Capitolo 34

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Era una stupenda giornata di sole, eppure Katherine viveva con l'ansia addosso.
Sentiva il cuore batterle in petto, più veloce dei suoi passi rapidi sulle piastrelle grigiastre del corridoio.

Avrebbe detto a Jack che non poteva smettere di frequentare Jade. Ormai aveva deciso.
West aveva ragione, un vero amico non l'avrebbe mai lasciata in quello stanzino da sola a piangere.
Voleva risolvere con lui, provare a farlo ragionare, a spiegargli che le cose che provava erano troppo forti, e che non sarebbe riuscita ad ignorarle neanche volendo.

«Io non mi sarei mai lamentata con lui, come lui ha fatto con me...
Non riuscirei manco a dire cose tanto cattive, avrei provato a fargli capire senza urlargli contro...
E in ogni caso non potrei mai rinunciare a Jade.» sussurrò Kat a se stessa, mentre si recava al loro posto.

Non c'era nessuno.
Prese un lungo respiro sentendo l'odore della polvere, nervosa andò a sedersi sull'unico gradino presente, quello prima dell'uscita
Respirò profondamente.
Per un istante si sentì quasi tranquilla.
I granelli di polvere che fluttuavano in aria la rilassavano. Scintillavano colpiti dal raggio di luce che filtrava da una lunga e bassa finestra, sopra alla porta di sicurezza.
La ragazzina spontanea, fece un sorriso leggero e triste. Spostó una ciocca di capelli rossi dietro all'orecchio, continuando ad aspettare, senza pensare a niente.

Proprio in quel momento la porta si spalancò facendo alzare la testa a Kat, che sorpresa si alzò subito in piedi.
«P-Professoressa V-Violet...» balbettò confusa, non si aspettava quell'entrata in scena.
«Katherine, ti ho vista entrare qui e... sai che è vietato stare qui?» le chiese gentilmente mostrandole un sorriso compassionevole.

Facendo qualche passo avanti, socchiuse gli occhi smeraldo, colpiti dal fascio di luce, coprendoli con una mano.
«Non ti preoccupare non dirò niente, anzi ti capisco... anch'io da ragazza avevo un posto tutto mio a scuola, sai?
Ci andavo per pensare e spesso per piangere...» incurvò le sopracciglia, andando a sedersi sul gradino, facendo segno a Kat di accomodarsi pure di fianco a lei.

Ma Valentine rimase ferma, non riuscendo a spiccicare parola, impreparata. Poco prima si stava preoccupando di Jack, non era pronta a preoccuparsi pure di lei.

'Che ci fa questa qui? Oddio, vorrà dirmi qualcosa se mi ha visto ieri con Jade!
Che cazzo faccio?
Se avesse già parlato con Jade?
Ma mi ha seguito? Che poi non mi sembra una brutta persona, cioè, è super gentile ed è una disagiata!' mentre il suo cervello elaborava la situazione, l'unica cosa che riuscì a fare fu stare in silenzio.

«Beh, come stai Katherine?» provò a rompere il ghiaccio l'insegnante. Da sempre odiava i momenti imbarazzanti di silenzio.
«Bene...» mentì.
«Mh,sicura?
Guarda che se sta succedendo qualcosa di grave puoi dirmelo… Io posso aiutarti...
Ci sono altre soluzioni, non sei obbligata a...» si fermò senza trovare il termine adatto.
Ingoiò la saliva temendo di sbagliare.
«Non sei obbligata ad accettare qualsiasi condizione.» si corresse all'ultimo.

«Sto bene...» ripeté Valentine con poca convinzione. Morse la pellicina che aveva sul labbro inferiore. Non era brava a mentire, e la cosa la preoccupava.
Sapeva che scappare via sarebbe stata la cosa migliore, ma pensò che sarebbe stata anche quella più stupida. Doveva fingere fosse tutto okay, o la Professoressa Violet se ne sarebbe accorta.

Erika si inumidì le labbra, osservando l'alunna che si rifiutava di guardarla. Non serviva un genio per capire fosse agitata.
«Mh, senti...» fece una pausa per attirare il suo sguardo.
«Ieri ti ho vista in classe con la Professoressa West...
Voi due, da sole...» approfondì arrossendo lei stessa. Sentiva il fastidio di quella situazione pizzicarle le gambe.
Non avrebbe voluto crearla, ma sapeva che se l'avesse ignorata se ne sarebbe pentita per tutta la vita.
Era questione di principio, dopotutto era diventata insegnante solo per non essere come West, per non lasciare gli alunni a mostri del genere. Come poteva ora, fingere di non vedere? Che ipocrita sarebbe stata?
Agire in quel momento era la sola cosa che poteva fare, per quanto non si sentisse pronta a quel confronto, per quanto fosse terrorizzata dalla sua ex insegnante.

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