25. Indistruttibilità

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C'è l'avevano fatta. Avevano finalmente sconfitto quei due uomini. Wow.
- Noi… ci siamo riusciti. Cioè, ci siamo riusciti davvero! - esclamava incredula Inej.
- Già, a dirlo sembra anche più difficile, ma abbiamo passato di peggio. - concluse Jesper. Lui era soddisfatto, ci voleva proprio un bel combattimento! Adesso che aveva di nuovo alzato l'indice dell'attenzione, e dell'adrenalina soprattutto, era pronto a tornare.
Inej invece era attraversata da sentimenti contrastanti: si sentiva arrabbiata e felice allo stesso tempo, sconvolta ma serena. Guardò i cadaveri dei due, come al solito voleva mostrarsi più forte di quanto non fosse ma non poteva impedire al suo corpo di tremare. Jesper con una mano si spingeva il fianco sinistro, dove era stato ferito, e con l'altro braccio aiutò l'amica ad appoggiarsi alla sua spalla.
In quello stato confusionario pensò di dover rimproverare Jesper e soprattutto sé stessa per non essersi accorti che qualcuno li stesse seguendo, poi fece un bel respiro e concluse ringraziandolo.
- Non so come avrei fatto senza di te. - gli sorrise.
- Sono sicuro che tu avresti fatto lo stesso. -
Chissà se anche Kaz l'avrebbe fatto.

- È proprio vero quello che dicono: il passato non può cambiare, ti intrappola, ti si appiccica e striscia dietro di te, come un'ombra. Anch'io sono rimasta intrappolata e non so se ne uscirò mai. - mormorò la ragazza con quelle stupide lacrime che cadevano involontariamente.
Forse per il suo animo gentile, o forse perché non sopportava di vedere in quello stato una persona a cui teneva molto, il ragazzo si mosse spontaneamente e strinse Inej in un forte abbraccio. Lei rimase a bocca aperta, non aveva idea di quanto ne avesse bisogno ma non aveva il coraggio di chiederlo. Sapeva che uno come Kaz non avrebbe mai potuto darle quel supporto fisico e mentale di cui necessitava anche se avrebbe voluto che ci fosse stato lui tra le sue braccia. Anzi, si aspettava che reagisse innervosendosi per non essere stati attenti.
Prima di affrontarlo, Inej aveva bisogno di metabolizzare quello che era successo e di analizzarlo così poi Kaz avrebbe facilmente trovato una soluzione, come sempre.
Evidentemente siamo destinati a stare lontani.

Invece Jesper, il suo grande amico, era sempre stato al suo fianco e appoggiava sempre le sue decisioni.
In questo momento non stava molto bene, si sentiva svenire ma cercava di stare in piedi il più possibile, di non crollare e di sostenere entrambi.
- Grazie Jesper. - ripeté.
- Tranquilla, non devi avere paura, siamo forti. Hai visto, ce l'abbiamo fatta! - la confortava.
- E ce la faremo di nuovo. -
Lei si accorse che piangeva ancora, era una delle uniche volte che se lo permetteva perchè si fidava ciecamente di Jesper. Nonostante il suo atteggiamento spesso imprevedibile e impulsivo, sapeva che era uno su cui poter contare.
- Ormai sei una donna rispettabile e tenace, è difficile farti calpestare e sicuramente hai sempre la vittoria in tasca. -
Lei sorrise, - Non sempre. -
- Quello che voglio dire, Inej, è che… -
- Ho capito, lo so e grazie. - disse lei.
- Basta ringraziarmi o il mio egocentrismo salirà alle stelle! Anche tu sei stata molto brava, non minimizzare la tua battaglia. -
Lei si asciugò le lacrime e i due si staccarono da quel tenero abbraccio. Sembravano così diversi che chiunque avrebbe faticato ad ammettere che fossero così amici. I loro volti erano stanchi non solo per il combattimento, ma per tutto quello che avevano passato in quei mesi… e non era mica finita.
- Inej, spero che tu abbia capito che non devi sottovalutarti, non pensare agli altri, pensa a te, alle tue capacità, ai tuoi pregi e a quanto sei meravigliosa. - 
Sul suo viso comparve una leggera curva che presto si trasformò in uno stupendo sorriso.
- E non lo dico tanto per dire, ti conosco ormai. Ma non parlarne con Wy o diventerà geloso! - l'ammonì scherzando e finalmente Inej rise di nuovo, non tremava più e pareva riacquistare le energie.
- Davvero Jes, grazie di esserci. - e il ragazzo sfoggiò il suo miglior sorriso, nonostante le ferite che bruciavano.
Non avevano molto a loro disposizione in quel momento, così Jesper si dovette accontentare di una striscia di stoffa della sua maglietta per stringere la ferita al fianco. Si sistemarono velocemente in modo che chi li avesse visti avrebbe solo pensato a dei poveri vagabondi, non a due criminali reduci da una battaglia. Mentre scendevano quelle scivolose scale, il ragazzo pensò ad alta voce: - Scommetto 50 kruge che la prima cosa che dice Kaz è “come siete potuti essere così ingenui! Io me ne sarei accorto prima e l'avrei battuto, anzi li avrei battuti entrambi, a mani nude!” Si fa per dire, ovvio, non toglierebbe mai i suoi santissimi guanti. Poi direbbe - continuava, - “dovevate essere più attenti, non siete degli idioti, almeno credo. " -
Finalmente lo zemeni sentì Inej ridere allegramente e si rilassò anche lui.

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