Capitolo 37

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Il ragazzo con la testa ciondolante in petto, lasciò che il ritmo gli scorresse lungo le vene, che lo caricasse fin dentro alle ossa.

Si inumidì le labbra stringendo la chitarra, un respiro veloce prima dell'attimo.
«Tell me who I'm supposed to be now!» la sua voce profonda risuonò nel garage.
«Make me better, i can't stay halfway dead forever!» Jack prese a battere per terra con il piede, insieme al batterista che di fianco a lui dava il tempo.

«Can you fix this, am I too far gone?
Don't know if I'm ready but I wanna move on.» le dita cambiavano velocemente posto andando con agilità a schiacciare gli accordi giusti della chitarra elettrica.

Puoi aggiustarlo, sono troppo oltre?
Non so se sono pronto ma voglio voltare pagina.

Jack quella mattina voleva solo urlare tutta la propria frustrazione a pieni polmoni. Voleva solo liberarsi di quello schifo nel miglior modo che conosceva; con la musica.

«Tell me, tell me...
Tell me who I'm supposed to be now
Make me better.» la sua voce profonda cantava caricando ogni parola di significato.

Dimmi, dimmi...
Dimmi chi dovrei essere ora?
Rendimi meglio.

Ad occhi chiusi, voleva sentire se stesso in quelle parole.

«I fear now.
There's not much left of me, when you take the sick away, who am I supposed to be?» il ragazzo alla batteria lo seguiva, osservandolo di tanto in tanto con un mezzo sorriso. Aveva i capelli di un azzurro sbiadito, e gli occhi azzurri mare, brillante, di una giornata di sole.

«I don't wanna be stuck, I don't wanna be crazy. This is the way that my sadness made me.
Better come quick, yeah, better come save me.» quelle parole suonavano in lui, suonavano di tutti quei problemi, o meglio, quel problema che avidamente nascondeva a tutti.

Non voglio essere intrappolato, non voglio essere pazzo. Questo è ciò che la mia tristezza mi ha reso.
Meglio che vieni in fretta, meglio che vieni a salvarmi.

La fottuta paura di cadere nella follia di nuovo, di essere schiavo del dolore e della rabbia. Tutto quell'odio, ancora e ancora.

«For years, this is all I've known, this has had my heart, this has been my home.
And now I'm scared to lose myself, scared of letting go.»  Jack continuò a cantare a squarciagola, suonando talmente forte da ferirsi le dita.
Non gli importava del dolore fisico, voleva solo far uscire quello interiore.

Per anni, questo è tutto ciò che ho conosciuto, questo è ciò che ha tenuto il mio cuore, questo è stata la mia casa.
E ora ho paura di perdere me stesso, ho paura di lasciarmi andare.

Magari se avesse urlato abbastanza forte si sarebbe fatto sentire, avrebbe sovrastato tutte quelle voci che lo perseguitavano.
Era così stanco di essere vittima della vita, di se stesso.
Per un attimo voleva solo non sentirsi fragile, come quando impugnava la propria chitarra scordandosi di tutto il resto. Desiderava solo non sentirsi così fottutamente debole.

«There's not much left of me
When you take the sick away
Who am I supposed to be?
Tell me who I'm supposed to be?» finì crollando in ginocchio.

Non rimane molto in me
Quando togli via la malattia
Chi dovrei essere?
Dimmi, chi dovrei essere?

Gocce di sudore gli sporcavano la fronte. Aveva messo tutto se stesso in quella crisi d'identità musicale.

Ora si sentiva meglio.
Lo faceva spesso, di fuggire al garage con Alexander, per suonare insieme.
Erano diventati parecchio bravi col tempo.

«Hai spaccato di brutto! Però ora ti alzi e mi spieghi che succede...» il batterista porse una mano a Jack aiutandolo ad alzarsi da terra e portandolo a sedersi sul loro divanetto rosso. Vecchio e sporco di vita.

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