15. Sentimenti contrastanti

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Kaz aprì lo sportello a destra ma conteneva solo i bicchieri, allora vide cosa c'era nel cassetto di sotto però trovò cereali e biscotti. Dopo qualche tentativo fallito, il ragazzo si arrese e tornò contrariato dagli altri che, ancora seduti nelle poltrone, discutevano serenamente come vecchi amici. Kaz rimase in piedi, nonostante mezzo divano fosse libero e Jesper gli avesse offerto il suo posto. Non disse niente ma capì che valeva come un "no". 
Wylan era alla sua sinistra, poi a cerchio Inej e Ryker con Jesper su un lato del sofà. Al centro un basso tavolino elegante sopra al quale c'era solo un vasetto decorativo. 
- Avete fame? - domandò Wylan proponendo ai suoi ospiti qualche stuzzichino. Loro accettarono e il ragazzo andò a prendere qualcosa da mangiare, accompagnato da Inej. 

- Forse sono l'unico a non saperlo, sarà una domanda stupida, - introdusse Ryker, - ma potreste spiegarmi che tipo di associazione siete? Ho sentito "dei criminali" ma spero di aver frainteso. - 
In fondo era solo un modo per rassicurasi, perché lui aveva capito bene.
Fu lo zemeni a rispondergli, Brekker non lo degnò nemmeno di uno sguardo, era impegnato a riflettere sulle cose che non riusciva a fare, soprattutto in presenza del suo Spettro. Fissava verso la cucina, i movimenti della ragazza era fluidi e sicuri, come sempre, ad ogni passo sembrava quasi che danzasse. Lì si rese conto che dopo essere stati lontani per un mese o poco meno, la sua vita era cambiata, a spesso era triste e pensieroso. Gli avevano fatto notare che usciva di meno e che si concentrava troppo sul modo di vedere le cose dagli occhi scuri e maturi di un uomo di mezza età, che per quanto saggio o astuto potesse essere Kaz, per tutti rimaneva sempre un ragazzo.
- Credevo che fossi stato chiaro, evidentemente non sono io quello che usa la testa, preferisco le mani. - disse il tiratore scelto, come ci si aspettava. 
- Beh ecco, come posso spiegare in modo civile… diciamo che siamo un gruppo che… mmh, allora, che … -
- Ci chiamiamo gli Scarti. - intervenne Inej a salvarlo. 
- Possiamo definirci "un'organizzazione che aggira le leggi". - si intromise la voce acuta e dolce di Wylan.
- Un gruppo mal assortito dove ognuno di noi, almeno quelli rimasti, combatte per i propri valori, corretti o meno. - posero l'accento sull'ultima parte, rivolti a Kaz. 
- In sostanza, ci facciamo giustizia da soli. - riassunse lo zemeni. 

Ryker era confuso e un po' a disagio, si sentiva elettrizzato e allo stesso tempo in pericolo. Aveva voglia di partecipare a quel possibile colpo al quale aveva accennato Jesper, sono felice di averli incontrati e loro saranno felici di aver trovato me.
L'idea che quelle persone potessero essere dei criminali pericolosi non coincideva con l'impressione che se n'era fatto. 
Com'è possibile che una come lei possa uccidere qualcuno? Una ragazza tanto gentile ed educata. E il rosso, lui sembra quello più innocente, che sia invece il più temibile? Non credo, almeno spero. È più probabile che sia Kaz il vero capo, per quanto giovane possa essere. Abbiamo la stessa età, per quanto mi ha rivelato Jesper, ma siamo completamente due poli opposti. 
Quella città è proprio particolare, tanto bella quanto crudele. Appare come una grande opportunità per i giovani, fin quando non si trasforma nel loro più terribile incubo, intrappolandoli. Questo loro lo sapevano bene e anche forse Ryker lo capirà presto.

Intanto Inej e Wylan, come dei camerieri esperti, avevano appoggiato alcuni piatti sul tavolino: cibi veloci, patatine, panini e semplici dolci, accompagnati da bevande troppo caste per Jesper. Non doveva essere una grande cena, solo uno spuntino per tutti. Kaz alla fine si sedette sul divano mentre Jesper afferrò un panino con il fazzoletto nel modo per lui più civile possibile.
Per pochi minuti, regnò un silenzio tombale, si sentivano soltanto i rumori del cibo che veniva mangiato, furono attimi di paradiso per la testa dolorante di Manisporche. Poi Inej si ricordò di uno strano fatto accaduto recentemente.
- È arrivata una lettera qui oggi pomeriggio. - disse genericamente, poi si voltò verso Kaz.
- Di Heleen. Indirizzata a un certo Rietveld. Kaz, dimmi che non c'entri con questa storia.- 
Il silenzio del ragazzo non fece altro che aumentare il sospetto che fosse opera sua. 
- Kaz, - ripetè con tono insistente, - cosa hai fatto? Che sei andato a dire a quella donna? - 
Inej non si preoccupava di mostrare la sua agitazione, lasciava trasparire un certo nervosismo dato già solo dal pronunciare quel nome, ma sembrava che a Kaz non importasse. 
- Niente, non sono cose che ti riguardano - infatti rispose. 
- Kaz, posso sapere perché tante heleen ti ha mandato una lettera? - riprovò la ragazza. 
- Ho detto che non ti riguarda. - Si era promesso di non parlarne più con lei perché sapeva quanto male ancora le facesse ricordare il suo passato. Questo era il motivo per cui non aveva intenzione di rivelarlo, una motivazione di certo nobile, ma il suo modo di fare non pareva per niente adatto.
- Come può non riguardarmi! Sappiamo di chi stiamo parlando. - 
Il silenzio piombò di nuovo sui ragazzi come un enorme macigno che incrementava la tensione tra di loro. Nessuno osa interrompere la discussione. Ogni incontro tra quei due finiva per scatenare una battaglia di sguardi e desideri inespressi che dopo un po’ risultava insopportabile per chiunque.
- Beh, - disse Ryker, - potresti anche dirglielo, non è una cosa così importante. - Purtroppo, o per fortuna, lui non conosceva le dinamiche tra i due e non ci vedeva niente di male a esporre un’opinione del genere. Come può comportarsi così con una ragazza! Non ha chiesto nulla di strano, una semplice spiegazione. Mi dispiace per lei, non merita di essere trattata in questa maniera da un tale scorbutico presuntuoso.
Kaz sbuffò seccato senza la minima intenzione di scusarsi. 

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