Capitolo 29

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Jade non poteva che sentirsi soddisfatta ed ammaliata dall'innocenza dell'alunna.
'Chissá se vedrò mai la mia innocente Valentine aprire le gambe senza alcuna vergogna.' si chiese.
Immaginò la scena, cercando di capire se le sarebbe piaciuto, o al contrario l'avrebbe annoiata. Dopotutto, una delle cose che rendeva Kat diversa, era la sua ingenuità.

«Oggi ti faccio vedere la mia galleria artistica...» decise l'insegnante.
«Te lo sei meritata… viste tutte le sculacciate che hai sopportato.» le rinfacciò per dispetto.
Valentine abbassò il capo, più che scocciata nel ripensare a cosa fosse accaduto poco prima.

Le fece strada, lungo il corridoio, invitandola poi nella nuova stanza, contrassegnata dalla targhetta alla porta, che la identificava.
L'interno occupava all'incirca lo stesso spazio della libreria che Katherine aveva visto la volta prima.

I quadri, appesi alle pareti, facevano quasi sembrare i muri stretti a loro confronto.
Una tela bianca sul cavalletto, ed uno sgabello sfilavano in balcone, davanti alla spettacolare vista del giardino di casa West.
Qualsiasi genere di materiale artistico era riposto sui ripiani di un immenso armadio; dall'acrilico, ai pastelli, pennelli, fogli e tele di qualsiasi colore e dimensione, fino a qualche busta di creta e strumenti per fare scultura.

«Sono tutte mie queste opere. Ovviamente. Una galleria senza opere mie è spazio sprecato.» fece una smorfia presuntuosa.
Valentine stupita rimase in silenzio.
Trovava che tutti i quadri appesi, in mostra sui diversi cavalletti, fossero dei veri capolavori, per quanto ne potesse capire lei di arte.
Non poteva credere che tutta quella bellezza, quella sensibilità venisse fuori da Jade, non riusciva a credere che potesse contenere così tanto.
Quella donna era un genio.

Rappresentazioni diverse, per il soggetto e la tecnica, le diedero emozioni contrastanti al solo sguardo.
Un quadro mostrava un paesaggio; montagne alte, bianche, candide di neve. La perfezione calma della natura.
Un senso di pace la abbracciò.
Quel dipinto le ricordó uno dei suoi fantasy. Immaginó un dragone volare oltre le cime, sputando fuoco blu sulla neve.
'E poi i fantasy non sono una figata? Pff…'

Al contrario di quello, però la maggior parte dei dipinti invece portava un senso di inquietudine triste, tra il violento e il perso, a tratti disturbante.
La rossa diede un'occhiata al più particolare provando un brivido.
Linee rosse e nere, spesse e fragili marcavano la violenza di una mano grossa, sporca, stretta attorno al polso fragile di una mano femminile.

Si allontanò turbata alla ricerca di qualcosa di più dolce.
I più belli erano i soggetti umani; tutte donne.
Stupende donne, raffigurate in diverse tecniche di cui non avrebbe manco saputo il nome.
Tutte in posizione ed espressioni diverse, ma tutte sempre delicate ed eleganti.
Notò come la maggior parte di loro fosse rappresentata con colori freddi. Un tenero senso di malinconia la rapí.

Fece qualche altro passo per la stanza seguendo le pareti, come avrebbe fatto ad una mostra vera.
Osservando le fanciulle da più vicino si rese conto del loro sguardo basso comune. Si chiese se fosse una scelta, o se fossero state modelle in posa dipinte da Jade. Quello avrebbe spiegato la loro timidezza.

Solo ad immaginare West che la osservava per ritrarla, che la perquisiva seguendo tutte le sue forme per ripeterle su carta... i brividi la scossero  profondamente.
Sarebbe stato come fare l'amore in silenzio.
Quelle modelle avevano di certo tutte le ragioni di non riuscire a guardarla negli occhi.

Si soffermò sulla sensazione che le dava l'idea di Jade che la studiasse per ritrarla come lei sola la vedeva.
Era così che funzionava?
Ogni artista prendeva la realtà e la modellava sotto il proprio tocco, in modo che tutti la vedessero proprio da quella specifica prospettiva.
In modo che tutti potessero capire cosa si provasse a vedere il mondo proprio da quegli occhi, unici del proprio creatore.

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