26. Ferite profonde

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- Ti sta molto bene il rosso però preferisco il viola su di te. - disse scherzosamente Ryker riguardo Inej. 
- Grazie anche se il sangue non è proprio facile da abbinare. - 
Sembrava una conversazione così surreale alle orecchie di Kaz che non capiva nemmeno da dove potessero uscire quelle strane rughe sul viso della ragazza.
- Si chiama sorridere, so che forse non l'hai mai sentito però potrebbe farti bene ogni tanto. - si permise Jesper, forse l'unico che si rivolgeva a Kaz in modo così esplicito, fastidioso più che altro. 

Sì era strano per lui, era strano vederla sorridere ma era ancora più strano vederla con qualcun altro comportarsi in quel modo. Perché lo fa? Che vuole dimostrare? Qual è il suo vero scopo? Si domandava il ragazzo, ma quello che non capiva era così semplice che spiegarlo diventava complicato.

Kaz Brekker aveva sempre visto il mondo in modo unilaterale, con tutti i vizi e le disgrazie, era abituato a percepire le menzogne ed eventuali secondi fini in qualsiasi cosa facesse. Ma qui non c'era niente di tutto ciò, solo semplici e reali sentimenti.
Il ragazzo sentiva di nuovo caldo, la mano serrata in un pugno quasi bianco. Poi freddo, un freddo bollente, un improvviso muro davanti a sè e un vuoto. La sensazione di essere stato tradito. Trafitto dalla freccia di Cupido che poi è stata spinta troppo in profondità, girata e rigirata sviscerandolo per poi essere estratta violentemente. 
Quello che era rimasto del rigido cuore di Kaz sembrava sgretolarsi sotto il suo naso. 
Il mio Spetto. È il mio Spettro. Non era più il suo Spettro e forse non lo sarebbe mai stato.

Kaz andò fuori in balcone a fumare una sigaretta e schiarirsi le idee nella speranza di capire o dimenticare qualsiasi cosa stesse accadendo dentro di lui. Wylan e Jasper erano in un altro divanetto separati e stavano lì distesi tranquilli mentre lo zemeni accarezzava dolcemente i capelli del rosso. 
- Posso chiederti una cosa? - domandò in modo timido Ryker a Inej, - Forse non dovrei intromettermi ma sembra abbastanza evidente. - 
La ragazza aveva già un'idea dell'argomento che lui stava per proporre ma erano ormai entrati in sintonia, si sentiva bene insieme a Ryk e pensò di potergli rispondere. 
- Senti, mi sono accorto da un po' che tu sei un membro importante di questo gruppo e che tutti ti adorano e ti vogliono bene tranne la persona che dovrebbe tenere di più a te e che invece sembra più che altro una causa persa. - 
La ragazza sospiro perche sapeva a chi si stava riferendo e sapeva che aveva ragione: ultimamente Kaz non la considerava molto, come se non gli importasse. Non che lui avesse mai manifestato interesse esplicito ma di solito c'era qualche dettaglio, qualche accorgimento che dimostrava una certa attenzione per la ragazza.
- Io non capisco perché ti ostini tanto a seguirlo, a stare ai suoi ordini, come se fossi la sua serva personale. - 
Inej abbassò lo sguardo e rifletté su una risposta possibilmente logica e giustificabile ma non ne trovò. Non seppe dire perché stava ancora al seguito del Bastardo del Barile. Pensò a quello che era successo durante tutto il periodo nell'organizzazione dei corvi: molti eventi che le venivano in mente erano missioni pericolose e momenti malinconici, pochi erano gli avvenimenti davvero felici. Forse per la presenza di Kaz o forse per il suo modo di vivere e relazionarsi con gli altri, o per tutto ciò che le è stato imposto, Inej rispose in modo vago perché non voleva ammettere la dura verità. 
Lei rispose che lo faceva per ripagare il suo debito per averla liberata dal suo precedente lavoro ma era davvero libertà o cambio di prigione? 

- Senti Ryk, ti vorrei rispondere in modo sincero ma non me la sento. Ormai sono abituata a vivere così, essere una ragazza normale sarebbe… strano. Andare in giro, fare shopping con le amiche, andare a scuola, avere un ragazzo normale, sono tutte cose che sembrano scontate ma per me non lo sono, assolutamente. Io non ricordo l'ultima volta che ho vissuto come una ragazza normale, o almeno si, lo ricordo, ma era in un luogo lontano con persone diverse e in un ambiente completamente differente. - si riferiva ad anni prima quando viveva con la sua famiglia viaggiando per il mondo con il loro circo ambulante. Era stupendo, pacifico, gratificante. Mentre adesso si trovava a dover obbedire a un diciassette depresso con la sindrome da leader che si crede onnipotente, anche se sa di non esserlo. 
- È per questo che lo fai? - domandò il ragazzo dopo qualche attimo di silenzio, catturando di nuovo l'attenzione di Inej. Ora poteva guardarla negli occhi, nei suoi stupendi occhi di cioccolato. Ora lei lo avrebbe preso sul serio e lui avrebbe potuto ammirare seriamente la sua bellezza ammaliante. 
- È per cercare la tua vita normale? Tu vuoi un vero obbiettivo, giusto? Allora perché continuare a farsi trattare così quando potresti avere davvero una vita normale come piace a te. Una delle tue passioni è disegnare, no? Kaz te lo permette? - 
Lei avrebbe voluto rispondere che non erano affari suoi ma sapeva che a Brekker quelle cose non interessavano, dunque non le dava il tempo e i mezzi per farlo.
- O anche i tuoi vestiti: sono leggermente consumati, dovresti prenderne di nuovi ma non puoi perché dipende da Kaz e lui non considera queste come attività dell'organizzazione, giusto?  -
Per lui sono solo una perdita di tempo. 

Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora