Capitolo 1

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Le risate. La tormentavano ogni giorno.
Katherine si sedette al banco, sistemando le proprie cose, senza alzare lo sguardo. Si morse il labbro quasi per farsi forza, cercando in quel gesto un minimo di sicurezza, ma niente cambiò nel suo stato d'animo.
Passò lentamente una mano tra i capelli rosso fulvo. Le ricadevano dolcemente sul viso giocando a nasconderle il volto timido, tempestato da piccole lentiggini. Non poteva immaginarlo, ma molte le invidiavano quei lineamenti dolci ed angelici, e d'altronde anche se lo avesse saputo, non le sarebbe importato. Quello era nient'altro che un giorno come tutti, un insopportabile giorno in più, che iniziava da un'orribile e grigia mattinata; lo sfondo della sua monotona vita. O almeno così le fecero credere le solite risate piene di cattiveria, provenienti da un gruppo di ragazze in fondo alla classe.
Quelle risate erano diventate la colonna sonora del suo inferno. Derisa così per cosa?
'Sono solo stupide galline. Io non ho niente che non va.' bisbigliò Kat ai propri pensieri, cercando di rassicurarsi, di allontanarsi dalla realtà, rendendosi invisibile. 'Sto solo subendo l'incubo di essere l'unica umana in questa classe di mostri... Ieri ce l'ho fatta. Anche oggi posso sopravvivere.' si ripeté quelle parole. Quasi come un rito le ripeteva ogni mattina, ogni giorno, da anni ormai.
Doveva ricordarsi di essere forte. Doveva imporselo, o sarebbe crollata davanti a tutti. Non poteva lasciarsi calpestare, non di nuovo. Non poteva permetterselo.
Un compagno le passò di fianco e senza nemmeno fingere un incidente, fece cadere il suo libro dal banco, sghignazzando spudoratamente. Gli altri gli si fecero attorno ridendo. Sapevano tutti cosa stava per succedere. I sorrisi spingevano già fuori dai loro volti, prevenuti. Consapevoli della forza che si prova nell'elevarsi a discapito di un debole.

«Ops, che sbadato che sono.» rise Matthew. «Mi dispiace lecca fighe. Ehi, perché non lecchi pure la lavagna? Mlmlml.» scimmiottò il ragazzo venendo acclamato dalle risate generali.

Quello sfondo carico di disprezzo le fischiava nelle orecchie. La rossa raccolse il libro da terra, facendo giusto una smorfia di disgusto, senza esprimere altro.

'Cretini.' pensò come ogni mattina, ma come ogni mattina le parole che Kat pensava di dire non le uscirono di bocca.

«Seduti ragazzi!» li richiamò all'ordine la bidella. «Tra poco arriva la vostra nuova Professoressa di Matematica, fatevi trovare in ordine. Da quel che ho sentito dire è un personaggio importante, evitate di far fare brutta figura alla scuola! E raccogliete la spazzatura! Se trovo lo schifo di ieri vi faccio pulire con la lingua.»

*

West camminava spedita per i corridoi di quel nuovo liceo. Il suo passo veniva scandito dal rumore secco dei suoi tacchi. «Un nuovo inizio...» bisbigliò tra sé e sé sorridendo maliziosamente.

L'adrenalina lungo le vene le dava una scarica di eccitazione imparagonabile. Adorava i nuovi inizi. Era esattamente come l'attimo prima che il sipario si aprisse dando inizio allo spettacolo. L'inizio era un foglio ancora bianco su cui poteva modellare le proprie dimensioni e misure, a proprio piacere, alla ricerca di un nuovo risultato.

Insomma, lei era la talentuosa Jade Elizabeth West. I suoi progetti dovevano essere puliti, ben fatti, partendo dal principio, perché un lavoro sporco non valeva la pena di essere iniziato... o finito. Jade West spostò un ciuffo di capelli corvini dietro all'orecchio, con un sorrisetto perverso perso tra i propri pensieri. Forse non era stata un'ottima idea scopare con quell'alunna nei bagni... O meglio: quella era stata un'ottima idea, il farsi scoprire lo era stato un po' meno.

'Ops.' West sorrise ai propri pensieri. Era certa che la cosa non l'avrebbe divertita tanto se le fosse andata peggio, ma era solo stata licenziata. La ragazza non aveva voluto sporgere denuncia, perché avrebbe dovuto? Era stata lei a supplicarla di farlo nei bagni. E in più, fortunatamente, la sua carriera non era stata macchiata da quella voce e tutto era stato fatto passare solo per un'enorme incomprensione. Per quanto le sue mani nelle mutande di una ragazza che geme potessero sembrare un'incomprensione. Rise al pensiero.

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