24. Mai disturbare un corvo

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Inej non si era accorta che Jesper l'aveva seguita, significa che si era mimetizzato bene. Aveva fatto non so quanti sforzi per passare inosservato, dato che era pur sempre un criminale ricercato anche se ormai la gente iniziava a scordarsi di lui per mirare a prede con cifre più alte. I cittadini comuni avevano sentito delle voci riguardo a quell'asta, agli arresti di alcuni mercanti e alla morte di un ragazzo, ma non avrebbero potuto riconoscere il cecchino nascosto. Quella zona era piena di poliziotti e agenti della Stadwatch, e a Jesper non piaceva. Dopotutto, organizzare la morte di Kuwei Yul Bo non era l'unico suo crimine. 

Ma… sta piovendo? Non aveva calcolato che le nuvole si sarebbero spostate tanto rapidamente e adesso era costretto a bagnare l'elegante vestito che aveva "preso in prestito" da Kaz. Oh, non credo che gli piacerà, ci scherzò su. 

Stava camminando da un po', ormai Wylan e Marya erano sulla strada di casa, una zona sicura in cui non gli sarebbe successo niente. Adesso si sentiva più tranquillo, non li avrebbe fatti girare da soli, anche se sotto gli occhi dello Spettro. 
Si voltò verso l'alto: alla sua destra c'era un bell'edificio vecchio stile, con le pareti di mattoni scuri, diverse finestre e il classico tetto a punta, o almeno dalla sua posizione lo sembrava. Si disse che probabilmente era per quello che dal punto dove si trovava lui non riusciva a vedere la figura di Inej. Fece qualche passo, quando a un certo punto intravide un uomo alto e due figure più piccole. Corse subito indietro, entrò nello stretto vicolo accanto al palazzo antico e percorse la scaletta esterna di emergenza. 
Capì in ritardo che Inej era in pericolo.

Era da un po' che Inej vagava per i tetti di Ketterdam e ora era stanca. Decise di approfittare di un edificio con un particolare tetto con il terrazzo e ai lati un muro a punta, quindi si sedette per riposare. Era un alto condominio che pareva appena costruito ma con il solito stile antico, da lì si vedeva la città fino al mare, oscurato però dalle nuvole grigie. 
Immaginò di vivere in una casa con quella splendida vista, anche se non era il massimo di colori e modernità, era molto rilassante. Si sporse leggermente dal muretto per vedere in basso: vide Jesper con un anonimo vestito nero e il cappello che solo quella mattina aveva messo, tolto e rimesso almeno una decina di volte. Mi sta seguendo da tutto il tempo, credeva non l'avessi notato? 
Inej si lasciò distrarre: chiuse per pochi secondi gli occhi ascoltando il fruscio del vento tra i capelli, l'eco delle onde che si innalzavano, il rumore della gente, il suono degli artisti di strada, i rintocchi dell'orologio, i passi di qualcuno. Non ebbe nemmeno il tempo di reagire, si maledisse per la sua lentezza. Immediatamente un uomo alto e potente l'aveva presa e stretta tra le braccia. Era immobilizzata cercava di dimenarsi ma senza successo di fuga. Poi sentì una voce baritonale, non era nuova. In ritardo, riconobbe l'uomo che aveva tentato di rapirla la scorsa serata. 
L'uomo strinse più forte finchè non le mancò quasi il respiro. Sentiva che stava perdendo le energie, come se la sua forza stesse venendo risucchiata via. Diventò pallida e debole, non aveva la forza di combattere, non le era mai successo, proprio ora mi doveva capitare!

Poi un'altra voce, una goccia le bagnò il viso. 
- Ciao piccola lince, ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, eh. - 
Era una voce familiare ma che non sentiva da tanto, ed era meglio così.
- Due anni! - continuò, - Ti ho cercata per quasi due anni ma tu mi hai lasciato senza preavviso. - 
Era un uomo, vecchio e basso, un po' pienotto e vestito con colori troppo accesi e contrastanti per la sua età. L'aveva già visto ma non ricordava dove, forse si. 
- Piccola lince, mia cara, dove sei stata? Io ti ho aspettata sai, sono venuto da te ogni settimana ma non ti ho più trovata.- Sì purtroppo, era lui, uno dei suoi clienti abituali al Serraglio, uno ricco e viziato, un presuntuoso ed egocentrico mercante. Secondo i documenti, importava ed esportava alimenti tra i Paesi ma molti al Serraglio sapevano la verità: quello era un verme che commerciava giovani schiavi e ragazzini orfani, lavorava con Heleen e spesso restava là in quel locale a passare la notte con alcune delle ragazze.
Aveva "provato" quasi tutte le ragazze del serraglio e quando aveva trovato lei era rimasto incantato dalla sua particolare diversità. Inej lo odiava, odiava ogni volta che veniva da lei in quella terrificante stanza, l'aveva sempre trattata come una bambola, non le importava se soffrisse, solo che lui si divertisse. Non si preoccupava davvero di nulla che non sia sé stesso e dei suoi soldi, ovviamente. 

Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora