce lo chiamava urlando da sinistra.

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