Capitolo 29

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"Presidente, dovrebbe andare a riposarsi un po'"
"No Luca, voglio rimanere qui"
"Ho parlato con il suo amico dottore poco fa... ha detto che l'ematoma al cervello non è molto esteso e dovrebbe essere quasi fuori pericolo. Non c'è bisogno che rimanga, ha bisogno di dormire"

Povero, cerca di rincuorarmi... lui a me

"Ti devo chiedere scusa Luca" - continuo a guardare fisso al di là del vetro - "Non solo ti sei trovato in una situazione di pericolo, ma hai dovuto pure farmi da balia mentre io mi comportavo come un bambino"
"Non si preoccupi per quello... era una situazione tremenda"
"Mi sento un coglione. Chissà che volevo fare poi"
"Voleva proteggere la donna che ama... alla follia mi permetto di aggiungere pure"

Mi volto a guardarlo e quell'espressione tranquilla che vedo sul suo viso mi fa bene

"Grazie... di tutto"

Sta per ribattere ma si distrae guardando dietro le mie spalle.
Michele sta venendo verso di noi, accompagnato da una donna e un ragazzino di circa dieci anni

"È la moglie di Franco, e quello è suo figlio" - mi informa Luca
"Li conosci bene?"
"Sono stato qualche volta a cena a casa loro insieme agli altri ragazzi. Sono entrambi dei compagnoni e quando avevamo delle giornate pesanti ci invitavano per staccare un po' la testa"

Ormai sono a un paio di metri da noi, sento Michele che sta illustrando ad entrambi la situazione

"Questa notte lo terremo ancora sedato ma, se tutto va come pensiamo, domani potremmo sciogliere la prognosi e dichiararlo fuori pericolo"
"Oh grazie a Dio" - esclama lei con la voce tremolante

Mi avvicino un po' titubante e mi presento

"Buonasera Signora, ciao ometto... sono Giuseppe Conte. Volevo ringraziarvi personalmente" - mi chino sul ragazzino - "Lo sai che tuo papà è un eroe? Non dimenticarlo mai"

Rimango qualche minuto a parlare con loro ma ora devo proprio scendere al piano di sotto... non posso più rimandare.
Trovo Alfonso seduto sui soliti seggiolini... ormai comincio ad odiarli sti cosi.
Ha l'aria stanca anche lui, probabilmente deve ancora riprendersi dalla telefonata che gli ho fatto prima dove l'ho informato di quello che era successo nell'appartamento di Alice

"Alfonso... pensavo fossi tornato a casa"
"Volevo vedere come stavi... prima non mi hai risposto"
"Diciamo che ho avuto tempi migliori... però grazie di avermelo chiesto"

Annuisce e basta, ha un'aria strana e io mi sento sempre peggio

"Perdonami" - gli dico dal nulla

Mi guarda confuso adesso

"Ti avevo promesso che l'avrei protetta... non ci sono riuscito" - sento gli occhi rigonfiarsi
"Mi hanno detto che hai fatto il diavolo a quattro per precipitarvi tutti a casa sua..."
"Sì ma non ero lì con lei quando quel pazzo ha colpito alla testa la mia guardia del corpo e quando poi l'ha minacciata con la sua pistola. Chissà che paura che ha provato"

La porta davanti a noi si apre ed esce Barbara che abbozza un mezzo sorriso da dietro la mascherina... non si ferma perché sta parlando al telefono a proposito di qualche medicina che la persona all'altro capo deve somministrare a qualcuno"

"Entri?"
"No, è giusto che lo faccia tu per primo" - mi dà una pacca sulla spalla - "Ti aspetto qui fuori"

Un bel sospiro ed entro.
La stanza è in penombra, dalle veneziane filtrano gli ultimi raggi di sole della giornata... stiamo proprio andando incontro all'inverno, ormai fa buio sempre prima.
Le bacio la fronte con dolcezza, poi mi prendo una sedia e mi metto di fianco al letto.
Anche se ha gli occhi chiusi, sul viso ha disegnata un'espressione calma che le addolcisce i lineamenti e che la fanno sembrare quasi sognante
Comincio a sentire la solita fitta al petto farsi sempre più insistente e mi sa che stanno arrivando pure le lacrime.
Le prendo una mano tra le mie e me la porto alle labbra per baciarle delicatamente

Segreti e misteri a PalazzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora